1 - «IO, UMILIATA DALLA DIRETTRICE ORA VOGLIO TORNARE A SCUOLA IL MIO EX? LO PERDONO»
Simona Lorenzetti per il “Corriere della Sera”
Entra in Tribunale a Torino infagottata in un pile grigio. Ha 22 anni e faceva la maestra d'asilo. Ha perso il lavoro dopo che l' ex fidanzato ha pubblicato sulla chat del calcetto alcune sue foto e video osé. Mezz' ora dopo è sul banco dei testimoni e racconta. Racconta la paura, l' angoscia. Ma soprattutto l' umiliazione subita nella primavera del 2018, quando per colpa di quelle immagini la direttrice della scuola materna (ora a processo per diffamazione e violenza privata) l'avrebbe costretta alle dimissioni, dopo una gogna pubblica di fronte alle colleghe di lavoro.
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«Aspettavo con ansia questo giorno - spiega -. Mi sono liberata di un peso. Ho raccontato tutto: non la mia verità, ma la verità. Avevo paura, perché era la mia parola contro quella della direttrice. E sapevo che le mie colleghe avrebbero negato quanto accaduto in quei giorni. Invece, adesso sta venendo tutto a galla e io non devo più nascondermi».
Quale episodio avrebbero dovuto negare le sue colleghe?
«La riunione convocata dalla direttrice per costringermi a dare le dimissioni».
L'incontro in cui lei è stata definita una «svergognata»?
«Sì, quel giorno fui sottoposta a un processo sommario. La direttrice mi apostrofò con frasi irripetibili e mi disse che era meglio me ne andassi spontaneamente, altrimenti avrebbe dovuto scrivere sulla lettera di licenziamento il motivo. E aggiunse che non avrei trovato più lavoro, che non mi avrebbero assunta neanche per pulire i bagni della stazione. Che su di me ci sarebbe stato un marchio indelebile».
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Una lettera scarlatta.
«Sì, un marchio che avrebbe fatto capire a tutti che ero una poco di buono. Non mi sono mai sentita così umiliata nella mia vita».
Le sue colleghe hanno cercato di aiutarla?
«No, anche loro mi hanno accusato senza neanche cercare di capire cosa fosse successo. Contro di me solo tanta cattiveria. Nessuna mi ha difeso quando sono stata messa alla gogna».
L'hanno accusata di essere una cattiva maestra?
«Non per le mie capacità professionali. Da parte dei genitori non c'è mai stata alcuna lamentela. Per la scuola e la direttrice ero diventata una cattiva maestra per quello che era successo nella mia vita privata. Per questo sono stata obbligata alle dimissioni, ma non c'erano elementi per giustificare il licenziamento».
Ha più incontrato il suo ex, lo ha perdonato?
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«Non l' ho più visto. Ma dentro di me penso di poterlo perdonare, anche se non saremo mai amici. Quello che ha fatto non trova giustificazione, ma è quanto accaduto sul lavoro che ha segnato la mia vita. Mi aspettavo solidarietà dalla scuola, non è stato così».
Qualcuno le ha mai chiesto scusa?
«Nessuno».
Però ha ricevuto molta solidarietà, anche dalla sindaca Chiara Appendino.
«Mi ha detto che non dovevo vergognarmi, che non avevo fatto nulla di male. E che avevo fatto bene a denunciare e a non subire».
La famiglia l'ha sostenuta?
«All' inizio è stato tutto complicato. Anche per i miei genitori è stato difficile capire. I rapporti sono cambiati, qualcosa si è rotto. Ma loro sono ancora oggi al mio fianco».
Ha mai pensato di non farcela?
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«Sì, credevo di non poter superare quei momenti. Ero disperata. Non riuscivo più a gestire l' asilo, la mia vita privata. Non sapevo come affrontare la mia famiglia».
Due anni dopo, cosa si è lasciata alle spalle?
«Ben poco. Questa vicenda ha stravolto la mia esistenza. Sono sempre stata una ragazza esteticamente molto curata. Oggi quasi non mi trucco più. Ho paura di indossare un abito corto, penso che la gente mi guardi con malizia. Prima lo facevo per piacere a me stessa, ora temo solo di essere giudicata. Non mi fido più delle persone, per non parlare degli uomini».
Cosa desidera adesso?
«Fare la maestra. Non ho più trovato lavoro da quando sono stata costretta a licenziarmi. Le strutture chiedono referenze, ma non sempre queste sono positive. Ho un marchio addosso che non riesco a cancellare».
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2 - "MI HANNO DISTRUTTO LA VITA ALLE ALTRE DICO: DENUNCIATE"
Estratto dell’articolo di Irene Famà per “la Stampa”
«La parte più dolorosa è stata la cattiveria sul lavoro. La scuola era il posto in cui avrei dovuto sentirmi protetta e invece è quello in cui sono stata più attaccata». La giovane maestra d' asilo, finita alla gogna e licenziata dopo che il suo ex fidanzato ha diffuso in una chat i suoi video osè, ricostruisce la vicenda, ora approdata in Tribunale. […]
Cosa l'ha ferita di più?
«La mancanza di solidarietà tra donne, tra colleghe. Essere stata accusata senza che nessuno cercasse di capire com' erano andate le cose […]».
Pensava di trovare protezione almeno a scuola?
«L'asilo era il luogo in cui avrei voluto sentirmi protetta. Ero la più giovane. Non mi aspettavo condivisione, ma comprensione sì. Dalla direttrice scolastica e anche da alcune maestre. La penso così: puoi condividere o meno le mie scelte, ma non puoi alimentare la cattiveria. Quelle foto sono state fatte girare pure da persone di cui mi fidavo, come altre colleghe. Sono stata accusata di aver messo io quei video in rete: non era vero nulla, ma nessuno mi è stato a sentire. Anzi. Mi hanno detto di denunciare solo il mio ex fidanzato, di fregarmene del lavoro».
vittima revenge
[…] Se si fosse trattato di un uomo, crede che sarebbe stato licenziato?
«No. Vuole un esempio? Il caso dell' insegnante ora considerato un sex symbol. Io ho sempre svolto il mio lavoro nel migliore dei modi e le stesse mamme l' hanno confermato. Non c' era motivo per licenziarmi. Mi hanno obbligata a dimettermi. Ciò che non andava bene era quello che era successo al di fuori della scuola, nella mia vita privata».
[…] Cosa consiglierebbe a una ragazza che si trova nella sua situazione?
«Di denunciare. All' inizio avevo paura, volevo nascondermi. Invece non c' è liberazione più piena di poter raccontare come sono realmente andate le cose. In questa vicenda ho capito quanto siano pericolosi i social […]».