Marco Gasperetti per "www.corriere.it"
FILIPPO PICCHIATO DAI BULLI
Quando lo hanno massacrato di botte Filippo credeva di morire. «Una sensazione terribile, la stessa che ho provato quando ho letto la tragedia di Willy — racconta —. Certo, senza quei dolori fisici che mi annebbiavano la mente, ma con la stessa angoscia, con la medesima sensazione lugubre e oscura. Così mi sono detto che dovevo fare qualcosa di buono per fermare questa violenza. Ho deciso di metterci il mio volto ferito e deturpato dalle botte e dico ai miei coetanei: vi prego fermatevi fino a che siete in tempo. Perché se vi sporcate l’anima siete perduti per sempre».
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In Versilia
L’anima Filippo, un ragazzino fiorentino di 15 anni, ce l’ha ancora candida. Nonostante l’età, parla come un adulto con la testa sulle spalle. È riflessivo, pensa molto prima di agire. È stato vittima di un gruppo di picchiatori che la notte di Ferragosto sul pontile di Marina di Pietrasanta, in Versilia, lo hanno assalito e colpito con una furia incredibile.
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«Mi sono alzato per tre volte — ricorda Filippo — e per tre volte mi hanno gettato a terra colpendomi con pugni e calci. Sembravano impazziti, colpivano e ridevano. Stavo per svenire quando ho sentito il medico dell’ambulanza gridare che dovevo stare sveglio a tutti i costi e allora ho capito che ce la dovevo mettere tutta per restare vivo».
Mascella spappolata
Filippo ha la mascella spappolata, ha subito un’operazione complicata all’ospedale di Careggi a Firenze e purtroppo avrà lesioni permanenti. «La mia mandibola non tornerà più come prima — spiega lui — apro la bocca a fatica. Continuo a non ingerire cibi troppo solidi e spesso ho dolori». I suoi aggressori sono stati identificati, sono quattro bulli versiliesi già conosciuti dalle forze dell’ordine.
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Volevano punire un quinto ragazzo, denunciato per violenza sessuale, che aveva molestato una loro amica e se la sono presa con Filippo perché si era fermato. Aveva sentito una ragazza gridare, Filippo, e aveva avuto la sensazione che fosse in pericolo. Così si è voltato a guardare quei quattro, voleva aiutare quella ragazzina.
«Spero di ottenere giustizia»
«Quello che è successo per me ormai è passato — racconta —. Ma adesso spero di ottenere giustizia. Quei ragazzi potevano uccidermi, dicono di avermi scambiato per un’altra persona e poi non mi hanno neppure chiesto scusa. Mi hanno massacrato mentre stavo trascorrendo un periodo di vacanza nella casa di un mio amico e della sua famiglia. Ero felice di essere nel tempio delle vacanze, ci divertivamo, stavamo vivendo giorni spensierati».
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Accerchiato dalla violenza
Filippo si ferma un attimo e la sua espressione si fa cupa. «Ma la cosa che mi fa stare male adesso non è soltanto quello che è accaduto a me — continua —, ho la sensazione di essere accerchiato da tutta questa violenza. Che mi sembra sia cresciuta a dismisura in questi ultimi cinque anni. Non c’è giorno che non leggo a ascolto alla televisione di azioni punitive di bande di ragazzini. Picchiare è diventata una moda, se non picchi non sei nessuno.
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Io sono un non violento e lo sapete dove ho imparato ad esserlo? Praticando sport, che t’insegna la disciplina del corpo e della mente. Oggi, invece, vedo tanti ragazzetti che pensano di spaccare tutto, si sentono forti, invincibili. Secondo me hanno visto troppi film e non hanno avuto dei buoni genitori».
Movida prepotente
Mancano i controlli? «Certo che sì — annuisce il ragazzo —. Conosco persone della mia età che acquistano alcol e nessuno glielo vieta. Vedo una movida sempre più prepotente anche nella mia città, Firenze, e anche nel paradiso delle vacanze, la Versilia. Bisogna avere più rispetto delle leggi ma ci vuole anche più gente che le fa rispettare».
L’importanza degli educatori
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La scuola? «Ho appena iniziato la seconda liceo — risponde Filippo —. Ho bravi professori che non ci insegnano solo le loro materie ma anche a convivere con gli altri. E per stare bene con il prossimo bisogna rifiutare la violenza. Io penso che siano queste le persone più forti, nello spirito e nel corpo. Sono coraggiose. I picchiatori del branco sono solo ragazzini impauriti e allo sbando».
E se li dovesse incontrare un giorno? «Li guarderei negli occhi a testa alta e racconterei loro tutte le sofferenza che ho dovuto subire — risponde —. Gli direi che la violenza porta solo pasticci e che loro adesso sono proprio nei guai. Ma che l’anima sporca si può lavare, scegliendo un’altra vita, senza violenza e sopraffazione».
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