telefono alla guida
Alessio Ribaudo per il ''Corriere della Sera''
L' ultima, in ordine di tempo, è stata la Procura di Pordenone.
Da martedì scorso, gli inquirenti che in quella provincia interverranno dopo incidenti stradali gravissimi potranno sequestrare tutti i dispositivi elettronici presenti all' interno dei mezzi coinvolti.
Il problema della distrazione al volante, secondo l' ultimo rapporto Aci/Istat, è la prima causa di incidenti stradali con lesioni in Italia (16,2% del totale). Senza considerare che, nei primi dieci mesi dello scorso anno, le multe per guida mentre si usava uno smartphone sono aumentate del 9,7 per cento rispetto allo stesso periodo del 2016 mentre quelle per eccesso di velocità o guida senza casco sono calate, rispettivamente, del 16,6 e 19,5 per cento.
alla guida con telefonino
Adesso, il procuratore Raffaele Tito ha emanato, una dettagliata direttiva (n° 4.414) in cui per tutti i dispositivi è possibile il sequestro in caso di incidente con morti o feriti gravissimi: dagli smartphone ai tablet, passando per gli smartwatch fino a strumenti come i navigatori satellitari (fissi o mobili) oppure i computer di bordo. Gli agenti, però, se lo faranno sul posto dovranno informare il guidatore che può farsi assistere dal legale o da una persona di fiducia.
telefonino alla guida
L' iniziativa ha come obiettivo quello di mettere le forze dell' ordine nelle condizioni di accertare se, per esempio, l' incidente è stato causato dalla distrazione e se, a sua volta, questa sia stata determinata dall' invio di messaggi sms o dall' uso di servizi di messaggistica istantanea. «È opportuno precisare - spiega il procuratore Tito nella direttiva - che i messaggi di WhatsApp e gli sms conservati nella memoria di un telefonino hanno natura giuridica di documenti».
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C' è di più: si potrà controllare se la distrazione è stata causata dalla navigazione in Rete, dalla consultazione o dalla pubblicazione di foto e post sui social network. Il provvedimento di Pordenone segue una riunione che, lo scorso 9 maggio, era stata convocata dal procuratore generale di Trieste, Dario Grohmann, fra tutti i procuratori dei quattro distretti da cui è emersa la necessità di impartire delle linee guida condivise per poi emanare altrettante direttive (una per provincia) e il giro di vite nei confronti di chi, al volante, usa in modo inappropriato la tecnologia. Il «pacchetto», tra l' altro, è già stato inoltrato da Grohmann al procuratore generale della Cassazione.
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«I magistrati hanno capito che il tema della sicurezza stradale merita strumenti adeguati sul versante delle investigazioni e dell' accertamento delle responsabilità - afferma Roberto Sgalla, direttore delle Specialità della polizia - e senza abusare di retorica siamo a davanti a una svolta storica. Sono davvero felice anche della collaborazione virtuosa fra istituzioni perché era stato il compartimento della Stradale del Friuli Venezia Giulia a sottoporre al procuratore generale Grohmann la problematica dei dispositivi elettronici in caso di incidenti stradali gravissimi».
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L' iniziativa dei magistrati del Friuli Venezia Giulia non è una novità assoluta visto che in passato altre Procure, tra cui quelle di Torino e Roma avevano dato disposizioni dettagliate sull' argomento.
«Queste direttive sono importanti ma occorre fare altri passi fondamentali per contrastare la distrazione alla guida - conclude Roberto Sgalla - ovvero puntare sulla prevenzione attraverso campagne d' informazione che facciano capire l' estrema pericolosità di questo comportamento e modificare la normativa prevedendo il ritiro immediato della patente, con conseguente sospensione per un periodo di tempo congruo, per chi viene pizzicato a utilizzare smartphone o tablet mentre guida».
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