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    SE QUESTI SONO ALLEATI – A CERNOBBIO SALVINI E MELONI ERANO SEDUTI VICINI, E NON HANNO FATTO NIENTE PER NASCONDERE IL FASTIDIO RECIPROCO! QUANDO IL “CAPITONE” HA INIZIATO CON LA SOLITA SOLFA DEL NO ALLE SANZIONI ALLA RUSSIA, LA “DRAGHETTA” SI È MESSA LE MANI SUGLI OCCHI, UN EVIDENTE SEGNO DI DISSENSO – E QUANDO IL LEGHISTA HA ANNUNCIATO DI AVER PREPARATO DELLE SLIDE, LEI È SCOPPIATA A RIDERE FRAGOROSAMENTE E HA DETTO… - VIDEO


     
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    1 - SALVINI A CERNOBBIO CON LE SLIDE, IL SIPARIETTO CON MELONI

    Da www.corriere.it

    SIPARIETTO SALVINI MELONI A CERNOBBIO SIPARIETTO SALVINI MELONI A CERNOBBIO

     

    Siparietto a Cernobbio quando, durante la tavola rotonda al Forum Ambrosetti, Matteo Salvini annuncia di aver preparato delle slide per il suo intervento e fuori microfono si sente: «Dai le slide?», detto scherzosamente da Giorgia Meloni. «Sì, le slide, poca spesa tanta resa», risponde il leader della Lega.

     

    2 - A CERNOBBIO L'ARRINGA DI SALVINI CONTRO LE SANZIONI A MOSCA. E MELONI SI METTE LE MANI SUGLI OCCHI

    Lorenzo De Cicco per www.repubblica.it

     

    matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio matteo salvini e giorgia meloni a cernobbio

    Istantanee da Cernobbio: Matteo Salvini lancia bordate contro le sanzioni alla Russia. E Giorgia Meloni si mette le mani sugli occhi. È il giorno del confronto fra leader, a Villa d'Este. Niente debate: la formula è il giro di tavolo. Ognuno parla, poi una domanda. E il parterre reagisce. Dopo il meeting di CL a Rimini, in riva al lago di Como si sonda l'umore del mondo produttivo dello Stivale a 3 settimane dal voto. Per Meloni, rispetto alla standing ovation ciellina, l'accoglienza è diversa. Decisamente più freddina: scavalla a fatica i 10 secondi di applauso, così come Salvini.

     

    Il segretario del Carroccio e la presidente di FdI si punzecchiano, a distanza ravvicinatissima: sono seduti uno accanto all'altra. Lei lancia una stoccata sulla flat tax al 15% propagandata dall'alleato ("non faccio promesse che non posso mantenere, bisogna considerare i conti pubblici") e rimarca che uno scostamento di bilancio è difficile, a questi livelli d'indebitamento.

    antonio tajani matteo salvini giorgia meloni cernobbio antonio tajani matteo salvini giorgia meloni cernobbio

     

    Lui, subito dopo, batte sugli stessi chiodi, in direzione ostinata e contraria: sì allo scostamento di bilancio, subito, almeno 30 miliardi per aiutare le imprese. E sì alla flat tax, anche ai dipendenti. Poi rilancia una vecchia idea della Lega bossiana: portare un ministero (dell'Innovazione) a Milano, in chiave autonomia. Idea che a FdI, cuore e testa nella Capitale, non va a genio.

     

    Ma è soprattutto la crisi ucraina a scavare un solco fra i due. A colpire la platea di Cernobbio è il discorso del leader del Carroccio. Occhio al minutaggio: su 10 minuti di intervento, Salvini ne impiega quasi 9 per un'arringa contro le sanzioni alla Russia: "Tanti di voi mi hanno detto quanto ci danneggiano", dice in apertura. "Avevo preparato 10 cartelle, ma cambio programma. Ho qualche slide".

     

    SIPARIETTO SALVINI MELONI A CERNOBBIO SIPARIETTO SALVINI MELONI A CERNOBBIO

    Meloni, dalla poltroncina di fianco, butta un occhio all'anteprima. Prima ride, poi capisce il tema. Pare crucciata. Salvini va avanti. In loop. Cita la dichiarazione di un imprenditore: "Nessuno dirà che le sanzioni alla Russia ci danneggiano". "Eccomi!", replica lui. Tutto il discorso ruota attorno alla stessa tesi. "L'alto rappresentante della politica estera Ue a febbraio diceva che le sanzioni avrebbero evitato che i russi venissero a fare shopping in Europa. Non mi pare sia andata così". E ancora: "Le sanzioni ad oggi hanno comportato un surplus commerciale di 140 miliardi di dollari nelle casse russe. Il rublo non è mai stato così forte". Solo nel finale stempera un po': "Siamo radicati nell'Occidente - concede  - Non dico di abolire le sanzioni, ma serve uno scudo europeo per non danneggiarci".

     

    SIPARIETTO SALVINI MELONI A CERNOBBIO SIPARIETTO SALVINI MELONI A CERNOBBIO

    Prima dell'ex ministro dell'Interno, era stato il turno di Meloni. Un discorso al contrario. Pro Ucraina. Pro sanzioni. Pro armi. "Se l'Italia si sfila dai suoi alleati, per Kiev non cambia niente ma per noi sì". In ballo, dice la presidente di FdI, c'è una questione "di credibilità" ma anche economica, visto che l'80% dell'export avviene con i Paesi del blocco occidentale. "Se l'Ucraina cade e l'Occidente perisce, il vincitore non sarà solo la Russia di Putin ma la Cina". Dunque le sanzioni restino, è il ragionamento di Meloni. Non è un caso, allora, che i due leader della destra, nelle sale e nei giardini di Cernobbio, non si concedano insieme alla photo opp di rito. Nemmeno un selfie, come a Messina.

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