Gianluca Cordella per "il Messaggero"
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Il peso della celebrità. Ammesso che davvero il successo derivante dalle medaglie olimpiche c'entri qualcosa. Perché è vero che «dopo Tokyo i follower sono aumentati», ma è altrettanto vero che lo Spam dilagante nelle reti sociali non necessariamente guarda al curriculum delle malcapitate vittime.
Tra cui, da domenica scorsa, c'è anche Monica Boggioni, 23 anni, stella del nuoto paralimpico azzurro reduce da tre medaglie di bronzo ai Giochi giapponesi. Studentessa modello e atleta, che usa i social ma non in modo compulsivo e che, per puro caso, ha scoperto di avere delle pagine con il proprio nome che vivevano anche su siti che non ha mai bazzicato in vita sua, Tinder e Badoo in testa.
Tanto per intendersi: i portali di incontri dove migliaia di ragazzi vanno principalmente per rimorchiare, ben sapendo che si muoveranno tra utenti reali, escort che si fingono utenti reali e profili fake. E che le tre categorie non sono affatto paritarie nel 100% del pubblico in questione...
IL RACCONTO
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«Domenica sera un mio follower su Instagram, una persona che non conosco, mi ha fatto notare che su Facebook era spuntato un mio profilo falso. Ho verificato ed effettivamente ho trovato una pagina con il mio nome e le mie foto. Non era un'iniziativa di un fan o di un tifoso. Era proprio un'altra persona che si spacciava per me. Ho fatto subito la segnalazione a Facebook che ha prontamente bloccato il profilo».
Eppure la domenica socialmente bestiale di Monica non è finita lì. «Poco dopo mi sono arrivati altri due messaggi - uno su Instagram e uno sempre su Facebook - di altri due ragazzi che dicevano di avermi visto su Tinder e su Badoo, che avevano guardato le mie foto e volevano conoscermi - racconta la campionessa azzurra -. I messaggi li ho ignorati anche perché io non ho dei profili su quei social.
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Ma ho capito che probabilmente questa persona non aveva creato solo una pagina falsa su Facebook ma si era allargata anche ai siti per incontri».
Da lì la denuncia ai Carabinieri di Pavia. Che al di là del valore legale - «anche se non ho ricevuto più messaggi, ci sono comunque persone che si sono appropriate del mio nome e che hanno fatto girare delle foto non di loro proprietà» - ha, secondo Monica, più che altro un valore pedagogico.
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«L'età in cui ragazzi si avvicinano ai social è sempre più bassa e in quella fase della vita non hai necessariamente l'accortezza di pensare ad alcune cose. Pubblichi un selfie e dici ok, è una foto. Ma quante persone possono vederla? Dove va a finire? Bisogna essere consapevoli che quella foto diventa di dominio pubblico. Che non significa che ognuno può farne ciò che vuole, ma che bisogna stare attenti e sapere che si può finire in situazioni del genere».
FUTURO ONLINE
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Monica non vuole fare la vittima, sa che in fondo si tratta di una disavventura scoperta con i tempi giusti. Quella che, con il sorriso, definisce «la cosa più strana che mi è successa dopo le Olimpiadi». Un periodo nel quale, da 23enne plurimpegnata qual è, si è divisa tra lo studio («Sono al secondo anno della magistrale, ho fatto il tirocino in genetica medica e mi piacerebbe specializzarmi») e lo sport («Mi sto allenando a pieno regime in vista dell'appuntamento dell'anno, i mondiali paralimpici di metà giugno, a Madeira»).
Insomma, il tempo per i social è poco. Ora sarà ancora meno? «Io, di norma, pubblico solo cose che hanno a che fare con la mia vita da atleta e con il percorso da studentessa. Non mi interessano altri aspetti. Quindi, no, l'approccio di massima non cambierà, forse avrò solo la soglia di attenzione ancora più alta di prima».
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