Estratto dell’articolo di Selvaggia Lucarelli per “il Fatto quotidiano”
WOLFGANG PORSCHE CLAUDIA HUBNER GABRIELA DI LEININGEN
“Ha la demenza, io divorzio”. “Mr. Porsche rottama la moglie”. “Wolfgang Porsche divorzia dalla moglie perché lei ha la demenza”. Da giorni leggo titoli come questi sui principali siti e giornali italiani e non posso fare a meno di pensare a quanto sarebbe importante conoscere la malattia – quella malattia – prima di semplificare la vita altrui. […] Wolfgang Porsche, 79 anni, presidente del consiglio d’amministrazione della omonima Casa automobilistica, ha chiesto il divorzio dalla moglie Claudia Hübner, 74 anni, dopo una relazione durata circa 15 anni. Lei si era ammalata di demenza senile due anni fa, è immobile, deve essere assistita dalla figlia e dalle badanti 24 ore su 24.
selvaggia lucarelli
I comportamenti della donna sarebbero molto cambiati divenendo anche aggressivi, e questo avrebbe reso impossibile la convivenza. Il marito ha una nuova relazione con una vecchia amica, Gabriela di Leiningen. L’opinione pubblica tedesca ha accusato Porsche di cinismo, in Italia non è andata meglio.
[…]
Credo e spero che quest’orda di penne giudicanti non abbia la più pallida idea di cosa sia la demenza […]
Quando mia mamma un anno fa è stata ricoverata in una Rsa per via dell’Alzheimer e della sua immobilità, per la prima volta nella mia vita ho esplorato quel mondo spaventoso, struggente, malinconico che è una casa di riposo. Mia mamma aveva una forma di demenza quieta, quasi timida. […] Sua madre, che aveva vissuto con noi molti anni fa, invece era stata colta da una demenza feroce, con sbalzi d’umore che per me ancora bambina erano tanto incomprensibili quanto terrorizzanti.
WOLFGANG PORSCHE CLAUDIA HUBNER
La notte, soprattutto, ci svegliava con grida oscene, ci accusava di averla rapita, di volerla uccidere, ci chiamava bastardi. Alzava le mani su mia madre. […]
In quella casa di riposo in cui mia madre forse aveva davvero trovato riposo, il tempo con lei era infinito. Fuori da ogni retorica, comunicare con una persona affetta da demenza che non parla, non cammina, ti oltrepassa con lo sguardo oppure ti fissa per un tempo indefinito chiedendosi chi tu sia e cosa tu ci faccia lì, è un’agonia.
[…]
WOLFGANG PORSCHE CLAUDIA HUBNER
E lo strazio era anche guardarmi intorno, osservare come la demenza avesse un abito diverso a seconda del corpo che vestiva. C’era una signora con i capelli bianchissimi che mi chiedeva sempre “aiuto, fammi uscire di qui” e provava a infilarsi in ascensore quando andavo via. Mi faceva pena e paura perché voleva la mia mano, ma la stringeva troppo forte e mi diceva che sua figlia l’aveva abbandonata, poi all’improvviso chiamava sua madre. “Mammaaaa mammaaaa”, urlava.
SELVAGGIA LUCARELLI
Un’altra signora non diceva niente, come mia mamma. Alle volte le trovavo vicine, nella saletta in cui mangiavano, e sembravano due statue di un tempio. […]
mentre voi che giudicate il milionario tedesco evidentemente non sapete nulla e avete un’idea romantica della demenza, pensate che il malato si istupidisca un po’, che si diventi delle bambole tristi da accudire come bambini. Docili e malleabili.
Non sapete cosa significhi perdere la memoria e la parola, gradualmente, sentire che la tua essenza ti sta abbandonando. Non sapete cose significhi la quotidianità con chi non ti riconosce più, con chi non riconosci più, doverti difendere dall’aggressività inattesa di chi ti ha accarezzato tutta la vita o assistere alla resa triste di chi amava vivere in battaglia.
WOLFGANG PORSCHE CLAUDIA HUBNER
[…] Io non giudico Wolfgang Porsche. Non ha abbandonato sua moglie. Ha una situazione economica che gli consente di affidarla alle migliori cure. Si occuperà ancora di lei e delle sue necessità, ma evidentemente ha il desiderio di non essere inghiottito da quell’oblio senza ritorno, di assaporare il presente. Non ha abbandonato sua moglie perché è la malattia della moglie che costringe a un abbandono prematuro. Quando mia madre è morta ho pianto poco. Le avevo detto ciao molto tempo prima. Non l’avevo abbandonata. L’avevo salutata. Se non lo capite, i dementi siete voi.
selvaggia lucarelli selvaggia lucarelli 4 selvaggia lucarelli selvaggia lucarelli selvaggia lucarelli