Filippo Di Giacomo per “il Venerdì - la Repubblica”
giuseppe pignatone
Quale spettro agita i cuori sensibili del Vaticano? Un fatto passato in sordina e ricordato, en passant, nella scheda fornita dalla segreteria di Stato a gennaio, quando il pontefice ha ricevuto il corpo diplomatico per gli auguri di buon anno. Il 15 gennaio 2019, la Santa Sede ha aderito, a nome e per conto dello Stato della Città del Vaticano, alla Convenzione del Consiglio d' Europa sul trasferimento delle persone condannate (21 marzo 1983), e al Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento dei condannati (18 dicembre 1997), e ha quindi ratificato il Protocollo di emendamento del Protocollo addizionale alla Convenzione sul trasferimento dei condannati (22 novembre 2017).
Cosa comporta, lo si legge al numero 112 del trattato dove viene stabilito che, per favorire il reinserimento delle persone condannate alla prigione in uno degli Stati aderenti, uno straniero può scontare la pena nel Paese d' origine. Insomma, d' ora in poi quando i tribunali vaticani condanneranno qualcuno a pene detentive, da qualche parte si apriranno le patrie galere.
MONSIGNOR VALLEJO BALDA
Sinora nei processi relativi alle brutte vicende narrate dalla cronaca, le pene stabilite non hanno superato il livello simbolico; anche nel caso di Carlo Alberto Cappella, reo confesso di pedopornografia, condannato a cinque anni. Il Vaticano dispone solo di due celle, arredate con ottocenteschi tavolacci, al piano terra della palazzina dei penitenzieri, motivo per cui i maschi venivano, per così dire, trattenuti nel convento dei frati minori che officiano in San Pietro; e nel caso di una signora venne approntata una stanza nei locali del comando della gendarmeria.
Ora al nuovo presidente del tribunale vaticano, Giuseppe Pignatone, non mancano gli strumenti. Sempre che sia lasciato libero di usarli.