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    “SERATONA ALLA GRANDE” - MA QUALE BRINDISI ALLE DISGRAZIE DI RENZI, LETTA CELEBRAVA SOLO “LA RITROVATA UNITA’ DEL PD A PISA” (E BRINDA CON IL PONCE LIVORNESE?) – COME DAGO-ANTICIPATO, I RENZIANI SI ERANO SCAGLIATI CONTRO LETTA PER IL TWEET SIBILLINO NEL GIORNO IN CUI VENIVA PUBBLICATO DAL “FATTO” L’ESTRATTO CONTO DI RENZI. LETTA SMENTISCE DI AVER ESULTATO PER LE DISGRAZIE ALTRUI MA SULLA PUBBLICAZIONE DEI MOVIMENTI DI UN CONTO CORRENTE IL PD TACE…


     
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    Laura Cesaretti per "il Giornale"

     

    La smentita di Enrico Letta arriva con un giorno di ritardo. Quel tweet di sabato sera - foto di tazza di ponce, con su scritto «Super sassolino», e con il sibilllino commento «Seratona alla grande», non era giubilo per le disgrazie altrui, nella fattispecie dell'eterno rivale Matteo Renzi.

     

    Cosa che tutti o quasi avevano pensato, vedendolo spuntare su Twitter al termine di una giornata in cui si erano toccate nuove vette acrobatiche del circo mediatico-giudiziario, con la pubblicazione dei movimenti del conto corrente dell'ex premier: e infatti, sotto il tweet di Letta, era arrivata per ore una valanga di commenti indignati e a volte insultanti contro il sospetto brindisi.

     

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    Ieri sera Letta ha smentito: il ponce serviva a celebrare «la ritrovata unità del Pd della mia Pisa», evidentemente in precedenza smarrita. Invece, lamenta, «parte un'onda Twitter legata a vicende fiorentine che rispetto ma che nulla hanno a che vedere. Stop».

     

    «Vicende fiorentine che rispetto» si riferirebbe, si immagina, all'inchiesta della procura sulla renziana Fondazione Open, inchiesta da cui tracimano a puntuali intervalli (e in genere sul Fatto Quotidiano), indiscrezioni, intercettazioni, documenti bancari.

     

    Fino al culmine, mai visto prima, dell'estratto conto di un senatore offerto alla pubblica opinione. Pubblicazione assai mirata, ma ancor più surreale perché qualunque cittadino, ogni anno, può leggersi con minimo sforzo tutte le informazioni su patrimonio e redditi dei parlamentari, accedendo alle loro pubbliche dichiarazioni.

     

    Ma la pubblicazione (illegale) dei movimenti di un conto corrente è un nuovo vertice, ancora mai raggiunto. Che infatti ha suscitato un'ondata di trasversale indignazione politica: da Guido Crosetto di Fdi («Quando pubblicherete le foto di Renzi in bagno?») a Carlo Calenda di Azione («Ripugnante»), a molti esponenti di Forza Italia. E ancora il sottosegretario radicale Benedetto Della Vedova il centrista Maurizio Lupi, il socialista Riccardo Nencini, l'ex Cisl Marco Bentivogli: tutti mettendo da parte le simpatie o antipatie personali per Matteo Renzi - parlano di «barbarie», di «vergognosa macchina del fango», di «metodi aberranti», di «violazione della Costituzione», di «violazione della privacy», di «delegittimazione a orologeria».

    RENZI LETTA RENZI LETTA

     

    Tutti, e di tutte le parti politiche. Tranne una (i Cinque stelle, ovviamente, non fanno testo in materia di civilità e Stato di diritto): il Pd. Con pochissime, eroiche eccezioni, il partito di cui Renzi fu segretario è l'unico che tace rigorosamente. La consegna del silenzio è inflessibile, chi si azzardasse a denunciare lo scempio di principi e garanzie verrebbe immediatamente tacciato di intelligenza col nemico numero uno.

     

    Fanno coraggiosamente eccezione vecchi garantisti come Andrea Marcucci, che parla di «un passo verso l'abisso che dovrebbe indignare tutti», e Salvatore Margiotta che retwitta le denunce del misfatto da parte di giornalisti e politici. Per il resto, un silenzio di tomba, coronato dal segretario che parla di «vicende fiorentine che rispetto». Del resto, a pensar male, azzoppare Renzi alla vigilia della partita del Colle non è proprio la cosa peggiore che possa capitare, vista dal Nazareno.

    ENRICO LETTA ENRICO LETTA

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