Claudio Tito per “la Repubblica”
«Il Movimento non basta più».
giuseppe conte luigi di maio e la card per il reddito di cittadinanza
I vertici dei pentastellati, da Davide Casaleggio a Luigi Di Maio, questa semplice constatazione l' hanno ormai metabolizzata da tempo. Ne hanno discusso - soprattutto dopo le elezioni regionali in Abruzzo e Sardegna - e hanno convenuto che il modello politico seguito fino allo scorso anno è ormai giunto a esaurimento. O come si sarebbe detto negli anni '80 è finita la sua «spinta propulsiva». Serve qualcos' altro.
E sui tavoli di discussione degli ultimi giorni è comparso un progetto destinato a modificare gli assetti organizzativi ed elettorali dell' M5S: una Lista Civica Nazionale. Alleata con quella "tradizionale" dei 5Stelle e con un leader in pectore: Giuseppe Conte.
Ovviamente si tratta di un disegno ancora embrionale.
Eppure sta velocemente diventando oggetto di confronto.
Per un motivo ormai abbastanza evidente: l' ipotesi che la legislatura si interrompa e si ritorni al voto appare giorno dopo giorno più concreta. In realtà tutti - da Salvini a Zingaretti - si muovono e ragionano mettendo nel conto che le urne non sono lontane. Il governo è costantemente scosso da litigi e ultimatum.
conferenza stampa su reddito di cittadinanza e quota 100 14
La situazione economica si deteriora di settimana in settimana e la prossima legge di Bilancio si staglia sul fondo come un incubo. Ma soprattutto lo scandalo che sta investendo in questi giorni il Campidoglio e il gruppo pentastellato di Roma non solo sta mettendo a soqquadro l' intero Movimento ma lo sta pesantemente indebolendo. L'"effetto-Raggi" è vissuto dai grillini come l' ultima spinta verso il ridimensionamento e verso il rafforzamento della Lega di Salvini. Roma è insomma una sorta di spina nel fianco.
LUIGI DI MAIO E DAVIDE CASALEGGIO
Di Maio e Casaleggio, allora, vogliono provare a correre ai ripari. Del resto, già a febbraio dopo la débâcle subita in Sardegna, proprio il leader politico del Movimento aveva annunciato: «Ok ad alleanze con Liste Civiche». E Massimo Bugani, fedelissimo del vicepremier, confermava: «È il momento delle liste civiche». In quel caso si riferivano alle elezioni locali. Ma il ragionamento viene ormai esteso pure al livello nazionale.
Anche perché da settembre 2018 la traiettoria dei sondaggi relativi all' M5S è costante, sempre in discesa. Mai un picco in salita. Le previsioni sul prossimo voto in Basilicata non sono migliori rispetto all' esito abruzzese o sardo. E per le europee del prossimo maggio sono ormai pochi i sondaggisti pronti a scommettere su un risultato in grado di superare il 20%. Senza contare che il Movimento vive questa fase di estrema difficoltà denunciando una sorta di paralisi al suo interno. L' assenza di "correnti" e quindi di leader alternativi si sta infatti rivelando un handicap. I gruppi parlamentari sono contraddistinti da deputati e senatori inesperti o impreparati.
grillo di maio casaleggio
All' interno dello stesso Movimento non emergono figure e linee politiche alternative.
Alessandro Di Battista è stato ormai accantonato dopo il flop di inizio anno e Roberto Fico, frenato in parte dal ruolo istituzionale, ha sempre ribadito a tutti: «Non esiste una mia componente». Risultato: va ricercata un' altra soluzione per provare a invertire il trend quando si tornerà alle urne.
Per questo le attenzioni si stanno concentrando sul presidente del Consiglio. Che negli indici di popolarità ha mantenuto un livello stabile in questi mesi.
Rappresenta soprattutto l' unica figura istituzionale "d' area" e non militante. Forse non è stato solo un caso che durante il braccio di ferro tra M5S e Lega delle scorse settimane sulla Tav, Conte abbia più volte ripetuto che lui era un «mediatore» e spesso teneva a precisare di «non essere iscritto al Movimento». Con un lapsus in una conferenza si era persino definito «presidente della Repubblica».
matteo salvini giovanni toti al papeete di milano marittima 3
Resta il fatto che i grillini hanno accettato il principio della non autosufficienza. Hanno bisogno di un paracadute di novità per evitare che alle prossime consultazioni vengano considerati una semplice "bad company". La velocità e la radicalità con cui l' elettorato in questa fase cambia opinione li sta dunque spingendo a valutare soluzioni che fino a pochi mesi erano considerate tipiche della «vecchia politica».
Il punto nodale di quel che sta avvenendo tra i pentastellati e nella maggioranza si stringe sui tempi di vita del governo e quindi di convocazione delle elezioni. La prospettiva quadriennale è declamata solo in pubblico. Le europee di maggio costituiscono un test quasi definitivo. Basti pensare a come si sta muovendo Salvini. Non solo cerca di prosciugare il bacino grillino, ma si sta organizzando proprio per affrontare la sfida del voto.
«Non mi alleerò mai più con Berlusconi», scandisce ogni volta che qualcuno gli parla di centrodestra. Tutte le simulazioni demoscopiche istruite dal segretario leghista portano infatti alle medesime conclusioni: il Carroccio con Forza Italia perde almeno 10 punti. Per questo sta lavorando affinchè Giovanni Toti, il governatore ligure, predisponga per giugno la scissione di Forza Italia. Il partito del Cavaliere è ormai allo sbando. La nascita di un nuovo soggetto che si definisca di centro e che possa non essere appellato come berlusconiano è la premessa per dar vita ad un centrodestra senza il timbro del Cavaliere. E per porre le condizioni di una possibile crisi di governo.
SALVINI MELONI BERLUSCONI
Il leader del Carroccio sa che dopo maggio, la spinta in quella direzione potrebbe rivelarsi irrefrenabile. Alcuni esponenti di primo piano, come il sottosegretario alla presidenza del consiglio Giancarlo Giorgetti (che ormai parla con Conte sempre più raramente) e Luca Zaia, già premono in quella direzione. Ma sono anche i "poteri" del Paese, a cominciare dalle aziende pubbliche, che tendono a rimodulare i loro rapporti con la politica e scelgono l' interlocutore privilegiato.
Dinamiche non nuove e che lo stato maggiore pentastellato ha iniziato a comprendere.
Provando a costruire un' uscita di sicurezza che non trasformi il grande successo elettorale di un anno fa in un gigantesco tonfo.