Paolo Mastrolilli per "la Stampa"
julian assange ripulito per l'udienza preliminare
Rapire Julian Assange, o anche ucciderlo, per punirlo di aver rivelato "Vault 7", cioè gli strumenti usati dalla Cia nelle attività di hackeraggio. Sono i piani considerati nel 2017 da Langley, che si era spinta a valutare l'ipotesi di una sparatoria nelle strade di Londra, pur di impedire la sua fuga in Russia.
A rivelarli è un'inchiesta di Yahoo News, condotta da Zach Dorfman, Sean Naylor e Michael Isikoff, giornalista che aveva scoperto il caso Lewinsky. L'operazione non era mai scattata perché illegale.
mike pompeo
La sua premessa, che il fondatore di WikiLeaks fosse un agente al servizio dell'intelligence di una potenza ostile, resta la questione centrale. Assange aveva attirato l'attenzione nel 2010, quando aveva pubblicato gli oltre 250.000 dispacci diplomatici sottratti dall'ex soldato Chelsea Manning.
mike pompeo donald trump
L'amministrazione Obama era stata colpita, ma aveva deciso di riconoscere a WikiLeaks il diritto alla libera espressione garantito dal Primo Emendamento della Costituzione. La situazione si era complicata nel 2013, quando i collaboratori di Assange avevano aiutato Edward Snowden a fuggire in Russia, dopo che aveva rivelato le tecniche di spionaggio più sofisticate della National Security Agency.
vladimir putin donald trump
Nell'estate del 2016, poi, WikiLeaks aveva pubblicato le mail di Hillary e del Partito democratico, che secondo i servizi americani erano state rubate dall'intelligence militare russa GRU. Assange aveva negato di averle ricevute da Mosca, ma la Nsa aveva intercettato scambi di comunicazioni tra i suoi uomini e Guccifer 2.0, considerato un agente del Cremlino.
Trump, impegnato nella campagna presidenziale contro Clinton, aveva approfittato delle mail, esprimendo ammirazione per Julian: «Amo WikiLeaks». L'amministrazione Obama a quel punto si era svegliata, ma troppo tardi per salvare Hillary. Trump era diventato presidente sotto l'ombra di essere manovrato da Mosca, poi all'origine del Russiagate. L'indagine non aveva confermato un rapporto organico col Cremlino, ma neanche aveva sciolto tutti i dubbi.
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All'interno della nuova amministrazione, però, c'erano membri assai più duri di Donald nei confronti di Putin, a partire dal capo della Cia Pompeo. Proprio lui aveva rotto gli argini, quando il 13 aprile 2017 aveva definito WikiLeaks «un servizio di intelligence ostile non statale, spesso agevolato da attori statali come la Russia».
hillary clinton
Con quelle parole aveva dichiarato guerra, ponendo le basi legali per azioni dure contro Assange. In quello stesso periodo il suo sito aveva pubblicato "Vault 7", e quindi Pompeo e la vice Gina Haspel avevano deciso di vendicarsi. Avevano chiesto piani per rapirlo dall'ambasciata dell'Ecuador a Londra, dove si era rifugiato dopo le accuse di stupro dalla Svezia, o anche ucciderlo.
ASSANGE PUTIN TRUMP
Nel dicembre del 2017, poi, l'intelligence Usa aveva scoperto che i rivali russi pianificavano di far scappare Julian a Mosca, la notte di Natale. Gli ecuadoregni li avrebbero informati di averlo lasciato in strada, o avrebbero "scordato" la porta dell'ambasciata aperta. La Cia quindi si era preparata a tutto per fermarlo, inclusa una sparatoria nelle strade di Londra, o contro le ruote dell'aereo con cui sarebbe decollato. Nulla di tutto questo era accaduto.
Aveva prevalso il segretario alla Giustizia Session, che era contro Julian, ma voleva incriminarlo per chiederne l'arresto e l'estradizione, tuttora in discussione. Trump ha smentito: «È falso. Anzi, io penso che Assange sia stato trattato male». Sulle sue dichiarazioni però pesa il velo dei rapporti irrisolti con Putin, che poi sono anche al centro del giudizio storico sul fondatore di WikiLeaks. I suoi sostenitori lo considerano un eroe della libertà di informazione, ma se è un agente di Mosca tutto cambia.
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