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    "LE BR? PER MOLTI PURTROPPO HANNO RAPPRESENTATO UN'IDEA SEDUCENTE - L'ARTE MI HA SALVATO. IO HO EROTIZZATO TUTTO NELLA RECITAZIONE" - SERGIO CASTELLITTO SARA' IL GENERALE DALLA CHIESA IN UNA SERIE SU RAIUNO: "E' STATO IL PRIMO A CAPIRE CHE IL TERRORISMO NASCEVA DA UNA CRISI DELLE ISTITUZIONI" - IL MIO EGO? SOTTO LE SCARPE PERCHE'..."


     
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    Renato Franco per il corriere.it

     

    Sergio Castellitto Generale Dalla Chiesa 2 Sergio Castellitto Generale Dalla Chiesa 2

    Ventenne negli anni Settanta, di sinistra: come ha vissuto la stagione delle Br?

    «L’arte mi ha salvato. Erano gli anni in cui nasceva la passione per il teatro, quella è stata la mia piccola rivoluzione rispetto al sentimento tipico della gioventù - il desiderio di rompere con una regola, con un destino già prefissato per te: io ho erotizzato tutto lì, nella recitazione. Erano gli anni dell’accademia, della passione, ho letto Shakespeare e Cechov, non leggevo i bollettini delle Br».

     

    Per molti era un’idea seducente...

    «Purtroppo sì. Era seducente qualsiasi idea rompesse con un’azione che appariva ferma, immobile, pietrificata nello sviluppo del futuro. In qualche misura è naturale che sia così, che lo spirito giovanile vada verso la contrapposizione, verso la rottura; è addirittura legittimo, ma arriva un momento in cui si capisce dove sta la verità, anche se la verità è un concetto labile, come il potere. Il potere è sempre altrove, diceva Sciascia».

     

    Sergio Castellitto Generale Dalla Chiesa 3 Sergio Castellitto Generale Dalla Chiesa 3

    Ieri la società era immersa nella contrapposizione politica, oggi prevale il disincanto...

    «La classe politica italiana ha lavorato bene per costruire il disincanto della maggior parte dei cittadini, la personificazione più evidente di questo stato d’animo è nella disaffezione al voto; quando la metà della popolazione non va a votare dobbiamo farci delle domande. Il Parlamento mi sembra fuori fuoco rispetto a quanto sia decisiva la voce della televisione. La tv è la nuova Chiesa, è lì che ormai crediamo si dica la verità. L’altra Chiesa sono i social, un mostro che si fonda su una sostanziale stupidità: la pretesa di pensare che esistiamo e ci sentiamo rappresentatati solo per il fatto di possedere un profilo virtuale».

     

    Sergio Castellitto Generale Dalla Chiesa 4 Sergio Castellitto Generale Dalla Chiesa 4

    Dopo aver interpretato tanti eroi del nostro tempo — Coppi, don Milani, Padre Pio, Rocco Chinnici — Sergio Castellitto veste la divisa del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa nella serie in 4 serate (il titolo in via di definizione) che arriverà su Rai1 in autunno, in occasione dei 40 anni dalla morte di Dalla Chiesa (3 settembre 1982), ucciso in un agguato di Cosa Nostra. Coprodotto da Stand By Me e Rai Fiction, è un action-movie che si concentra sui dieci anni che lo videro impegnato nella lotta al terrorismo.

    «La figura di Dalla Chiesa è molto interessante dal punto di vista politico e sociale, ma lo è altrettanto dal punto di vista psicologico, che è quello che mi interessa di più come attore. È un uomo che ha vissuto sempre in guerra, ha iniziato con la Resistenza e ha finito con Cosa Nostra, un uomo che ha fatto subire alla propria affettività le conseguenze dolorose delle sue scelte anche come marito e padre. Come tutte le persone che si rispettano era un uomo che aveva paura, per sé e per gli altri. Un sentimento umanissimo che però non prevaleva mai sul suo senso del dovere».

     

    pietro e sergio castellitto pietro e sergio castellitto

    Qual è stato il suo tratto nella lotta alle Br?

    «La sua straordinarietà è stata quella di non essere solo un soldato, un carabiniere, ma un grande investigatore, anche attraverso l’intuizione psicologica: è stato uno dei primi a capire che per poter comprendere il terrorismo non si poteva prescindere dal fatto che un processo rivoluzionario nasce sempre da una crisi delle istituzioni, e lui ha intuito che per capire quel processo e combatterlo, era importante normalizzare, umanizzare il nemico. I terroristi per arrivare a uccidere il nemico dovevano disumanizzarlo, demonizzarlo; Dalla Chiesa invece adottava il processo contrario. L’indignazione a prescindere, che è sacrosanta, è invece spesso l’anticamera della propaganda».

     

    sergio castellitto foto di bacco sergio castellitto foto di bacco

    È un film che risponde al dovere della memoria o racconta anche qualcosa del nostro oggi?

    «Il dovere della memoria è intoccabile ma nasconde il rischio di mummificare e santificare certe figure in una sorta di celebrazione retorica. La capacità di analisi di Dalla Chiesa, il suo modo di andare alla radice dei motivi per cui il terrorismo si affermava, servirebbero anche oggi rispetto all’orrore che stiamo vivendo. Normalizzare e umanizzare il tuo nemico è l’unico modo per smascheralo».

     

    margaret mazzantini sergio castellitto foto di bacco (2) margaret mazzantini sergio castellitto foto di bacco (2)

    Nella sua carriera prevale il cinema di impegno, il dramma più della commedia. È una sua scelta?

    «Spesso hanno scelto gli altri per me, il problema è che in Italia ci sono molti film comici e poche commedie. Io penso che un attore dovrebbe scrivere sempre accanto al curriculum delle cose fatte anche il curriculum delle cose che non ha voluto fare - che per rispetto non dico. Recitare significa anche esprimere la tua opinione, ogni film fatto rappresenta una scelta precisa».

     

    Lei è un attore di successo, sua moglie Margaret Mazzantini una scrittrice di primo piano, suo figlio Pietro una giovane promessa o realtà che dir si voglia. Come funziona la distribuzione dell’ego in casa...

    «Il nostro di genitori è sotto le scarpe perché esiste solo l’ego dei figli. La nostra quotidianità è lontana dall’immagine che una famiglia - diciamo con pudore - di artisti può lasciar pensare. L’impresa eccezionale è essere normali... e ai nostri figli abbiamo dato sostanzialmente una cosa: la libertà intesa come impegno, una libertà che ti devi guadagnare ogni giorno, non come pretesa o diritto di per sé».

     

    pietro e sergio castellitto margaret mazzantini pietro e sergio castellitto margaret mazzantini

    Avete 4 figli, due maschi e due femmine, che di secondo nome si chiamano Contento/a: un’aspirazione, un invito, un errore da giovani innamorati?

    «È un augurio. La felicità confina spesso con la paura di perderla, con una certa isteria dell’animo, mentre la contentezza sembra a me e Margaret uno stato più rasserenante dell’esistenza. E poi è bello che abbiano un nome che li accomuna come fratelli e sorelle».

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