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    SE NON PIPPO, NON GODO! – VIDEO: BAUDO DA DIACO RACCONTA LA SICILIA DELLA SUA INFANZIA, IL PRIMO PROVINO, IL RAPPORTO CON LA FEDE E LA SOLITUDINE: “È UN MOMENTO TRISTE DELLA VITA. SE PERÒ LO TRADUCI IN RIFLESSIONE, DIVENTA UN FATTO FORMATIVO. LA RELIGIOSITÀ È QUALCOSA DI SPIRITUALE, AVERE UN RAPPORTO CON SE STESSO E CON GLI ALTRI. ESSERE RELIGIOSI, NON NECESSARIAMENTE CATTOLICI” – “SONO STATO ACCUSATO DA UN PRESIDENTE DELLA RAI DI FARE DEL NAZIONALPOPOLARE. MA LA VERA CULTURA È QUELLA…”


     
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    PIPPO BAUDO DA DIACO A ''IO E TE''

    ESTRATTI INTERVISTA DI PIERLUIGI DIACO A PIPPO BAUDO. DA “IO E TE DI NOTTE” SU RAI UNO

     

    LA TV: UN’EMOZIONE SENZA FINE…

    DIACO: ti emoziona ancora venire in uno studio televisivo?

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    BAUDO: Se non mi emozionasse, sarebbe tutto finito. L’emozione si trasmette attraverso la telecamera, la gente la percepisce a casa. Se tu sei troppo disinvolto, se non te ne frega niente, la gente dice: “ma perché devo seguire questo Pippo Baudo al quale non gliene frega niente? Io lo seguo se lui mi mostra interesse!”. Quindi io ogni volta che appaio in televisione, guardo la telecamera e quando si accende la lucetta rossa, io provo dei sentimenti

     

    LA TERZA ETA' VA AFFRONTATA SENZA DRAMMI

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    DIACO: TRA I SENTIMENTI CHE TI ATTRAVERSANO IN QUESTA FASE DELLA TUA VITA, CE NE è UNO IN PARTICOLARE CHE TI ATTRAVERSA Più DI ALTRI?

    BAUDO: Ma sai, adesso c’è il sentimento della terza quarta età, è un sentimento bello che devi affrontare con molta sicurezza, con molta tranquillità, senza drammi.

     

    QUANDO LA SOLITUDINE DIVENTA PRODUTTIVA

    DIACO: (…) CHE RAPPORTO HAI TU CON LA SOLITUDINE?

    BAUDO: La solitudine è un momento triste della vita. Se però lo traduci in riflessione, la solitudine diventa un fatto formativo. La solitudine significa tristezza, malinconia, ricordo del passato. Invece, se la solitudine ti serve per pensare che cosa sei, che cosa hai fatto e che cosa ancora puoi fare, allora la solitudine è produttiva.

     

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    LA VERA CULTURA è QUELLA GRAMSCIANA, è NAZIONALPOPOLARE

    DIACO: (…) HAI FATTO DELLA CULTURA IL MEZZO PER SEMPLIFICARE E PER SPIEGARE COSE GRANDI IN MANIERA SEMPLICE ALLA GENTE…

    BAUDO: Io sono stato accusato da un presidente della Rai di fare del nazionalpopolare. Fu un incidente di percorso che mi costò, poi abbiamo chiarito tutto. Vedi, la cultura non va strombazzata.

     

    Tu devi dire le cose più importanti nella maniera più leggera, e quindi pian pianino tu accresci il tuo bagaglio culturale e non te ne accorgi. La vera cultura è quella gramsciana, che è nazionalpopolare, che quindi viene recepita dall’alto e dal basso. Se tu fai questo fai crescere tutto il paese. Cresci tu e il paese! 

     

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    PER NON RIMANERE FUORI DAL MONDO BISOGNA LEGGERE I GIORNALI CARTACEI TUTTI I GIORNI

    DIACO: IN QUESTA FASE DELLA TUA VITA TI NUTRI Più DI MUSICA, LETTERATURA, CINEMA… COSA TI APPASSIONA DI PIU'?

    BAUDO: Vado molto al Cinema, seguo sia il cinema italiano sia straniero. Devo dire che mi interesso molto. Leggo, ovviamente, tutti i giorni, sono informatissimo… i giornali per me sono un patrimonio del quale non posso fare a meno. Giornali cartacei, mi raccomando! La gioia di sentire l’odore della carta, sfogliare, leggere le notizie. Non puoi essere fuori dal mondo se non sei informato.

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    IL TALENTO SI COLTIVA CON GIOIA, PASSIONE E RIGORE!

    DIACO: CHE ITALIA ERA QUELLA DELLA TUA INFANZIA?

    BAUDO: Era un’Italia semplice, un’Italia paesana, anche se nel paese ci sono tanti sentimenti belli. Avevamo soltanto un Cinema, venivano le compagnie di varietà, la compagnia di prosa. E io ho cominciato a odorare il sapore del palcoscenico. Venne una compagnia che rappresentava la vita di Santa Rita da Cascia. Santa Rita da Cascia aveva un figlio.

     

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    Cercavano un bambino che potesse interpretare il ruolo di Santa Rita e hanno scelto me. Sono salito sul palcoscenico, ho provato una gioia di stare in palcoscenico e di avere un pubblico davanti a me che non me ne sono andato più via e sono ancora qua! Avevo sei anni! Ho una carriera che parte in fasce.

     

    DIACO: MI RACCONTI LE GIORNATE TIPO NEGLI ANNI DELLA TUA INFANZIA IN SICILIA?

    BAUDO: Noi si andava sempre nel pomeriggio all’oratorio…

    (ndr guardando la sua foto sul led) …vedi come sono bellino vestito da chierichetto!

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    Dunque, si andava all’oratorio, si studiava e si provava teatro, facevamo delle compagnie e poi si recitava. Sono nato, cresciuto, impastato con questa gioia dello spettacolo, della rappresentazione.

     

    La vita era una vita semplice perché si andava a passeggiare in paese per le strade, poi si passeggiava in piazza la domenica. La domenica si indossava il vestito della festa. Mi ricordo che mia madre mi aveva regalato un pullover. Io nervosamente lo masticai e lo bucai. Mio padre mi schiaffeggiò in piazza davanti a tutti e fu una bella lezione.

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    DIACO: CHE COSA HAI IMPARATO?

    BAUDO: Io ho imparato il rigore da mio padre. Io ho fatto un patto con mio padre e con la mia famiglia. Io volevo fare questo mestiere e lo sapeva. Gli avevo comunicato: “papà, una volta laureato tenterò di fare lo spettacolo!”. Papà mi disse: “Va bene, tu ti laurei con una buona votazione e poi ti do tre mesi di tempo!”. Infatti mi sono laureato…

     

    (ndr guardando una foto insieme con i suoi genitori a Militello sul led) … qui stiamo vedendo papà e questa bellissima mamma alla quale io assomiglio… (RIDE DI CUORE)

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    … e appena mi sono laureato ho preso subito un treno di terza classe. Papà e mamma mi hanno accompagnato alla stazione. Mamma piangeva perché pensava che questa partenza non avrebbe avuto poi ritorno.

     

    Papà era un po’ più fiducioso, diceva: “ma no, farà un tentativo a Roma, passeranno pochi mesi ma poi ritorna!”. Sono arrivato qui a Roma, sono stato ospite da mia zia, Giorgina, che abitava a Monte Sacro. Dormivo nella sua stanza. Lei aveva un piccolo difetto: russava in una maniera pazzesca… erano dei tuoni! Poi sono venuto qui a Via Teulada, e mi sono presentato all’ingresso. Io avevo un’illusione… credevo che via Teulada fosse Hollywood! Mi aspettavo grandi luci, una specie di palcoscenico bellissimo, invece, come tu sai, è una specie di carcere!

     

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    Sono andato lì, sono andato in portineria e ho detto: “Senta, io vorrei fare un provino.” Dice: “Va bene, la metto in contatto con la signora Manenti” – sono nomi che non si dimenticano – e mi passò la signora Manenti. “Pronto signora Manenti, io sono Pippo Baudo, sono laureato in giurisprudenza, vengo da Catania, vorrei fare un provino”.

     

    Dice: “senta, i provini ci sono dopodomani. Lei in che cosa lo vuol fare?”. Ed io: “in tutto! Presentatore, cantante, pianista, faccio tutto!”. Mi sono presentato, e i miei giudicanti erano niente po’ po’ di meno che: Lino Procacci e Antonello Falqui, il massimo!

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    DIACO: I TUOI AMICI DELL’EPOCA COME REAGIVANO RISPETTO A QUESTE TUE DOTI NATURALI?

    BAUDO: Bene, bene! I miei amici lavoravano con me, facevamo spettacoli insieme. Un mio compagno, Tuccio Musumeci, col quale ci sentiamo tutti i giorni, era il comico della compagnia. Io facevo delle riviste goliardiche…

     

    (ndr guardando una foto insieme con Tuccio Musumeci sul led) Ecco, ecco, quello è Tuccio Musumeci, accanto a me!

     

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    … poi ho creato il Centro universitario teatrale all’Università, quindi ero anche stipendiato dall’Università. Insomma, cercavo di arrangiarmi in qualche modo. Fino a quando dissi a mio padre: “papà, non darmi la paghetta domenicale perché io me la cavavo da solo”. E, infatti, facendo il buffone – come diceva lui e soprattutto mia madre – riuscivo a racimolare quello di cui avevo bisogno per i piccoli divertimenti.

     

    DIACO: (MOSTRA FOTO DI PIPPO A 11 ANNI AL PIANO)

    BAUDO: Quel pianoforte, vedi, è di mia madre. Mio nonno materno era un commerciante di agrumi e esportava agrumi in Germania. Fece un accordo col suo collega tedesco, e disse: “Io ti mando un vagone di agrumi gratis e tu mi mandi in cambio un pianoforte”. Quel pianoforte è ancora qui a Roma, a casa mia nel mio studio. Appena ho visto quel pianoforte mi sono catapultato, vedi, avevo ancora i pantaloni corti.

     

    DIACO: COL SENNO DEL POI, COSA TI SENTI DI DIRE AL BAMBINO CHE ERI?

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    BAUDO: Al bambino che ero vorrei dire: “Hai fatto bene a insistere. Volevi raggiungere la felicità in un mondo strano, per allora… il mondo dello spettacolo, e non sei stato codardo. Sei stato testardo e ce l’hai fatta, complimenti!”

     

    COME NASCE UNA CANZONE

    DIACO RACCONTA UN ANEDDOTO: NEGLI ANNI IN CUI PIPPO HA CONDOTTO LE EDIZIONI DEL FESTIVAL DI SANREMO INVITAVA GLI ARTISTI A CASA SUA DOVE HA IL PIANOFORTE (…) E SENZA INGERENZE E CON MOLTA UMILTà DAVA LORO SUGGERIMENTI (…) E BASTAVA UN SUGGERIMENTO DI UN DETTAGLIO, UNA NOTA, UN VERSO, UN’ARMONIA A CAMBIARE IL PEZZO E A RESTITUIRLO Più FRUIBILE AL GRANDE PUBBLICO.

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    BAUDO: Sì, io praticamente collaboravo alla stesura, ma senza imposizioni. Non ho mai firmato niente, per carità! Per la grande passione che avevo volevo che il cantante avesse successo. Il pezzo spesso non era completo nella sua estensione, non esprimeva tutta la gamma dei sentimenti che voleva esprimere, come per esempio accadde con Giorgia. Giorgia presentò un pezzo che si chiamava Il sole giallo…

     

    “Sì, ma che canzone è questa? Ma non hai qualche altra cosa?”. Lei era con Leonarduzzi, un bassista e chitarrista molto bravo. Disse: “Abbiamo un attacco di una melodia…”. Dissi: “Fammela sentire!”. “E poi, e poi…”. Dico: “C’è la canzone, è questa! Manca un pezzetto. Allora, ci mettete un bel ponte, un bell’inciso, un refrain, una strofa, e domani mattina ci vediamo e la canzone è fatta!”. E così nacque E poi!

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    DIACO: LA MANO DI PIPPO DAL PUNTO DI VISTA AUTORIALE SI è FATTA SENTIRE IN TUTTI I PROGRAMMI CHE HA CONDOTTO. MA NON TI SEI FATTO MAI PORTAVOCE DI QUESTO TUO TALENTO, è UNA COSA CHE TU TENEVI TRA TE E GLI ARTISTI?

    BAUDO: Quello era un rapporto mio privato con gli artisti…

     

    PER AMORE E PER DISPETTO… LA NASCITA DI NOVECENTO!

    DIACO: (…) TU HAI SEMPRE RICOMINCIATO, MA QUELLA VOLTA CHE HAI RICOMINCIATO RITORNANDO IN UN PROGRAMMA POMERIDIANO DI RAI TRE IN SORDINA, PIANO PIANO…

    BAUDO: Alle tre di pomeriggio, un programma di 15 minuti, pazzesco!

     

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    DIACO: QUALE ERA IL TUO STATO D’ANIMO QUANDO TI HANNO DETTO: “PIPPO, PER TE ABBIAMO 15 MINUTI ALLE TRE DI POMERIGGIO SU RAI TRE?

    BAUDO: Io ho detto: “Ho capito che voi non mi volete! Poi aspettate che io vi dica di no ed io a dispetto vi dico di sì!”. Poi addirittura mi fecero chiamare dal capo dell’ufficio scritture che mi offrì 1.500 Lire a puntata. Ho detto: “io pensavo che fosse molto meno. Accetto!”. E andavamo tutti i giorni a registrare, giorno dopo giorno, e facevamo 5 puntate al giorno di un programma di 15 minuti.

     

    Poi a un certo punto, un grande direttore di Rai Tre, Francesco Pinto, mi disse: “C’è uno slargo di 25 minuti prima del telegiornale. Possiamo allungare questo giorno dopo giorno?”. Risposi: “Certo, direttore!”. Io lo allungai ed ebbe un successo enorme. Fui richiamato e mi disse: “allora facciamolo di un’ora!”, poi l’abbiamo fatto di due ore ed è diventato un programma enorme. Diventò Novecento!

     

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    DIACO: (…) PER QUANTO MI RIGUARDA è IL PROGRAMMA Più BELLO CHE HAI FATTO. UN PROGRAMMA LEGGERO MA RICCO DI CULTURA. UN PROGRAMMA BELLISSIMO!

    BAUDO: Ti ringrazio perché lo penso anch’io! Novecento mischiava divertimento, spettacolo e tanta tantissima cultura. Ricordo i grandi che sono venuti, Franco Zeffirelli, tutti venivano…

    TV: TU NON MI STANCHI MAI

    DIACO: (…) AL NETTO DELLE CELEBRAZIONI (…) TU SEI UNO GENEROSO… SECONDO ME, SE TI CHIEDESSERO ADESSO DI RICOMINCIARE A FARE UN PROGRAMMA TUTTI I GIORNI ALLE TRE DI POMERIGGIO, TU ACCETTERESTI!

    BAUDO: Certo! Chiamatemi e arrivo!

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    DIACO: CHE PROGRAMMA MANCA ALLA TELEVISIONE GENERALISTA DI OGGI?

    BAUDO: Eh… manca tanto, eh! Purtroppo manca tanto. Non vorrei fare il critico in poltrona, però… il sevizio pubblico Rai non deve essere una serie di programmi che assomigliano alla televisione commerciale. La televisione commerciale, con tutto il rispetto che ho, è una cosa, la Rai è servizio pubblico, quindi alto, livello alto, alto!

     

    DIACO: (…) HAI UN’IDEA CHE TI BALENA IN TESTA?

    BAUDO: Ci penso ci penso, certo, la voglia di stare sempre nell’arena c’è! Caro Diaco, quando uno nasce torero, deve fare il torero per tutta la vita, non c’è niente da fare!

     

    “LA GIORNATA Più BELLA DELLA MIA VITA” – GLI ESORDI

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    DIACO: DA PARTE DI TUTTI NEI TUOI CONFRONTI C’è UN’ATTENZIONE, UN RISPETTO, COME SE ANDASSI IN ONDA TUTTI I GIORNI. (…) NELLA MEMORIA COLLETTIVA, LO VEDO NELLE TECHE RAI, QUANDO PASSANO LE TUE COSE, INSOMMA, PIPPO, NON CE NE è PER NESSUNO

    BAUDO: (ndr Baudo ride) io ho passato la giornata più bella della mia vita quando fui chiamato da Guido Sacerdote che mi disse: “Tu sei il quarto presentatore per studio 1, devi partecipare assieme a Corrado, Mike, Tortora con Mina a una puntata di Studio 1. (ndr guardando la foto sul led) Ecco stiamo vedendo già la foto…

     

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    DIACO LANCIA UNA CLIP DI “SABATO SERA” PROGRAMMA DEL 1967 DI ANTONELLO FALQUI CONDOTTO DA MINA IN CUI BAUDO, BONGIORNO, CORRADO E TORTORA SI INCONTRANO FACENDO FINTA DI NON CONOSCERSI.

    BAUDO: Io ero emozionatissimo… quando mi hanno chiamato ho detto: “Ma veramente? Ma io come faccio a stare insieme a loro?”. Poi quando ci siamo schierati, Enzo, Enzo Tortora, che era molto spiritoso, mi ha detto: “Senti, tu quando stai accanto a Mike, tu stai un po’ sulle punte, così lui sembra ancora più piccolo”.

     

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    Gli ho detto: “ma io sono un pivellino, sono appena arrivato, non posso fare una scortesia del genere”. E sono stato accanto a Mike, del quale poi sono diventato un grandissimo amico, grande amico!

     

    DIACO: SE II MICROFONI AVESSERO IL POTERE DI ARRIVARE LASSU', DOVE SONO CORRODO, BONGIORNO, TORTORA, COSA DIRESTI LORO?

    BAUDO: Direi, guardateci attentamente e dateci una mano, ne abbiamo bisogno.

     

    LA FEDE: UN RAPPORTO D’AMORE NEI CONFRONTI DI SE STESSI E DEL PROSSIMO

    DIACO: QUAL è IL TUO RAPPORTO CON LA FEDE IN QUESTO MOMENTO DELLA TUA VITA?

    BAUDO: La fede è una cosa che non bisogna mai dichiarare, bisogna sentirla dentro. La fede significa avere fiducia, avere un rapporto d’amore nei confronti del prossimo, e guardare il domani con grande fiducia, con grande speranza. Ed essere anche religiosi, ma non necessariamente cattolici. La religiosità è qualcosa di spirituale, avere un rapporto con se stesso e con gli altri.

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    DIACO: (…) QUANTE VOLTE I DUBBI SI SONO IMPOSSESSATI DI TE FACENDOTI PERDERE LA BUSSOLA?

    BAUDO: Di dubbi ne ho avuti tanti… accettare dei programmi, fare delle cose, scelte di vita. La vita purtroppo ci porta sempre davanti a bivi, a dover scegliere la strada da prendere. Qualcuna l’ho azzeccata, qualcuna l’ho sbagliata. Interessante è fare un consuntivo finale nella speranza – e quello me lo auguro tanto – che siano state più le giuste che quelle sbagliate.

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    AMICIZIA, “PIPPO CARUSO CE L’HO NEL CUORE!”

    DIACO FA ASCOLTARE SOLO IN AUDIO LA VOCE DI PIPPO CARUSO

    BAUDO: La voce di un grande direttore d’orchestra, di un grande compagno, di un grande amico. Ci siamo conosciuti a scuola, facevamo insieme il ginnasio, una parte del liceo poi lui è partito, ha fatto l’orchestrale, poi direttore d’orchestra. Poi, guarda Pierluigi, i casi della vita. Io sono a New York, e improvvisamente a New York vedo una persona, dico: “Ma tu sei Pippo Caruso, io son Pippo Baudo! Ciao ciao. Ma che fai qua?”.

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    “Io ho un’orchestra e animo con la mia orchestra delle crociere dei ricchi americani che vanno ai Caraibi”. Ho detto: “E solo questo fai? Allora, vieni con me a Roma e lavoriamo insieme!”. Da allora non ci siamo più lasciati. Io devo dire una cosa (ndr rivolgendosi a Pippo Caruso) “te la dico, Pippo, perché tu lo sai: “io ti penso tutti i giorni”. Io a Pippo Caruso ce l’ho nel cuore!

     

    DAI RICORDI SU COME NASCE UNA CANZONE A UNA PROPOSTA DI SCRITTURA CON PIERLUIGI DIACO… CHISSà!

    DIACO DEDICA A BAUDO ALMENO TU NELL’UNIVERSO DI MIA MARTINI

    BAUDO: Voglio raccontarti la storia di questa canzone. Allora, Maurizio Fabrizio, un grande autore, aveva questa musica. È venuto a trovarmi in ufficio e mi ha detto: “Senti, io ho scritto questa musica, ma non trovo le parole. Mi sembra difficile trovare le parole adatte”.

     

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    Gli ho detto: “Non ti preoccupare, chiamiamo un amico”. E chiamo Bruno Lauzi: “Pronto, ho qui con me Maurizio Fabrizio, che ha scritto una canzone bellissima. Ti faccio sentire, avevo un registratore, soltanto l’attacco del ritornello”. Lui ha sentito… e mi ha detto: “Un capolavoro. Mandamela in fuori sacco domani subito a Genova”. Ho mandato il nastro a Bruno Lauzi e dopo 24 ore la canzone c’era fatta. Ed è nata Almeno tu nell’universo. 

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    DIACO: ESSENDO UN AMANTE DELLA MUSICA, MI PIACEREBBE VEDERE IN TELEVISIONE UN PROGRAMMA DAL TITOLO “COME NASCE UNA CANZONE” CONDOTTO DA PIPPO BAUDO

    BAUDO: Mi scusi, dottore, La ritengo questa una proposta di scrittura?

    DIACO: Ne sarei onorato.

    BAUDO: Ho già firmato!  

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