Marco Bresolin per “la Stampa”
COME ARRIVA IL GAS IN ITALIA
Cinque anni per azzerare la dipendenza energetica dalla Russia. Con un percorso che porterà all'eliminazione graduale dell'import di gas, petrolio e carbone entro il 2027. Riuniti a Versailles - nel vertice che li ha visti prendere l'impegno solenne di «aumentare le spese per la Difesa» - i leader hanno dato mandato alla Commissione per mettere a punto un piano in grado di definire con esattezza le fonti alternative che dovranno sostituire l'acquisto di combustibili fossili da Mosca.
Sarà presentato verso la metà di maggio, dopodiché ci sarà un altro Consiglio europeo straordinario per approvare quello che Ursula von der Leyen ha già ribattezzato «RePowerEU». Restano ancora alcuni interrogativi sulle modalità di finanziamento di questa nuova transizione energetica, visto che al momento non c'è l'intesa sui bond comuni chiesti da Italia e Francia. Nel fronte dei contrari si registrano le aperture dell'Austria, ma il muro non è ancora caduto perché Svezia e Paesi Bassi hanno ribadito il loro «no» più assoluto.
gasdotti in europa
Molto dipenderà dalla posizione tedesca, che resta fredda. Olaf Scholz continua a respingere anche le richieste che arrivano dagli Stati membri dell'Est Europa, che vogliono decidere "immediatamente" l'estensione delle sanzioni al settore energetico, sulla scia di quanto fatto dagli Stati Uniti. Il premier polacco, Mateusz Morawiecki, si è presentato al vertice di Versailles con una precisa richiesta: «Bisogna stabilire immediatamente divieti e restrizioni sull'importazione di tutti i tipi di carbone, petrolio e gas» ha scritto in una lettera indirizzata ai vertici istituzionali dell'Unione europea.
estrazione di gas nel mediterraneo orientale
«Le sanzioni devono paralizzare l'economia russa - gli ha dato manforte il premier lettone Arturs Krisjanis Karins -, è ora di escludere dallo Swift tutte le banche e fermare l'importazione dell'energia dalla Russa. Se non ora, quando?». Emmanuel Macron, nelle vesti del padrone di casa, ha avvertito i colleghi dicendo che «bisogna essere pronti per tutti gli scenari». Per la Francia, a differenza di Germania e Italia, l'uscita sarebbe meno dolorosa «perché noi dipendiamo dal gas russo meno di altri, grazie al nucleare. L'Ue deve decidere a che ritmo ridurre e poi azzerare la dipendenza».
estrazione di gas 7
La data per l'uscita dal gas russo compare in modo inequivocabile nelle slides presentate ai leader da Ursula von der Leyen: 2027. L'esecutivo comunitario preparerà entro la fine di marzo una serie di proposte per limitare l'aumento dei prezzi dell'elettricità e per gestire gli stoccaggi, ma verso la metà di maggio metterà sul tavolo un piano dettagliato per indicare le possibili alternative al gas russo, un mix tra gas naturale liquefatto (Gnl), nuove forniture via gasdotto, idrogeno, rinnovabili e risparmio energetico: bisogna sostituire circa 150 miliardi di metri cubi di gas, vale a dire la quantità che l'Europa ogni anno importa dalla Russia.
estrazione di gas 5
Entro la fine del 2022 è possibile tagliarne solo 100 miliardi, per il resto ci vuole più tempo. Cinque anni, appunto. Ma il piano avrà un costo significativo. I prezzi del Gnl, così come quelli dell'idrogeno, sono molto alti e dunque sarà necessario un ingente programma di «investimenti massicci», come ha ricordato Ursula von der Leyen, parlando di «un momento decisivo per l'Unione europea».
Ma da dove arriveranno i fondi per tutti questi investimenti? Macron ha spiegato che ci sono tre vie: «Investimenti privati, investimenti pubblici e investimenti pubblici comuni. E io credo che serviranno tutte e tre le categorie». Sulla prima non ci sono ostacoli. Alla seconda si sta lavorando con un nuovo quadro per gli aiuti di Stato, ma bisogna ancora discutere la compatibilità di questi investimenti con i vincoli di bilancio Ue.
gazprom
Il braccio di ferro più duro, però, si preannuncia sulla terza categoria. «Investimenti pubblici comuni» significa nuovo debito raccolto a livello Ue, sulla scia del Recovery. A sorpresa ieri è arrivata un'apertura dal cancelliere austriaco Karl Nehammer: «Abbiamo sempre detto che in una crisi bisogna investire e ora stiamo vivendo una guerra in Europa. Ciò significa che gli investimenti sono necessari e vanno fatti collettivamente». Ma l'olandese Mark Rutte resta fermo sulle sue posizioni: «Il Recovery è un programma una tantum e c'è ancora molto da fare per il primo. Il bis non è sul tavolo».
gasdotto transmed
Ancor più velenosa la svedese Magdalena Andersson: «Sono stata ministro delle Finanze per 7 anni, so che alcuni Paesi trovano sempre delle scuse per non pagare le loro spese». Il summit di ieri si è aperto con l'intervento di Roberta Metsola che ha definito Putin e Lukashenko «criminali di guerra»: per questo, secondo la presidente del Parlamento Ue, andranno processati al Tribunale dell'Aia. In serata invece si è discusso della richiesta di adesione presentata dall'Ucraina, tema che continua a dividere i 27: «Non possiamo aprire il processo di adesione a un Paese in guerra - ha sintetizzato Macron -, ma nemmeno chiudere la porta e dire che non potrà mai entrare».