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    "SERVE UNA PORCATA" PER LA TIRRENO POWER (CONTROLLATA AL 39% DA DE BENEDETTI)? TRANQUILLI, C'E' IL SOTTOSEGRETARIO ALLA PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DE VINCENTI - IL RUOLO DEI MINISTRI GUIDI E DI PAOLA SEVERINO


     
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    Marco Grasso e Marco Menduni per “La Stampa

     

    tirreno power centrale di vado ligure tirreno power centrale di vado ligure

    La soluzione all’affaire Tirreno Power stava, nelle intenzioni, in una leggina firmata dal ministero dell’Ambiente, ma preparata di fatto nelle stanze del dicastero allo Sviluppo economico. «Una porcata» che «pulita non potrà mai essere», al punto da far sentire i suoi redattori - due alti dirigenti dell’Ambiente - «le mani lorde di sangue», perché è scritta direttamente «da quelli là», in una forma più favorevole ai vertici dell’azienda che alla Procura, che sostiene invece la tesi che i fumi della centrale di Vado, messa sotto sequestro, abbiano provocato migliaia di morti.

     

    La macchinazione per costruire una «norma ad-hoc» che contenga un’interpretazione «più favorevole a Tirreno Power», coinvolge i più alti livelli e nell’inchiesta dei carabinieri del Nucleo operativo ecologico di Genova si citano spesso (anche se non appaiono mai direttamente) due membri del governo.

     

    rodolfo E carlo de benedetti lap rodolfo E carlo de benedetti lap

    Il primo è Massimo De Vincenti (Pd), ex viceministro allo Sviluppo economico oggi sottosegretario alla presidenza del Consiglio, che secondo i militari «si adopera» per «suggerire la strada a Tirreno Power per aggirare le prescrizioni» ambientali, e vorrebbe un’ispezione del Csm per bloccare il titolare delle indagini, il procuratore di Savona Francantonio Granero. Il secondo è il suo ex superiore, Federica Guidi, nel cui ufficio riceverebbe l’ex Guardasigilli Paola Severino, avvocato difensore di Tirreno Power. Tema del summit, per gli inquirenti, sarebbe proprio il piccolo «porcellum».

    CLAUDIO DE VINCENTI CLAUDIO DE VINCENTI

     

    La conversazione al centro dell’inchiesta coinvolge due alti funzionari del ministero dell’Ambiente, Giuseppe Lo Presti, dipendente della divisione che si occupa del rilascio delle Aia (Autorizzazione integrata ambientale), e Antonio Milillo. Non sanno che i militari hanno piazzato nell’ufficio di uno dei due una cimice che registra tutto il loro disgusto per una norma (che poi non verrà approvata) volta a «stressare il sistema»: «E meno male che siamo il ministero dell’Ambiente». In ballo c’è un apparente trade-off, tra «livelli occupazionali» e salute». E chi conta, a giudicare dalle loro parole, non sta nel loro dicastero.

     

    FEDERICA GUIDI IN SENATO FOTO LAPRESSE FEDERICA GUIDI IN SENATO FOTO LAPRESSE

    «A un certo punto - scrivono gli investigatori - sembra che il tentativo da parte delle Istituzioni di “dare una mano” a Tirreno Power con la norma ad hoc diventi concreto tanto che dalla seguente ambientale emerge come gli uffici del Ministero dell’ Ambiente siano interessati ad apporre le modifiche di competenza ad una bozza di testo che evidentemente è stata redatta dal Ministero dello Sviluppo economico (tuttavia questo tentativo di “aiutare” l’azienda a superare il sequestro penale e le problematiche ambientali esistenti, mediante una norma ad hoc, ad oggi non si è concretizzato). Dall’ambientale emerge anche come l’avvocato Paola Severino abbia a questo proposito un incontro con il Ministro dello Sviluppo Economico Federica Guidi».

    Paola Severino Paola Severino

     

    Ma che cosa avviene nei giorni immediatamente precedenti a questo colloquio intercettato? Sequestrata da marzo l’azienda, Tirreno Power aveva presentato nei primi giorni del mese una nuova richiesta di Aia. Un documento nel quale garantiva che, se si fosse proceduto al riavvio degli impianti, sin da subito si sarebbe potuto garantire una sostanziale riduzione delle emissioni.

     

    Proprio la richiesta di una nuova Aia, in quei giorni, aveva determinato la decisione del Tar di rinviare la discussione sui ricorsi congiunti presentati, davanti al tribunale amministrativo, da tutte le parti coinvolte nella vicenda. Il senso della decisione: inutile discutere di vecchie autorizzazioni, se ne fosse stata concessa una nuova. Si arriva così alla discussione intercettata tra i dirigenti e i funzionari del ministero dell’Ambiente, testimonianza degli sforzi delle istituzioni per superare il sequestro e far ripartire la centrale di Vado.

     

     

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