Valeria Benedetti per gazzetta.it
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Nel 2021, fra un augurio di rito e l’altro per la Festa delle Donne, succede anche di ricevere una citazione per danni per essere rimasta incinta. Sì perché nel fantastico mondo dello sport dilettantistico italiano femminile, capita che avere una gravidanza sia equiparato ai "comportamenti che in qualsiasi modo possono essere in contrasto con gli impegni assunti nel presente accordo".
Succede a Lara Lugli, schiacciatrice, un passato in A2 con squadre come Sassuolo e Casalmaggiore, che su Facebook ha dato sfogo alla sua amarezza in un post che ha scatenato reazioni in tutta Italia. E’ lei stessa a raccontarlo: "Non pensavo di suscitare questa ondata di reazioni. Quando mi è stata notificata la citazione ci ho pensato qualche giorno prima di pubblicare tutto ma alla fine mi sono detta che è una cosa su cui non potevo passare sopra anche per le tante ragazze che giocano ancora e che spesso rinunciano a reagire".
Un caso che risale a un paio di anni fa ma che è venuto alla ribalta ora, dopo il post pubblicato dalla giocatrice di pallavolo Lara Lugli in occasione della Festa della donna. Nella stagione 2018-19, quando Laura aveva 39 anni, rimase incinta. Secondo il suo racconto il volley Pordenone le tolse lo stipendio e poi la citò per danni. L'atleta perse purtroppo il bambino per un aborto spontaneo e decise così di denunciare tutto sui social (fonte Modenaindiretta.it)
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LA STORIA
Lara nel 2018-19 (aveva 38 anni) gioca con il Volley Pordenone in B-1, squadra che punta ai playoff. All’inizio di marzo comunica alla società di essere incinta e, come da prassi diffusa, il contratto si interrompe. Lei torna a casa ma un mese dopo perde il bambino per un aborto spontaneo. "Ho comunicato alla società anche questo, c’erano buoni rapporti, mi sembrava giusto". Solo che nel frattempo la squadra ha perso molti punti e lo stipendio di febbraio non è mai arrivato. Dopo mesi di richieste inevase il suo avvocato fa partire l’ingiunzione di pagamento. E qualche giorno fa arriva l’atto di citazione in opposizione al decreto ingiuntivo in cui appunto si denunciano i danni subiti dalla società.
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Citazione in cui, fra le altre cose, si accusa Lara Lugli di "aver taciuto al momento della trattativa contrattuale la sua intenzione di avere dei figli" e di aver puntato "ad un ingaggio sproporzionato “vendendo” la sua età e la sua esperienza", sottolineando il danno arrecato alla società "tanto più che la sig.ra Lugli avrebbe potuto rientrare e completare gli ultimi due mesi di campionato anche dalla panchina". "Quest’ultima cosa è pazzesca - sottolinea Lara Lugli -.
Mi ha colpito molto a livello personale hanno messo nero su bianco cose personali allucinanti. Detto che ho passato un brutto momento, fisicamente e psicologicamente, nessuno mi ha mai chiesto di tornare a giocare e il mio contratto, come succede a tutte le atlete in questo paese, si è interrotto quando ho comunicato la gravidanza".
UN MIGLIAIO DI EURO— È questa la cifra di cui si parla e che ammette il presidente dell’allora Volley Pordenone ora Maniago, Franco Rossato: "Il nostro avvocato Donatella Manzon (con cui non siamo riusciti a parlare, ndr) ha mandato l’opposizione all’ingiunzione di pagamento dopo aver parlato con l’avvocato dell’atleta.
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Dopo la defezione di Lara noi abbiamo perso lo sponsor a causa dei risultati deludenti e dopo un anno come è stato questo a causa del Covid risorse economiche non ce ne sono". Insomma, una citazione mandata nella speranza di risolvere la cosa senza tirare fuori soldi. Il presidente del club conferma però la versione dell’atleta: "Chiederle di tornare in campo? Io non l’ho fatto di certo. Eravamo anche molto tristi per quello che le era successo". Una brutta storia, indicativa però di come venga spesso considerata la gravidanza in ambito lavorativo in Italia: un danno. Forse sarebbe ora di cambiare rotta.
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IL CLUB NON CI STA— E dopo il clamore suscitato dalla vicenda interviene Franco Rossato, presidente del Pordenone, parlando di “verità ribaltata”. “All’epoca abbiamo salutato con grande gioia la maternità. Secondo quanto era scritto nel contratto, proposto dal suo agente, in caso di interruzione anticipata si sarebbero attivate clausole penalizzanti per l’atleta. Di fronte alla maternità ci siamo limitati a interrompere consensualmente il rapporto mantenendoci in costante contatto con la giocatrice anche nel doloroso momento che ha affrontato poche settimane dopo”.
Ma è lo stesso Rossato a confermare quanto l’opinione pubblica condanna in questa ore, vale a dire i vincoli contrattuali contenuti nel documento: “Nel contratto, predisposto dall’atleta stessa e dal suo agente, si prevedeva l’immediata cessazione del rapporto in caso di gravidanza. Ad un tratto molti mesi dopo - continua il presidente - abbiamo ricevuto la comunicazione del suo legale per presunte spettanze”. Ma le spettanze sono quelle riferite al mese di febbraio in cui Lugli ha effettivamente giocato. “Solo quando ci è arrivata l’ingiunzione di pagamento - conclude - ci siamo opposti e abbiamo attivato le clausole del contratto. Citare le parole del freddo atto serve a farci sembrare dei mostri, quando invece ci siamo solo difesi di fronte alla richiesta di un rimborso non dovuto”.
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