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    ''SE RAGIONARE È IMPOSSIBILE, SCEGLIAMO LA SBRUFFONCELLA'' - ANNALENA BENINI: ''L’IDEA ASSOLUTA DI FRONTIERE APERTE DELLA SEAWATCH NON PUÒ FUNZIONARE, MA SE L'ALTERNATIVA È CHE I POVERI POSSONO ANNEGARE E I RICCHI DEVONO NASCONDERSI E STARE IMMOBILI, SILENZIOSI E INDIFFERENTI, PERCHÉ OGNI LORO AZIONE VERRÀ RIDICOLIZZATA, ALLORA LA SCELTA DI STARE CON LA COMANDANTE È FATTA'' - MATTIA FELTRI: ''I PIRATI A VOLTE STANNO AL GOVERNO''


     
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    sea watch salvini sea watch salvini

    1. SE RAGIONARE È IMPOSSIBILE, SCEGLIAMO LA “SBRUFFONCELLA”

    Annalena Benini per ''Il Foglio''

     

     

    Se un ragionamento non è più possibile e si può quindi soltanto scegliere fra un ministro dell’Interno che dice “mi sono rotto le palle”, e “sbruffoncella pagata da chissà chi”, e “arrestatela”, fra Giorgia Meloni che dice: affondate la nave, fra le migliaia di insulti sui social (annegate, mentecatta, crucca, stronza), e una comandante che non ha insultato nessuno e sta cercando di salvare quarantadue persone allo stremo delle forze, allora la scelta è fatta.

     

    Carola Rackete Carola Rackete

    Carola Rackete è al porto di Lampedusa, ha chiesto il permesso di entrare, glielo ha negato Malta (che in proporzione alla popolazione accoglie più migranti rispetto all’Italia), la Tunisia non ha una legislazione in merito e ha già tenuto una nave davanti al porto per settantacinque giorni, l’Olanda è lontana e non collabora, Lampedusa è qui ed è un porto sicuro: a bordo della nave ci sono tre minorenni, un bambino di undici anni, e il comandante Carola Rackete ha fornito i documenti, ha chiesto accoglienza, ha scritto dieci mail al giorno, ha detto: non siamo scafisti, non siamo un pericolo per la sicurezza. Ha detto anche, in un’intervista a Repubblica: “Ora gli altri rimasti a bordo ci chiedono quanto dolore bisogna provare per poter scendere a terra”.

     

    annalena benini (2) annalena benini (2)

    Carola Rackete, trentun anni, attivista, ufficiale di navigazione da otto anni, ha guidato le navi rompighiaccio, si è laureata in Inghilterra, parla cinque lingue compreso il russo, il francese, lo spagnolo, e secondo Matteo Salvini e molti odiatori sui giornali e sui social ha anche la colpa di essere ricca. Quindi figlia di papà, quindi sbruffoncella, quindi in cerca del “palcoscenico dei migranti”. Se un ragionamento non è più possibile e quindi i poveri possono annegare e i ricchi devono nascondersi e stare immobili, silenziosi e indifferenti, perché ogni loro azione verrà ridicolizzata, insultata, demolita, allora la scelta di stare con la comandante della Sea Watch è fatta. Soprattutto per un dato semplice e inoppugnabile: quarantadue persone a bordo.

     

     

    Antigone ha ragione, soprattutto quando lo stato le risponde con gli sberleffi. Antigone ha ragione anche se l’idea assoluta di open borders della SeaWatch non può funzionare, anche se la sfida alla legge dello stato si gioca su un altro, opposto, desiderio di consenso e di contrasto che contrappone una giovane donna alla guida di una nave a un ministro che ha promesso: niente più sbarchi (anche il 26 giugno sono scesi a terra altri cinquantacinque migranti).

     

     

    IL TWEET DI ROBERTO SAVIANO A FAVORE DELLA CAPITANA DELLA SEA WATCH CAROLA RACKETE IL TWEET DI ROBERTO SAVIANO A FAVORE DELLA CAPITANA DELLA SEA WATCH CAROLA RACKETE

    Entrambi usano la loro retorica, e un’idea del mondo e dell’eroismo, e però anche della responsabilità. E siccome Carola Rackete sa di avere la responsabilità di quelle quarantadue persone sulla nave, e per quelle quarantadue persone non dorme la notte e si tormenta di giorno, e prima aspetta e poi disubbidisce a una legge senza sotterfugi, caricandosi sulle spalle le conseguenze, calcolandole, e spiegando che non può fare altrimenti, ma senza (per ora) parole di sfida, solo parole di preoccupazione per gli esseri umani in ostaggio sulla sua nave, persone fuggite dalla Libia e allo stremo delle forze, e intato Matteo Salvini, ministro su Twitter e in tivù, “si è rotto le palle” e questa sbruffoncella perché viene a rompere le palle in Italia, e deve andare in galera, allora se devo per forza scegliere un modello di disubbidienza alle regole, scelgo quello serio di Carola Rackete.

     

     

     

    Se mia figlia mi chiederà chi ha ragione, risponderò che ha ragione Carola Rackete. Che è complicato, ma lei ha ragione. Per le persone che ha con sé, più deboli di lei, più stremate di lei, ma anche per gli insulti che le hanno rovesciato addosso, e perfino per la strumentalizzazione uguale e contraria, quella che la trasforma in fiera oppositrice del governo italiano, salvatrice della nostra dignità e umanità, perfino del nostro futuro politico.

     

    Si sfrutta una storia, ognuno ai propri fini, ci si serve di una donna coraggiosa che guida una nave in porto, o di un ragazzo coraggioso che difende i rom di fronte a un militante di CasaPound a Torre Maura, ci si affida a un eroe, offrendogliene immediatamente la patente e facendo il tifo, per sentirsi a posto con il proprio senso di giustizia e di coscienza. Si semplifica, si trova uno slogan: un eroe da esaltare oppure un nemico da distruggere. Sbruffoncella oppure Capitana.

    GRETA THUNBERG E SIMONE DI TORRE MAURA BY OSHO GRETA THUNBERG E SIMONE DI TORRE MAURA BY OSHO

     

     

     

    Però se la sfida è questa, se il livello è questo, e se una trentenne viene accusata di essere ricca e laureata ed europea, e quindi vacua e forse perfino intellettuale, visto che ha citato i pensatori greci e romani sull’importanza della vita umana, accusata di avere studiato, di avere viaggiato, di avere navigato, di parlare tante lingue, di avere scelto un passatempo (gli scafisti quindi sono più rispettabili di lei), se lei è la regina dei pirati che dice: speriamo ci facciano scendere, queste persone sono distrutte e sono sotto la mia responsabilità, allora il consenso e la speranza andranno sempre alla regina dei pirati.

     

     

    2. LA LEGGE DEL PIRATA

    Mattia Feltri per ''La Stampa''

    ANNALENA BENINI MATTIA FELTRI ANNALENA BENINI MATTIA FELTRI

     

    Un paio di aspetti, di molti, marcano meglio la differenza fra il ministro dell' Interno, Matteo Salvini, e la comandante della Sea Watch 3, Carola Rackete. Il primo è il linguaggio: mentre Carola parla come un ministro dell' Interno (le autorità italiane sono salite a bordo, stanno controllando i documenti, attendono ordini superiori, speriamo si possa sbarcare presto...), Salvini parla come uno dei centri sociali (mi sono rotto le palle, è una fuorilegge, una sbruffoncella, il capo dei pirati, deve andare in galera...).

     

    L' altro aspetto ha a che vedere con la responsabilità di cui ognuno si sente investito. Dopo un paio di settimane al largo, poiché l' attracco a Lampedusa le era impedito dalle leggi italiane, Carola ha deciso di infrangere quelle stesse leggi, e non col trucco e con l' inganno, approfittando dell' oscurità, ma annunciandolo al mondo: le infrangerò perché me lo impone la coscienza e ne pagherò le conseguenze.

     

    Non proprio un atteggiamento da pirata. Piuttosto una disubbidienza civile lampante, di chi disattende una norma che considera ingiusta e si affida al giudizio della magistratura. Salvini, invece, dopo aver detto tutto quello che pensava di Carola, ha anticipato che contravverrà ad alcune norme europee sull' identificazione dei migranti, siccome si è rotto le palle e siccome sa che lui, al contrario, le regole se le può mettere in tasca, e nessuna conseguenza, com' è successo con la nave Diciotti, per cui era accusato di sequestro di persona e scampò ai giudici grazie a un voto parlamentare. I pirati, quelli veri, spesso hanno la legge dalla loro parte.

     

     

    carola rackete carola rackete

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