ALBERTO MANENTI IN ACCADEMIA CON ANDREOTTI
1. DAGONOTA
Come sempre capita a fine estate si aprono le danze sulle nuove nomine pubbliche in scadenza: ieri sono cominciate quelle sui Servizi Segreti, domani si riapriranno quelle sulla Rai dopo la nomina del suo Amministratore Delegato fatta all’inizio di agosto. Ma nessuna nomina e’ mai stata così delicata per il nostro Paese come quelle dei nuovi vertici dei Servizi.
Pansa e Manenti sono arrivati a fine corsa, avendo raggiunto i limiti di età. Hanno rappresentato al meglio la parte migliore dei nostri apparati di intelligence e di sicurezza, compiendo fino in fondo il loro compito in maniera difficilmente superabile.
ALBERTO MANENTI
Non dimentichiamo che l’Italia non ha avuto alcun attentato terroristico o che tale possa realmente definirsi.
Non dimentichiamo inoltre che tutte le altre democrazie europee e occidentali, Usa, Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna, Belgio invece hanno subito diversi e gravi attentati, pur godendo di risorse e leggi ben più forti delle nostre. Tutto merito dei nostri Servizi? Certamente no, ma qualche onore e applauso glielo vogliamo rendere? Prima di starnazzare sui giornali, lanciando improbabili candidature, anzi auto-candidature, di sostituti?
alessandro pansa
Se la “nuova politica” nel pieno del suo massimo consenso non sarà capace di rendere pubblico onore al merito di questi uomini prima di nominarne altri, vorrà dire che non è in grado di riconoscere, in mezzo a tanta mediocrità, quei pochi fiori ben cresciuti nella classe dirigente del nostro Paese.
salvini sull aereo militare verso la libia
Passiamo al futuro con qualche consiglio di navigazione ai “nuovi governanti”: le parti operative dei Servizi, Aisi e Aise, necessitano di esperienza interna, di continuità, di conoscenza profonda degli uomini sul campo e delle complesse “macchine” di funzionamento. Giusta quindi la conferma in tal senso di Parente al vertice dell’Aisi: credibilità, esperienza, legittimazione interna.
salvini sull aereo militare verso la libia
La continuità nei Servizi, soprattutto se ben gestiti e cresciuti, è la cosa principale da tutelare per la tenuta dell’Apparato stesso. E l’Aise ha creato un gruppo dirigente all’altezza della situazione per la tutela e la sicurezza dello Stato.
In questi giorni sui giornali le danze agitano nomi e cognomi più o meno credibili di candidati ma tutti sanno che le scelte vere, quelle che potranno veramente dare il segno di un Governo unito e lungimirante, autorevole e non dilettantesco, sono veramente pochissime; sono già lì, davanti agli occhi di tutti, evitando così di fare strane e pericolose invenzioni.
2. DIPLOMATICI E 007 DELLA MISSIONE LIBICA NEL MIRINO DEL GOVERNO "BISOGNA RIPARTIRE"
Francesco Grignetti per “la Stampa”
elisabetta belloni gianfranco fini
La Libia spaventa il governo. Troppi i segnali di una crisi incipiente, dall' immigrazione incontrollata alla questione petrolifera, alle convulsioni politiche, al processo di pacificazione che sembra arenatosi. E intanto la Francia mostra un attivismo quantomai spregiudicato nell' area. E così la maggioranza giallo-verde ha deciso che occorre al più presto, già a settembre, una nuova ripartenza, in vista della conferenza internazionale che si terrà a novembre in Sicilia. Ecco dunque che si profilano diversi avvicendamenti nelle figure chiave che finora hanno gestito il dossier libico. Un giro completo di valzer tra uomini dell' intelligence e della diplomazia italiana.
BELLONI SORRIDE A DI MAIO
Prima mossa del premier Giuseppe Conte, che ha coinvolto i ministri interessati, è un nuovo assetto dei servizi segreti. Si profila la nomina di un nuovo direttore dei Dis, il Dipartimento che sovrintende il comparto dell' intelligence: esce di scena il prefetto Alessandro Pansa, prorogato nel marzo scorso per un anno, ma già in età di pensionamento; al suo posto si fanno più ipotesi, ma la più accreditata vede in arrivo l' attuale segretario generale della Farnesina, l' ambasciatrice Elisabetta Belloni, dama di ferro del ministero degli Esteri, giro di perle e determinazione massima. La Belloni è benvista al Quirinale e nei più diversi ambienti della politica. Si era fatto il suo nome persino come possibile ministro degli Esteri al tempo dei primi incontri tra Salvini e Di Maio.
MOAVERO DI MAIO SALVINI CONTE MATTARELLA
Il possibile arrivo di una ambasciatrice al vertice degli 007 non sarebbe una novità assoluta, in quanto già l' ambasciatore Giampaolo Massolo ha retto quella posizione per diversi anni. Più difficile ma sempre possibile, specie se alla Farnesina sentissero di non poter fare a meno della Belloni, la promozione del vice di Pansa, Enrico Savio.
la nuova sede dei servizi segreti a roma piazza dante foto del sito degradoesquilino
Cambi in vista anche alla guida dell' Aise, l' agenzia che cura l' intelligence all' estero.
È in uscita il generale Alberto Manenti, anche lui prorogato per un anno dal governo Gentiloni, anche lui in età da pensione. Nulla di personale, si dice. Fisiologico avvicendamento. È un fatto, però, noto agli addetti ai lavori, che tra Salvini e Manenti non ci sia feeling.
Tanto che per il primo e unico viaggio del ministro dell' Interno a Tripoli, dove tradizionalmente si va e si torna con i piccoli jet del servizio segreto, Salvini ha preteso di viaggiare su un C130 dell' aeronautica. E ci ha tenuto anche a farsi un selfie con i piloti, poi rilanciato sui social, affinché chi di dovere capisse che lui - a differenza del suo predecessore Marco Minniti? - non si appoggiava a Manenti.
servizi segreti
Il risultato finale, abbastanza grottesco, è che Manenti è atterrato a Tripoli 5 minuti dopo il ministro con un altro aereo, il suo. Ebbene, per l' incarico di Manenti ci sono diversi aspiranti, a cominciare dai suoi vice Gianni Caravelli, Giuseppe Caputo, Carmine Masiello. Il primo è il più accreditato, perché si è occupato proprio di Libia in veste di operativo, e perchè molto quotato presso la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta, che ha conosciuto in anni passati.
SERVIZI SEGRETI
L' ambasciatore, infine. A reggere la sede di Tripoli c' è l' ottimo Giuseppe Perrone. È lui che nel gennaio 2017 ha riaperto l' ambasciata d' Italia nel momento peggiore, primo e unico diplomatico occidentale a Tripoli per molti mesi. Perrone parla correntemente l' arabo e si è fatto molto conoscere nel Paese.
Qualcosa negli ultimi tempi si è inceppato, però, se il generale Haftar ha diramato il 1 agosto scorso una pesante nota ufficiale per dichiararlo «persona non grata». Perrone si era esposto nei giorni precedenti con una intervista per sostenere che è troppo presto immaginare le elezioni in Libia il 10 dicembre, come vorrebbe la Francia e con lei anche Haftar.
Un groviglio di problemi, insomma, che il governo Conte tenderebbe a superare con la politica del taglio netto. Lo spirito racchiuso nello slogan «serve una ripartenza». Quella stessa politica dell' impeto che si è vista all' opera nella gestione di casi altrettanto complessi.