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    “SEMBRA IL SET DI UN SEQUEL DI MEDITERRANEO E INVECE È LA MIA VERA VITA” – L’ATTORE GIUSEPPE CEDERNA HA BUCATO LA QUARTA PARETE E OGGI SERVE I TURISTI AI TAVOLI NELL’ISOLA GRECA DI KARPATHOS AL PARI DELL’ANTONIO FARINA CHE IMPERSONÒ NEL FILM PREMIO OSCAR – “HO ANCHE IMPARATO A FARE IL CONTADINO. OGNI VOLTA IL SOGGIORNO IN GRECIA SI ALLUNGA E HO SEMPRE MENO VOGLIA DI TORNARE IN ITALIA. CHI AVREBBE MAI DETTO CHE SALVATORES AVREBBE IN QUALCHE MODO ANTICIPATO NEL 1991 LA MIA VITA NEL 2023?” - VIDEO


     
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    1 - «IO SULL’ISOLA GRECA COME IN MEDITERRANEO SERVO I TURISTI AI TAVOLI E FACCIO IL CONTADINO»

    Estratto dell'articolo di Alessio Di Sauro per il “Corriere della Sera”

     

    giuseppe cederna mediterraneo giuseppe cederna mediterraneo

    Dell’attore Bela Lugosi si dice che riposasse dentro una bara, per emulare quel Dracula che lo rese un’icona sul grande schermo, Johnny Weissmuller fece risuonare al suo funerale l’urlo di Tarzan.

     

    Meno drastico dei suoi colleghi, per immedesimarsi nel suo personaggio più famoso Giuseppe Cederna si limita a servire ai tavoli di una taverna a Karpathos, isoletta del mar Egeo, al pari dell’Antonio Farina che impersonò in Mediterraneo. Come nel capolavoro di Gabriele Salvatores — premio Oscar 1992 —, Cederna sparecchia, porta i souvlaki, saluta i clienti.

     

    «Italiani?», la domanda di rito, come da antologia cinematografica. Nel film era il più giovane di otto improbabili soldati costretti durante la seconda guerra mondiale a Kastellorizo, dimenticati, se non da Dio, di certo dall’esercito italiano.

    Tra polli e asini scambiati per guerrieri nemici e partite di calcio all’ombra di aerei militari, Farina/Cederna in quel posto magico trova se stesso e l’amore. E lì decide di restare. Finzione, si dirà: o forse no.

     

    giuseppe cederna giuseppe cederna

    Si direbbe che ha bucato la quarta parete.

    «Lo so, a volte viene da ridere anche a me».

     

    Ma i clienti la riconoscono?

    «Otto volte su dieci, sì».

    Le chiederanno tante foto.

    «Ed è un piacere, a patto che le scattino anche con i titolari».

     

    Cosa fa qui?

    «Con la mia compagna aiutiamo una famiglia di amici del posto. Hanno un orto e un piccolo ristorante. All’inizio venivamo da ospiti, poi siamo diventati di famiglia. E, si sa, chi è di famiglia lavora».

     

    Lo spirito del viaggiatore.

    «Non faccio il turista. Qui ho anche imparato a fare il contadino: taglio il grano, raccolgo pomodori e zucchine. E sto con i miei amici».

    Si intuisce un legame profondo.

    «Viscerale. Ci hanno accolti a poco a poco, fino ad adottarci. Ho fatto anche da testimone di nozze a loro figlio, lo aspetto a Roma a dicembre. Sono fortunato, ho due famiglie al mondo».

    giuseppe cederna 99 giuseppe cederna 99

     

    (...)

     

    Cosa ricorda di quel mese sul set?

    «Il piacere di stare insieme. Il sole cocente, e noi bardati da soldati a sudare. E poi, quelle partite…».

    Prego?

    «Dopo aver finito di girare andavamo sul molo giocavamo a calcio-tennis fino al tramonto. Io, interista sfegatato, contro Abatantuono, rossonero. Battaglie all’ultimo sangue, era come se ogni volta anticipassimo il derby».

    Chi era il più bravo?

    «Gigio Alberti, poco ma sicuro. Poi, nell’ordine, Abatantuono e io».

    A proposito, quante volte giraste la scena del rigore sulla pista dell’aeroporto?

    «Un paio, non di più. Salvatores era in stato di grazia, sotto la sua guida sembravamo tutti più bravi».

    Quel film l’ha cambiata?

    «L’isola ci ha cambiato».

     

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    2 - GIUSEPPE CEDERNA "FACCIO L'OSTE IN GRECIA COME IN MEDITERRANEO NON È PIÙ UN SET, QUESTA È LA MIA NUOVA VITA"

    Estratto dell'articolo di Adriana Marmiroli per “la Stampa”

     

    «Sembra il set di un sequel di Mediterraneo e invece è la vita vera, la mia vita». Giuseppe Cederna, che fu Farina in Mediterraneo, il soldatino che a fine conflitto si fermerà a vivere sull'isola con la prostituta Vassilissa, tra capre e asinelli, anche lui è in qualche modo rimasto a vivere su quegli scogli battuti dal vento e dal mare che sono le isole greche. «Chi avrebbe mai detto che Salvatores avrebbe in qualche modo anticipato nel 1991 la mia vita nel 2023?», si chiede l'attore.

     

    (…)

     

    Kastellorizo, dunque. Ma poi come è finito a Karpathos?

    giuseppe cederna 89 giuseppe cederna 89

    «Be', capita di tradire… Le isola lo accettano. Un anno ho fatto agosto a Karpathos: non granché in apparenza, più turistica (ha l'aeroporto), ma anche inaspettatamente montuosa. Posso dire che mi ci hanno portato i miei antenati valtellinesi e la mia passione per le camminate in montagna? Una amica ci disse di un pellegrinaggio che ogni anno si tiene il 29 agosto verso un santuario dell'interno: si arriva e poi si dorme all'addiaccio o nelle case del vicino, antichissimo villaggio di Avlona. Un paese di contadini a tradizione matriarcale.

     

    Fu allora che conoscemmo una famiglia del posto, i genitori quasi settantenni e i quattro figli. Fu subito amore reciproco. Partecipammo, io e la mia compagna, tempo dopo, al matrimonio di uno dei figli. Fu lì che il nostro rapporto si cementò: la matriarca mi chiese di fare da "kumparo" di nozze al figlio. Da ospiti, quali eravamo fino ad allora, siamo diventati parte della famiglia».

     

    Ma Giuseppe Cederna che serve ai tavoli?

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    «In realtà più che cameriere, ruolo che assumo sempre quando arrivano gli italiani, io faccio il contadino. Come potevamo ricambiare la loro amicizia e ospitalità, ci siamo chiesti. Con regali magari inutili? Abbiamo pensato che era meglio se regalavamo loro il nostro lavoro. In estate c'è il grano da mietere, l'orto da curare, i pomodori e i fiori di zucca da cogliere… Che poi vengono imbottiti di carne e riso e serviti agli avventori della loro piccola taverna».

    Giuseppe Cederna Giuseppe Cederna

     

    E così il viaggiatore si è fermato a fare il contadino, ripetendo quello che è accaduto nella storia dell'umanità, quando il pastore errante è diventato agricoltore?

    «Proprio (ride). Abbiamo scoperto sulla nostra pelle la rivoluzione neolitica: io nei campi, la mia compagna in cucina… Poteva sembrare la cosa di un momento, è diventato un impegno vero: ogni volta il soggiorno si allunga e ho sempre meno voglia di tornare in Italia».

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