Emiliano Bernardini per “il Messaggero”
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La ripresa del campionato non è fondamentale solo per un sistema che da tempo cammina in equilibrio su un filo sempre più sottile, ma è anche la carta vincente per le prossime elezioni. Non sarà certo sfuggito che i mandati dei presidenti federali vanno rinnovati. O alla fine di questo anno o al prossimo poco importa. Quello che è certo è che sul ritorno in campo ci si gioca molto.
E i due uomini forti del calcio italiano Gravina e Sibilia (domani il consiglio chiuderà la stagione dei Dilettanti) non si faranno trovare impreparati. Ognuno a modo suo ha pronta una rivoluzione: play-off e riforma dei campionati. Giocare è fondamentale. A qualsiasi costo. D'altronde il presidente della Figc si è speso in prima persona e non portare a casa il risultato vorrebbe dire fallimento. Soprattutto per i suoi avversari. E in questo periodo sono cresciuti a vista d'occhio. Gravina l'ha testato con mano dovendo anche tornare indietro su certe decisioni: vedi quella di escludere Casasco dalla creazione del protocollo.
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TAMPONI E QUARANTENA
A proposito oggi il Cts darà il responso sul nuovo documento. C'è ottimismo. Di certo verrà chiesto alla Figc di mettere in anticipo nero su bianco come hanno deciso di reperire i tamponi. La quarantena è l'altro grosso nodo. Il tempo stringe. Anzi a dire la verità si contrae sempre di più. Ieri la Figc ha adottato il provvedimento contenuto nel nuovo Dpc che vieta eventi, anche a porte chiuse, fino al 14 giugno. Anche se nel comunicato è stato specificato «nelle more di un'ulteriore e auspicabile determinazione in argomento». Ossia la Federcalcio spera che si possa rivedere la data. Tradotto: l'obiettivo resta ripartire il 13 giugno. Sulla questione il patron dell'Udinese Pozzo è tornato alla carica: «Ripartire il 13 giugno insulto all'intelligenza». Data votata a maggioranza dai presidenti della serie A. Insomma se tutto dovesse restare così, si perderebbe almeno un'altra settimana.
Giovanni Malagò e Gabriele Gravina Foto Mezzelani GMT45
Ricominciare il 20, vorrebbe dire giocare ogni due giorni (12 giornate più il turno dei 4 recuperi saltati a fine febbraio). E non ci sarebbe spazio per la semifinale di ritorno e la semifinale di coppa Italia. E non è un caso che si sia tornati a parlare di Play-off e Play-out. La grande rivoluzione di Gravina. Un'idea che culla da tempo e che in futuro potrebbe entrare in pianta stabile. Quattro squadre per la lotta scudetto: nessuno accetterebbe di mettere a rischio la Champions. E sei per la retrocessione. Poche gare, da giocare anche tutte al centro sud. Praticamente la soluzione e quarantena e mancanza di tamponi. L'Uefa gli ha dato un assist concedendo il cambio format (si potrà comunicarlo entro il 17 giugno). Anche il Decreto Rilancio è venuto in suo soccorso abbreviando l'iter della giustizia sportiva.
I QUESITI DI SIBILIA
Ma c'è di più perché all'art 211 bis si legge: «le Federazioni sportive possono adottare, anche in deroga alle vigenti disposizioni dell'ordinamento sportivo, provvedimenti relativi all'annullamento, alla prosecuzione e alla conclusione delle competizioni e dei campionati, professionistici e dilettantistici, ivi compresa la definizione della classifiche finali, per la stagione sportiva 2019-2020, nonché i conseguenti provvedimenti relativi all'organizzazione, alla composizione e alle modalità di svolgimento delle competizioni e dei campionati professionistici e dilettantistici, per la successiva stagione sportiva 2020-2021».
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Una norma che sembra scritta apposta per le rivoluzioni di Gravina e Sibilia. «Sono troppe 100 squadre professionistiche. Un sistema dove una squadra di Lega Pro ha le stesse incombenze fiscali della Juve» ha detto al Mattino il vice presidente della Figc e numero uno dei Dilettanti. «La serie B a 40 squadre è una soluzione. Ma non l'unica». Domani il Consiglio Federale, il primo dal vivo da marzo. Si dovranno prendere decisioni importanti.
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