Antonello Piroso per "la Verità"
ANTONIO FUNICIELLO
Il becerume sessista? Solo a destra. E a sinistra? Non esiste. In caso, è ignorato. Sottaciuto. Ammesso solo con la variante: «E allora Matteo Salvini?». E comunque subito rimosso. Soprattutto se accuse e controaccuse riguardano ex avversari, oggi tutti insieme appassionatamente nel governo del presidente Mario Draghi. A cominciare dal suo neocapo di gabinetto, il piddino Antonio Funiciello, che nel 2016, collaboratore di Luca Lotti, tuittò sul sindaco di Torino Chiara Appendino: «Appendino è bocconiana. Come Sara Tommasi». Il M5s, e non solo il M5s, insorse. L'allora capogruppo alla Camera Laura Castelli e la senatrice Barbara Lezzi chiesero dimissioni e scuse per il paragone con «una pornodiva», definizione eccessiva per la stessa Tommasi, per anni alle prese con problemi psicologici.
antonio funiciello su appendino
Le scuse di Funiciello arrivarono una volta realizzato che invocare il dato di fatto (Tommasi ex bocconiana lo è per davvero) non lo assolveva dal mica tanto ambiguo accostamento: «Un tweet stupido, mi spiace, mi scuso con Tommasi, Appendino e tutti i bocconiani». Appendino si rammaricò: «Né il sindaco uscente Piero Fassino né l'ex presidente della commissione Pari opportunità -e membro del collettivo femminile «Se Non Ora Quando» - Laura Onofri hanno espresso una singola parola di condanna». Afasie. Amnesie. Come non ricordare il caso del pentastellato Massimo De Rosa e delle deputate del Pd?
CHIARA APPENDINO
Querela, controquerela, tutto archiviato nel 2016 con un nulla di fatto per ogni parte in causa. Cos' era successo? Nella denuncia del 30 gennaio 2014 (che abbiamo riletto, tra le firmatarie Alessandra Moretti, già portavoce di Pier Luigi Bersani alle primarie del 2012) presentata all'Ispettorato di pubblica sicurezza presso la Camera, si sosteneva che De Rosa fosse sbottato: «Voi donne del Pd siete qui perché siete brave solo a fare pom...i». Secondo Il Fatto Quotidiano, De Rosa prima avrebbe negato («dicono il falso»), poi avrebbe invocato un'attenuante («mi riferivo a uomini e donne»). A scusarsi per De Rosa fu comunque il capo della comunicazione M5s della Camera Nicola Biondo: «De Rosa ha detto frasi non consone, molto poco riguardose. Dettate dalla rabbia e dalla paura. Gli è stato urlato "fascista, fascista". Lui ha un nonno che è stato deportato, e questo lo ha colpito moltissimo, così tanto da fargli dire qualcosa di cui si pente e per cui chiede scusa».
sara tommasi instagram
La colpa, insomma, è sempre dei «fascisti»: perché naturaliter sessisti o perché inducono al sessismo chi di suo non lo sarebbe, il probo di sinistra. Così, nel luglio 2019 Vincenzo Spadafora, sottosegretario a Palazzo Chigi, su Repubblica attaccò Salvini, allora suo alleato al governo come ministro dell'Interno, per le sue dichiarazioni contro Carola Rackete («criminale, pirata, sbruffoncella») denunciando: «L'Italia vive una pericolosa deriva sessista». Sulla guerriglia verbale planò il pacioso commento in salsa partenopea di Luigi Di Maio: «Ue', quanto casino per un'intervista. Ma è possibile che ora sia questo il problema di questo Paese?».
MASSIMO DE ROSA MOVIMENTO CINQUE STELLE
Che Di Maio avesse un grado di sensibilità diverso, è testimoniato dall'approdo nell'ufficio legislativo del Mise dell'amico Enrico Esposito, autore di tweet indimenticabili, da Esposito declassati a esempio di satira e black humor («Frasi decontestualizzate di un mio caricaturale alter ego radiofonico»): «Non c'è modo migliore di onorare le donne che mettere una mignotta in quota rosa», «Comunque sono contento delle quote rosa in Parlamento, almeno le leviamo dalla strada», fino al capolavoro «Dolce & Gabbana chiusi "per indignazione". Ma si può sempre entrare dal retro».
BEPPE GRILLO
E che dire di Beppe Grillo, ora assurto al ruolo di padre della patria, quando nel suo blog rilanciò il video di un attivista: «Cosa succederebbe se ti trovassi Laura Boldrini (all'epoca presidente della Camera) in macchina?», le risposte trucide si possono immaginare. Oppure quando, nei giorni della bufera su Banca Etruria, dopo aver lanciato #Boschidovesei, rituittò il commento di un fan: «In tangenziale con la Pina», accomunando Maria Elena Boschi e Pina Picerno in un ritratto da peripatetiche. Quello stesso Grillo che aveva fotografato Rita Levi Montalcini come «una vecchia puttana».
ANTONIO FUNICIELLO
Del resto, Marco Travaglio, aedo del Movimento e ospite fisso della pasionaria femminista Lilli Gruber, quando la Boschi fu interrogata dai magistrati, scrisse con eleganza che era stata «trivellata dai pm di Potenza», tanto da far tuonare l'ex deputata Pd Anna Paola Concia: «Dove sono le "femministe de sinistra" di #senonoraquando?».
TRAVAGLIO BOSCHI
Sono gli uomini indulgono al sessismo? Macché. È tornato di moda un video del programma tv Robinson in cui Luisella Costamagna, oggi ad Agorà su Rai3 in quota M5s, incalzava Mara Carfagna sulle sue presunte «relazioni pericolose» con Silvio Berlusconi. Era il 9 marzo 2012. Come lo so? Svelerò un piccolo retroscena, dato che ho visto il mio nome tirato in ballo. La sera prima incontrai, in un ristorante di via Lazio a Roma, l'oggi neoministro per il Sud, reduce da Porta a porta registrato su «la giornata della donna», con l'allora marito Marco Mezzaroma.
luisella costamagna
Quando mi disse dell'invito di Costamagna, l'allertai: «Aspettati un martellamento (sulla vicenda si era vergognosamente esibita in un comizio un'altra eroina «de sinistra», Sabina Guzzanti, rimediando una condanna a 40.000 euro per danni morali, ndr)», e mi limitai a suggerirle: «Tu reagisci serafica che tutti sono vittime di gossip, pure lei per i suoi rapporti con Michele Santoro». Ricordo gli occhi sgranati del neoministro: «Ma... è vero?». «No, ma non importa: tu butta lì la frase, in modo gentile e con il sorriso, solo se lei cerca di metterti all'angolo. E poi chiedile - siccome sei certa che il gossip sia infondato e lei sia stata scelta in quanto stimata giornalista - di usarti la stessa cortesia». Carfagna fu bravissima: fece tutto da sola a modo suo, impeccabilmente elegante nel disinnescare la gogna. Già: perché anche le donne di destra possono avere stile.
ANTONIO FUNICIELLO mara carfagna CAROLA RACKETE costamagna agorà intervista di costamagna a carfagna antonio funiciello marco travaglio sara tommasi conte spadafora CAROLA RACKETE massimo de rosa massimo de rosa sara tommasi 5 sara tommasi sara tommasi 3 sara tommasi 6 funiciello