SERENA PERDE LE STAFFE E MANCA IL RECORD OSAKA REGINA A NEW YORK
Stefano Semeraro per ''la Stampa''
serena williams us open 4
La finale degli Us Open diventa una sceneggiata, un dramma in prime time, e mamma Serena perde la testa, la faccia e la partita dopo una lite furibonda con l' arbitro - accusandolo di essere ladro e sessista - come le era già capitato nel 2009 quando minacciò una giudice di linea di «farle ingoiare una pallina».
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Finisce in lacrime, la ex Number One, infuriata come una Pantera vera, piegata in due set (6-2 6-4) dalla sua figlioccia sportiva Naomi Osaka, anni 20, giapponese di padre haitiano ma cresciuta fin da piccola negli States, che ha giocato da fuoriclasse assoluta, dominando il primo set e tenendo in maniera sublime nel secondo quando la Williams ha provato a rovesciare il tavolo, in campo e fuori, ma si è vista rubare la scena (mediatica) dal suo idolo d' infanzia.
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Il futuro è comunque dalla sua parte: è la prima giapponese (soprattutto di passaporto) a prendersi un torneo dello Slam, e di sicuro non sarà l' ultimo, da domani sarà numero 7 del mondo. Serena invece deve dire ancora una volta ciao al record di 24 Slam in carriera che resta in solitaria a Margaret Court, e mastica amarissimo. Tutto in una notte, anzi: in poco più di un' ora. Succede, bellezze, sono gli Us Open. E questa è New York.
La sceneggiata inizia nel primo game del secondo set, dopo che Naomi ha chiuso il primo picchiando come e più di Serena, lasciandola spesso a mezzo metro dalla palla.
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Coach Mouratoglou in tribuna fa segno a Serena di giocare in mezzo al campo, il giudice di sedia Carlos Ramos le affibbia un warning e quando lo capisce la Diva lo redarguisce: «Io non baro, piuttosto perdo, non l' ho neanche guardato». Osaka attraversa l' unico momento critico del match, cede il servizio ma sul 3-1 Serena si spara nei piedi con due doppi falli e restituisce il favore. Demolisce però la racchetta e Ramos le infligge prima un punto di penalità, poi, placidamente indignato dopo che Serena lo accusa di essere un ladro e di averle rubato un punto, sconfinando nel grottesco («non faccio queste cose: io ho una figlia!») anche un intero game di penalità: 5-3 Osaka.
naomi osaka vince lo us open 4
Apriti cielo, e tetto sopra l' Arthur Ashe. «Sei tu che ti devi scusare», ripete, come un disco rotto, convocando gli attoniti supervisor e tentando anche la carta del sessismo a buon mercato: «Ogni anno succede qualcosa in questo torneo, mi trattate così perché sono una donna: i maschi dicono ben di peggio e non li punite».
naomi osaka vince lo us open 3
Qualche ragione magari ce l' ha, la Serena furiosa - Ramos è stato corretto ma burocratico, Paire o Kyrgios con questo metro non finirebbero un match - ma i modi e i toni sono da matita blu. La partita finisce in pratica lì, anche se dura altri due game, prima di un epilogo surreale in cui Serena si asciuga le lacrime con la rabbia e durante la premiazione arringa il pubblico vociante e perplesso: «So che tifavate per me, ma ora applaudite Naomi, ha giocato bene. Per me è stato un anno complicato, vedremo se tornerò l' anno prossimo». La Osaka, tornata di colpo giapponese, si inchina, ringrazia, e alza una coppa strameritata ma un po' amara. Sipario, su una finale che apre un' era e forse ne chiude - malamente - un' altra.
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