1. RENZI FISSA I SUOI PALETTI “MAI UN GOVERNO TECNICO ITALICUM VIA COMUNQUE”
Goffredo De Marchis per la Repubblica
RENZI E BERSANI
Matteo Renzi dice cosa non succederà, dal suo punto di vista, se vince il No al referendum sulla riforma costituzionale. «Non posso essere quello che si mette d’accordo con gli altri per fare un governo di scopo o un governicchio», spiega intervenendo a Rtl 102,5.
Che è un modo per continuare la campagna referendaria lasciando intravedere quelli che lui chiama «strani pasticci», senza il successo del Sì, pasticci che non lo vedranno protagonista: «Li faranno, ma non con me».
Naturalmente, il presidente del Consiglio non può spingersi oltre, non può mandare un messaggio catastrofico. «Il 5 dicembre - aggiunge - non c’è l’invasione delle cavallette o l’Armageddon.
Se vince il No, semplicemente, rimane tutto come adesso ». Anche un’altra frase svela i pensieri futuri del premier e contemporaneamente cerca di entrare nella testa degli elettori: «Il governo tecnico lo abbiamo avuto più volte e sono salite le tasse». Si parte da qui dunque per immaginare gli scenari che fanno a Palazzo Chigi tenendo conto dei sondaggi, compresi quelli in possesso della presidenza del Consiglio, che pronosticano la vittoria del No.
Il futuro è nelle mani del capo dello Stato Sergio Mattarella, ma una risposta alle soluzioni offerte dal Quirinale dovrà darla, innanzitutto, il premier in carica. Al momento la reazione di Renzi è la più imprevedibile, in caso di sconfitta. Ma le sue frasi di ieri fanno capire che qualcosa si sta muovendo per prepararsi un piano B. L’impressione è che Renzi potrebbe ancora guidare l’esecutivo per andare a votare il prossima anno, una volta corretta la legge elettorale anche in base alle indicazioni della Corte Costituzionale.
RENZI MANGIA CON BERSANI
Ieri ha confermato: «L’Italicum cambierà, a prescindere dal risultato». Con un Renzi bis, l’ex sindaco affronterebbe le urne per la prima volta. Non nelle condizioni sognate in partenza: con un sistema di voto che garantisca subito un vincitore e una maggioranza certa.
Ma se l’esecutivo futuro dev’essere solo lo strumento per cambiare l’-I-talicum e poi correre alle urne nella primavera del 2017, perchè non dovrebbe essere il segretario del Pd a guidarlo? Se comunque dovrà uscire una maggioranza con alleanze spurie, cioè con le larghe intese, perchè non provare a vincere le elezioni e fare lui stesso quelle alleanze?
È un’ipotesi, che prevede quiaccettazione o di un rinvio alle Camere o di un reincarico. Con una scadenza a breve termine. L’altra strada è pilotare, da segretario del Pd, la nascita di un “governo del presidente”, non di scopo ma legato direttamente alla figura del capo dello Stato, magari guidato dal presidente del Senato Piero Grasso, aspettare che passi la burrasca della sconfitta e poi rientrare in pista nel voto del 2018. In questo caso però le controindicazioni sono maggiori. Non è affatto detto che nel Pd gli equilibri rimangano quelli attuali.
IL SALUTO TRA RENZI E BERSANI
Qualcuno già vede movimenti di ministri oggi, figuriamoci dopo la mancata vittoria del Sì. Un governo Padoan ha esattamente l’identikit escluso nelle dichiarazioni di ieri. In più il 2017 sarà un anno complicato per l’economia. Senza crescita tornerà lo spettro delle clausole di salvaguardia con l’aumento dell’Iva. Un colpo alle ambizioni dei partiti chiamati a sostenere questo esecutivo fino al 2018.
2. BERSANI: "IN CASO DI SCONFITTA DEVE RESTARE”
Bersani: "Renzi deve restare". "Se vince il No Renzi ci ripensi, altrimenti ci penserà Mattarella", ha detto Pierluigi Bersani intervistato da Bianca Berlinguer, a "Cartabianca" su Rai3. "Col No - ha continuato l'ex segretario del Pd - c'è uno stand by, bisogna rifare la legge elettorale. Io dico che il governo deve andare avanti.
BERSANI LETTA RENZI
Nessun governo tecnico, c'è una maggioranza politica che rimarrà, noi siamo dentro questa maggioranza. Io ho votato 50 fiducie, tranne l'Italicum e sono pronto a votare anche la prossima". Insomma, secondo Bersani, se in caso di vittoria del No, Renzi non dovrebbe dimettersi, né il suo governo sarebbe indebolito: "C'ha un fisico che gli acciacchi non li sente, è giovane...".
Per Bersani ci sarebbe più instabilità in caso di affermazione del Sì: "Il Senato sarebbe come un morto che cammina; in più avremmo un percorso elettorale con l'interrogativo di chi vince". Bersani ha poi ribadito le ragioni del suo No dopo i suoi tre Sì alla riforma in Parlamento e, come già ha fatto in un videoforum a Repubblica, ha respinto nettamente le accuse di "incoerenza" sulla riforma costituzionale:
bersani renzi
"Io ho votato tre volte la fiducia sulle riforme a condizione del cambio dell'Italicum e dell'elezione diretta dei senatori. Ma non è successo niente, non mi si rinfacci incoerenza. La promessa di Renzi di cambiarlo? Abbiamo tutto in mano, governo e maggioranza, non mi si venga a dire che con un foglietto di 'faremo e vedremo' si cambiano le cose...".
Mille giorni di governo. "Non ho regali per i mille giorni del governo - ha poi aggiunto Bersani - arrivai alle elezioni, quelle con cui si sta governando, dicendo che si sarebbero fatte le liberalizzazioni, che non ci sarebbero stati più condoni, tutte cose che mi pare non si siano fatte. Io ho sempre votato le fiducie, l'ho fatto con un certo imbarazzo nei confronti degli italiani".
bersani renzi
Le metafore di Bersani. Il fatto che il presidente del Consiglio non capisca le metafore "è preoccupante da parte di Renzi", ha detto Bersani commentando le parole di Renzi che ha ammesso di non capire le allegorie dell'esponente della minoranza dem. "Meglio un piccione in mano che un tacchino sul tetto: lo capiscono anche nelle famiglie, nei bar. La mucca nel corridoio?
E' una cosa che non si può far finta di non vedere. Se il presidente del Consiglio non le capisce mi preoccupo", ha aggiunto Bersani che non ha rinunciato a dare una stoccata al premier: "Lo dico scherzosamente, anche se poi lui la prende sempre di traverso: il buon dio ci ha dato una bocca e due orecchie, quindi le orecchie vanno tenute accese il doppio della bocca... Lui dovrebbe ascoltare di più".
RENZI E BERSANI PD
Emergenza lavoro. "Bisogna capire che occorre proteggere il lavoro. Basta a gare al massimo ribasso e in più meccanismi tali che se l' azienda vuole un call center deve poter scegliere italiano", ha detto Bersani a Bianca Berlinguer. "La globalizzazione - ha proseguito - ha portato anche tante cose buone, ma ci lascia una diseguaglianza bestiale e tecnologie che hanno fragilizzato il lavoro. Non ci sono solo i call center, anche le banche: puoi fare le operazioni col telefonino. E' ora di dire basta e proteggere il lavoro altrimenti lo protegge la destra. Qui ci vuole un'altra sinistra".
"Bisogna proteggere il lavoro - ha insistito Bersani - Sta venendo fuori una idea protezionista della destra. E' una idea sbagliata, ma c'è dentro una idea di tutela del tuo lavoratore. E' sbagliata ma il tema c'è. Occorre mettere in condizioni il nostro lavoro di esserci. Bisogna togliere i voucher", ha concluso.
RENZI E BERSANI