MARIO SCONCERTI E ALESSANDRO DEL PIERO
Estratto dell’articolo di Andrea Malaguti per “la Stampa”
S’e n'è andato Mario Sconcerti, l'uomo più libero che ho conosciuto. […] La prima volta che l'ho visto lui era già lui da un pezzo. Non era solo il Capo. Per me era Dio, per tutti i colleghi del Corriere dello Sport «Il Faraone». Chi vuoi essere? Voglio essere Mariosconcerti, tutto attaccato. In ogni caso. Roma, inverno del 1997, piazza Indipendenza. Forse le undici del mattino. Comunque un'ora del genere.
mario sconcerti foto di bacco
Si apre l'ascensore. Mario lancia il loden su un attaccapanni, apre la porta del suo ufficio e con voce stentorea annuncia: «La bottega è aperta». E dietro quelle quattro parole c'era un mondo. Il suo. La bottega è la fatica dell'artigiano […] «Voi bolognesi avete una qualità media molto alta, forse persino più dei toscani. Ma quanto a picchi non ci batte nessuno: per caso Leonardo è nato dalle vostre parti?».
Mi aveva assunto al telefono, quella mattina era la prima volta che lo vedevo di persona.
Credevo fosse più alto, nella mia testa era un gigante. Lo è anche adesso. Rapido, geniale, politicamente scorretto, generosissimo, irascibile e soprattutto pazzo, completamente pazzo, strepitosamente pazzo.
mario sconcerti brinda all osteria il 9
[…] Era come parlare con Omero, con Salgari, con il suo Dante Alighieri. Curioso di tutto. Esplosivo. Partigiano. Sempre schierato. Schifato dalla routine. «Totti parla in conferenza stampa? Dieci righe. Checcifrega della conferenza stampa? Spiegatemi perché Totti vede il calcio prima degli altri, qual è la sua differenza. Noi siamo il Sole 24 ore dello sport. La Cassazione. Il calcio è un'azienda miliardaria. Va trattato con rispetto».
vittorio cecchi gori fiorentina 6
[…] Ristorante vicino a Porta Pia, sera, Mario non è più il direttore del Corriere dello Sport, è il direttore generale della Fiorentina più assurda e instabile di ogni tempo, quella di Vittorio Cecchi Gori. Siamo diventati amici, ci mangiamo una pizza con le mogli, tutto bene fino alle 11 quando arriva un collega che pensando di fare lo spiritoso gli dice: «Il tuo Cecchi Gori ha finito di rubare?». Mario esplode. «Se tu dici che Cecchi Gori ruba io dico che tua moglie è una maiala». È fuori di sé.
Una tirata di dieci minuti senza tirare il fiato. Il cameriere va dalle nostre vicine di tavolo: «Volete che vi sposti?". E loro: «Assolutamente no, quando ci ricapita uno spettacolo così».
mario sconcerti
Mario lancia la carta di credito e se ne va indignato. Il proprietario del locale lo insegue per restituirgliela e gli chiede: «Direttore, ma il Bari lo caccia Fascetti?». Risposta indicibile.
Mai visto nessuno con più energia e passione. Duro e tenerissimo. […]
[…] Scriveva libri (Storia delle idee del calcio è forse il più bello mai scritto sull'universo strano del pallone), soprattutto li leggeva. Si è laureato tardi. Non gli piaceva l'idea che lo chiamassero dottore senza che lo fosse veramente. Amava la storia. La conosceva. La usava. Da Repubblica al Secolo XIX ha inventato giornalisti, modi di fare giornalismo, ha guidato e aperto redazioni, e fatto dire a Gianni Brera (scomparso giusto 30 anni fa): «tu sei il mio miglior tramando». Ha sofferto molto, è stato esiliato, ha ricominciato da zero ed è tornato in cima alla montagna. Ha dato spettacolo in tv, alla radio e sul Corriere della Sera. Quando usi tanto le parole qualcuna ti scappa. A lui è successo.
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È stato oggetto di aggressioni ingiustificate. Succede quando ti esponi molto. E Mario era perennemente petto in fuori. Un fuoriclasse. Inquieto, perennemente alla ricerca del Santo Graal. Nulla, per me, pesava quanto i suoi commenti. Diretti, coraggiosi, profondi. Inevitabilmente, convintamente, meravigliosamente dall'altra parte. Grazie Mario, è stato un onore. Saluta Dante e Leonardo. Non ti scordare di noi.