Estratto dell’articolo di Elena Basso per “la Repubblica”
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[…] Il deserto di Atacama si estende per quasi tutto il Nord del Paese, grazie ai suoi paesaggi attira centinaia di migliaia di turisti. Ma da alcuni anni ormai qualcosa infesta le sue dune: tonnellate di vestiti abbandonati provenienti soprattutto da Europa e Stati Uniti. Sono usati o di collezioni invendute, di marchi di fast fashion (come Zara o H&M) e di lusso (come Armani o Marc Jacobs) che arrivano nel porto di Iquique. Nella legislazione cilena, infatti, c’è un vuoto normativo che non riconosce il materiale tessile come rifiuto, e quindi ogni giorno sulle coste del Paese sbarcano migliaia di tonnellate di vestiti invenduti o inutilizzati spediti dai Paesi occidentali.
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Al porto di Iquique vengono smaltiti fra decine di imprese che comprano container interi di vestiti per rivenderli in negozi sparsi in tutta l’America Latina. Ma la mole di abiti che affluisce al porto ogni giorno è enorme e, gli imprenditori, a fine giornata, cedono a prezzi irrisori i vestiti invenduti alle famiglie meno abbienti della zona. Che a loro volta li smerciano nei mercati di Iquique o — abitudine diffusa ormai da alcuni anni — li gettano nel deserto.
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[…] I rifiuti si concentrano ad Alto Hospicio, una città di oltre 100mila abitanti che si trova a lato di Iquique. Iquique ha una doppia natura: città industriale e meta turistica. Alto Hospicio invece è uno dei luoghi più pericolosi del Cile ed è composto quasi esclusivamente da tomas , il corrispettivo cileno delle favelas , dove l’estrema povertà si mischia agli affari dei narcotrafficanti.
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«La situazione di Alto Hospicio è molto complicata perché in un contesto così povero e pericoloso, la municipalità ha altre priorità rispetto al riciclo dei rifiuti» — afferma Q’ala Blacker, geografa di 25 anni che ha studiato a lungo le conseguenze ambientali delle discariche illegali di abiti della zona di Iquique. «Ma anche perché spesso la vendita dei vestiti che finiscono nel deserto è l’unico sostegno economico per famiglie che altrimenti non riuscirebbero a sopravvivere».
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[…] Negli ultimi anni inoltre molti stilisti cileni e latinoamericani hanno creato intere collezioni usando gli abiti raccolti nel deserto di Atacama. Sono designer come la compagnia Ecocitex o giovani stilisti Cris Miranda, che recuperano i vestiti trasformandoli in giocattoli per bambini, in giacche, camicie o eleganti completi.
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Gli attivisti di Desierto Vestido camminano fra le dune e raccolgono ogni tipo di indumento: gessati, camicie di seta, zainetti, giacche invernali. Basta mettere una mano nel cumulo per capire che sono tutti in perfette condizioni, spesso ancora con l’etichetta. Ma è impossibile restare a lungo: chi butta i vestiti nel deserto ora ha iniziato a bruciarli, causando un danno ambientale ancora più grave. […]
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