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    SEGNATEVI QUESTA DATA: 31 MAGGIO. QUEL GIORNO IL CALCIO POTREBBE RIPARTIRE (PREVISTI 500 MILIONI DI PERDITE SE NON SI TORNA IN CAMPO) - MA SE UNO O PIU' CALCIATORI NEL FRATTEMPO RISULTANO POSITIVI? E COME LA METTIAMO CON I PRESIDENTI CHE CONSIDERANO LA STAGIONE FINITA? - CALENDARIO PARALLELO O A BLOCCHI: SI GIOCHERA’ PER GRAN PARTE DELLA PROSSIMA ESTATE. IL 27 APRILE VIA AGLI ALLENAMENTI - PETRUCCI, EX NUMERO 1 DEL CONI E PRESIDENTE DELLA FEDERBASKET, ATTACCA…


     
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    Da www.corrieredellosport.it

     

    san siro san siro

    Dopo quella del 4 maggio, c’e un’altra data cerchiata di rosso sul calendario della Figc. E’ quella di domenica 31 maggio. Quel giorno, infatti, se l’evoluzione della pandemia lo dovesse concedere, il calcio potrebbe ripartire. In Lega c’è anche chi ottimisticamente immagina che si possa fare in tempo per il 24 maggio, ma realisticamente si può pensare che al massimo ci sarà margine per recuperare le 4 gare della 25a giornata magari il 27.

     

    Tanto più che adesso, con 50 giorni di anticipo, non si possono avere certezze e che soprattutto non si può dare nulla per scontato, alla luce delle molte variabili in gioco, ma intanto è stata avviata la “macchina” per raggiungere il risultato. La base di partenza, evidentemente, è la volontà assoluta di ripartire. Ecco perché, se anche non sarà il 31 maggio e si dovrà slittare più avanti, si farà comunque di tutto per concludere la stagione.

    malagò gravina malagò gravina

     

    IMPATTO ECONOMICO - La Federcalcio è convinta di essere nel giusto a voler perseguire il suo obiettivo. Venerdì è andato in scena anche un botta e risposta tra Gravina e Malagò, dopo che quest’ultimo aveva accusato il mondo del pallone di comportarsi diversamente rispetto alle altre discipline. Ieri sull’argomento è intervenuto pure Petrucci, presidente della Federbasket, che ha già annunciato la chiusura anticipata della stagione.

     

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    «E’ vero che il calcio, nel quale sono stato tanti anni, è un’azienda immensa - ha detto a “Radio Rai”- Ma di fronte a quello che accade in Italia, diecimila morti solo in Lombardia, si parla di impatto economico? Se il calcio, o un’altra disciplina, vuole aprire, liberi di farlo, ma non si può affermare che questa sia la ragione». L’impatto economico, però, nel caso del calcio, non è solo un fatto interno (500 milioni di perdite se non si tornasse a giocare), ma riguarda anche lo Stato, visto che ballano almeno altri 200 milioni di contribuiti. Senza contare che, sempre attraverso il calcio, vengono finanziati anche tutti gli altri sport, che, in caso di stop definitivo andrebbero incontro a ulteriori danni…

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