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    1. VOLANO LENZUOLA, LETTERE ANONIME, SOGNI EROTICI, SPIE, DONNE INFURIATE E INTRIGHI POLITICI NEL REMAKE DEL CELEBRE FILM “MONICA E BILL”. È L’ORA DEL VECCHIO GENERALE RIMBAMBITO DAL SESSO E DELLA DONNA CHE LO SEDUSSE E LO USÒ 2. DAL SETACCIO DELLE MIGLIAIA DI EMAIL SCAMBIATE DA PAULA CON PETRAEUS CHE ORMAI NON LE SERVIVA PIÙ UNA VOLTA TERMINATO IL LIBRO, EMERGE UN GENERALE SEMPRE PIÙ PERDUTO NEI SOGNI DI QUEGLI ESERCIZI EROTICI NEI QUALI BRILLAVA LA LEWINSKY 3. È JILL KELLEY, UNA BELLA BUZZICONA MORA CHE CONOSCE PETRAEUS DA 5 ANNI, AD AVER FATTO ESPLODERE LO SCANDALO DENUNCIANDOO ALL’FBI LE MINACCE DI PAULA BROADWELL, L’ARRAMPICAZZO CHE ERA GELOSA DEL RAPPORTO TRA LEI E IL GENERALE 4. PETRAEUS GIURA DI NON AVERE AVUTO UNA TRESCA (ANCHE) CON LA KELLEY. L’FBI CONFERMA, E AGGIUNGE CHE OBAMA È STATO AVVERTITO SOLO IL GIORNO DOPO LE ELEZIONI 5. IL CONGRESSO USA VUOLE VEDERCI CHIARO, MARTEDì A RAPPORTO VERTICI CIA-FBI


     
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    xxx paula e david petraeusxxx paula e david petraeus

    1. PETRAEUS, JILL KELLEY: LA TERZA DONNA CHE HA FATTO SCOPPIARE LO SCANDALO
    Flavio Pompetti per www.ilmessaggero.it


    La Casa Bianca sapeva già prima delle elezioni che l'Fbi stava indagando sul generale Petraeus? A due giorni della rivelazione del rapporto clandestino tra il capo della Cia e la sua biografa Paula Broadwell i dettagli della vicenda si aggrovigliano intorno ai nodi ancora oscuri. Ieri l'Associated Press ha dato un nome alla seconda dama coinvolta nello scandalo, la cui denuncia avrebbe fatto scoppiare il caso. Si chiama Jill Kelley, ha 37 anni, e lavorava come ufficiale di collegamento presso il Dipartimento di Stato al Central Command di Tampa, in Florida, di cui Petraeus è stato responsabile quando si occupava di Afghanistan.

    petraeus e paulapetraeus e paula

    LA RICOSTRUZIONE
    Un'interpretazione sulla vicenda è quella offerta dalla stessa Fbi, che pone all'inizio della storia la denuncia della seconda donna (ora identificata con Jill Kelley), in lotta con la Broadwell per difendere la fedeltà del suo rapporto con il generale. La Kelley si sarebbe rivolta all'agenzia federale perché era divenuta oggetto di attacchi anonimi via posta elettronica. Non è chiaro se il suo rapporto con il generale era personale o solo di lavoro, ma la Broadwell la considerava una rivale. Risalendo nella corrente dei messaggi, gli investigatori hanno scoperto l'identità del mittente: Paula Broadwell, e con lei la relazione sessuale che univa quest'ultima al capo della Cia.

    paula holly petraeuspaula holly petraeus

    Sempre secondo la versione dell'Fbi, le conclusioni dell'inchiesta sarebbero arrivate sul tavolo del superiore in comando di Petraeus, il direttore della National Intelligence James Clapper, il tardo pomeriggio di martedì, 6 novembre, giorno in cui il paese era mobilitato dalle elezioni presidenziali. Il giorno dopo la comunicazione è arrivata al consigliere per la Sicurezza nazionale Tom Donilon che ha avvertito il presidente, e giovedì il generale ha incontrato Obama con in mano la lettera di dimissioni già scritta.

    La storia così raccontata dovrebbe scagionare la Casa Bianca dal sospetto che l'inchiesta sia stata tenuta segreta fino al giorno del voto, per evitare un secondo contraccolpo nelle urne, dopo il pasticcio dell'ambasciata di Bengasi che è costato la vita all'ambasciatore Stevens e a quattro dei suoi collaboratori. Ma in realtà la ricostruzione lascia già degli interrogativi aperti. A quale punto della vicenda sono stati informati il direttore dell'Fbi Robert Muller III e il ministro della Giustizia Eric Holder?

    petraeuspetraeus

    E perché si è aspettato la fine dell'inchiesta per avvertire Obama? Ad aggravare l'incertezza c'è poi la rivelazione da parte del capogruppo dei repubblicani alla camera Eric Cantor, accanito persecutore di altri scandali dell'amministrazione Obama. Il New York Times ha rivelato che il deputato era stato informato dell'inchiesta già il 31 di ottobre.

    Cantor ha confermato ieri la notizia, e ha specificato che la sua prima reazione è stata quella di assicurarsi che il capo dell'Fbi Muller fosse anche lui a conoscenza dell'inchiesta e della sua potenziale pericolosità. Ma allora perché non l'ha comunicata anche al presidente della Camera, il repubblicano John Bohener, o ad uno dei membri repubblicani della commissione per la National Intelligence, i quali avrebbero potuto renderla pubblica, e imbarazzare Obama alla vigilia delle elezioni?

    Natalie Khawamgemella di Jill Kelley David Petraeus Scott e Jill Kelley e Holly Petraeus jpegNatalie Khawamgemella di Jill Kelley David Petraeus Scott e Jill Kelley e Holly Petraeus jpeg

    L'INCHIESTA SU BENGASI
    I risvolti politici della vicenda hanno preso il sopravvento, mentre una cortina di protezione è scesa sulle persone coinvolte: dal generale Petraeus a sua moglie Holly che lavora a Washington nell'assistenza ai veterani di guerra; da Paula Broadwell a suo marito e i due figli, tutti invisibili e al riparo dai media.

    Qualche spiraglio di luce potrebbe arrivare a partire da giovedì, quando due commissioni parallele del Congresso apriranno i lavori di inchiesta sulla vicenda dell'attacco al'ambasciata di Bengasi. Il repubblicano Peter King che presiede quella della Camera, insiste nel richiedere la convocazione in aula del generale Petraeus, già iscritta in calendario prima dello scoppio dello scandalo, e poi cancellata in seguito alle sue dimissioni. «La storia che ci è stata raccontata finora ha troppi buchi e non si tiene insieme» ha detto ieri King.


    2- PETRAEUS AGLI AMICI: "MAI AVUTO UNA STORIA CON LA KELLEY"
    Dagoreport dal "New York Post" - http://bit.ly/PPuCRP

    "La nostra famiglia e quella del generale Petraeus sono amiche da più di cinque anni. rispettiamo la sua e la nostra privacy", ha detto Jill Kelley in una dichiarazione.

    Secondo la CBS; Petraeus avrebbe detto agli amici di non aver mai avuto una relazione con Jill Kelley e di averla vista solo in presenza del marito Scott, un chirurgo. Ufficiali delle forze di sicurezza hanno detto alla tv di non aver scoperto nessuna prova di una tresca tra Petraeus e la Kelley, e l'hanno definita "una vittima" che ha ricevuto missive minacciose.

    3. PETRAEUS-GATE: CONGRESSO VUOLE SAPERE, A RAPPORTO VERTICI CIA-FBI
    (AGI) - Il Congresso Usa vuole vederci chiaro nello scandalo che ha spinto il direttore della Cia, David Petraeus, a lasciare l'incarico per una relazione extra-coniugale con la sua biografa, Paula Broadwell. I vertici di Cia e Fbi saranno ascoltati martedi' dai responsabili delle Commissioni che si occupano di intelligence.

    JILL KELLEY COL MARITO E LA MOGLIE DI PETRAEUSJILL KELLEY COL MARITO E LA MOGLIE DI PETRAEUS

    A riferire saranno Sean Joyce, in qualita' di vice del direttore dell'Fbi Robert Mueller, e il numero due della Cia Michael Morell, che ha assunto ad interim la guida dell'Agenzia. In particolare dovranno fornire spiegazioni sul motivo per cui il Congresso non sia stato informato tempestivamente sulle indagini in corso sul capo dello spionaggio americano.

    jill kelley lascia la sua casa a tampa bayjill kelley lascia la sua casa a tampa bay

    Da piu' parti viene avanzato il sospetto che si sia voluto evitare un impatto potenzialmente devastante sulla rielezione di Barack Obama alla Casa Bianca. Per il presidente della Commissione per la sicurezza nazionale della Camera dei rappresentanti, il repubblicano Peter King, e' del tutto inverosimile che "dopo mesi di indagini l'Fbi si sia resa conto solo il giorno delle elezioni del coinvolgimento di Petraeus".

    La stessa presidente della Commissione Intelligence del Senato, la democratica Dianne Feinstein, ha dichiarato a Fox News che la notizia dello scandalo le era arrivata "come un fulmine a ciel sereno" nonostante si tratti di una materia che puo' avere "ripercussioni sulla sicurezza nazionale". La notizia dello scandalo, comunque, era arrivata con qualche giorno di anticipo al Grand Old Party: Eric Cantor, leader della maggioranza repubblicana alla Camera, sapeva della relazione extraconiugale di Petraues gia' dal 31 ottobre.

    Secondo il New York Times, appresa l'indiscrezione dal repubblicano Dave Reichert, avverti' della vicenda l'Fbi che ovviamente stava gia' indagando. Intanto, ha chiesto il rispetto della privacy per se e per la sua famiglia Jill Kelley, 37enne, "seconda donna" dell'affaire, identificata come la destinataria delle minacce via mail da parte della Broadwell, che conosceva Petraeus dal tempo in cui era una volontaria che curava il collegamento con le famiglie dei militari alla base aerea MacDill di Tampa, dove ha sede il Central Command and Special Operations Command (Jsco), di cui il generale e' stato comandante tra il 2008 e il 2010. Petraeus, riferisce la Cbs, ha detto agli amici che per lui Jill Kelley era solo un'amica che vedeva sempre alla presenza del marito e anche l'Fbi non ha trovato alcun elemento per sospettare che sia stata la sua amante.

    JILL KELLEY COL MARITOJILL KELLEY COL MARITO

    3- SESSO E SPIE, LA GUERRA DELLE DONNE DIETRO L'ADDIO DEL GENERALE INNAMORATO
    Vittorio Zucconi per "la Repubblica"

    Volano stellette, lenzuola, lettere anonime, sogni erotici, spie, donne infuriate e intrighi politici nel remake sordido e delizioso del celebre film "Monica e Bill" sullo sfondo del sangue sparso in due guerre insensate. È l'ora del vecchio generale rimbambito dal sesso e della donna che lo sedusse e lo usò per farsi un nome, sul teatro sempre aperto degli scandali nella capitale dell'ultimo impero.

    Ora irrompono sul palcoscenico anche la terza donna rivale e la furia dell'amante abbandonata («l'inferno non conosce furia, come quella di una donna rifiutata »), il radiologo cornuto, le fantasie sporcaccione del "surdato ‘nnammurato" e addirittura il «sesso sotto la scrivania», l'indimenticabile lascito di Bill e Monica alla storia americana. Sesso, menzogne e posta elettronica si avvinghiano nell'ultimo grande "affaire" politicomilitar- porno-spionistico americano sullo sfondo di migliaia e migliaia di morti e di miliardi di dollari bruciati.

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    L'INDAGINE DELL'FBI
    La matassa di questa umanissima porcheria intrecciata dentro la disumana porcheria di due guerre, comincia faticosamente e ancora confusamente a dipanarsi, quattro giorni dopo le dimissioni lampo del più importante e ora più umiliato generale della sua generazione. Il filo rosso ci riporta a mesi or sono, quando - e occorre leggere tutto con molta prudenza perché ci addentriamo nel palazzo degli specchi deformanti, della
    Disinformatsija e delle barbe finte - all'Fbi arriva un messaggio anonimo.

    È firmato da un nome femminile, che accusa la ormai invadente Paula Broadwell, reginetta dei talk show con il suo libro su Petraeus, di avere avuto accesso libero all'account di posta elettronica di "P4", come è chiamato per il grado. È un ufficiale di collegamento militare del Dipartimento di Stato, ha rivelato ieri l'Associated
    Press: Jill Kelley, 37 anni.

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    Non un funzionario qualsiasi, ma l'ufficiale che tiene i contatti con il comando che pianifica le operazioni speciali (tipo quella che ha portato all'uccisione di Bin Laden). È il periodo nel quale al New York Times magazine viene recapitato il grido disperato di un uomo che rivela la relazione della propria moglie con una «altissima personalità impegnata in una missione storica», che ora tutti leggono come il gemito del dottor Broadwell, il marito "cocu", anche se oggi sia il Times che il radiologo negano.

    Ma chi poteva sapere, allora che l'inarrestabile Paula, la formidabile auto promotrice, triatleta, fitness fanatic, quella che era arrivata a sfidare il conduttore di un talkshow satirico, Jon Stewart, ai piegamenti (vinse lei, con 58 piegamenti contro 39 di lui) aveva penetrato la posta elettronica di P4, il Quattro Stelle, divenuto direttore della Cia?

    Il marito, che l'aveva sorpresa nella loro bella casetta di mattoni dipinta di bianco a Charlotte, in Carolina, mentre riceveva implorazioni insistenti dal generale perché gli concedesse ancora le estasi provate in Afghanistan, con una delle false identità che infestano la Rete. Forse un segretario, un portaborse, un attendente, un collega con meno stelline, per inguaiare quel Petraeus sempre più potente e sempre più odiato nel nido delle vipere in uniforme. O la "convitata di pietra" in questa novelletta da piacevoli notti, la moglie Holly, silenziosa comparsa da 37 anni e vittima che si era stancata?

    david petraeusdavid petraeus

    L'Fbi - siamo ancora in primavera - apre un'indagine di "routine", dicono i G-Men nella loro fortezza sulla Pennsylvania Avenue, il palazzaccio dedicato a un grande Richelieu di intrighi e di dossieraggi, J. Edgar Hoover. Carini, i G-Men, ma non c'è nulla di routine nella furibonda rivalità che da quasi 70 anni oppone la Cia, lo spionaggio, all'Fbi, il controspionaggio, due agenzie convinte della totale incompetenza della rivale.

    Dal setaccio delle migliaia di email scambiate da Paula con Quattro Stelle che ormai non le serviva più dopo il lungo anno trascorso insieme in Afghanistan a suggere informazioni personali, emerge un David sempre più petulante, sempre più frustrato. E perduto nei sogni di quegli esercizi atletico-erotici nei quali brillava la Monica Lewinsky e che Bill Clinton sosteneva non essere neppure, Sacra Bibbia alla mano, «sesso».

    Nella Washington dove «il suono corre più veloce della luce», come diceva Ronald Reagan, la voce della "love story" cominciò a circolare. La donna del mistero che aveva allertato un Fbi in orgasmo per la possibilità di farla ancora una volta alla Cia come già nel Watergate, confermò quello che lei aveva scritto. Gli hackers autorizzati e ufficiali verificarono l'account del generale, senza dirglielo, e uscirono fiumi di comunicazioni genere telefono rosso, come sei vestita, che cosa stai facendo, sei sola, vorrei che mi facessi questo e via fantasticando.

    CIA PETRAEUS BROADWELLCIA PETRAEUS BROADWELL

    I RUMORS DI WASHINGTON
    Il Los Anglese Times e altri media narrano che il "rumor" fosse stato portato all'orecchio di Mitt Romney e dei repubblicani, per usarlo nella campagna contro Obama, il presidente che aveva promosso "P4" e che Romney esitò. Temeva fosse una bufala, quindi un boomerang mortale. Non osava svergognare un idolo della destra rostrata, Petraeus, osannato come il Cesare della Mesopotamia e dell'Hindukush, colui che aveva ridato onore alle umiliate legioni dell'impero. Attese.

    Ma poi l'11 settembre, l'assalto al consolato americano di Bengasi gelò ogni velleità. Confondere lenzuola sudate con sudari, sesso orale con servitori della nazione asfissiati nel fumo di un incendio, non sarebbe piaciuto agli elettori. Ma la voce arrivò anche alla Casa Bianca, dove lavora colui dal quale, costituzionalmente e legalmente, dipendono Fbi, Cia, Pentagono, generali?

    Ora rispondono di no, di essere stati, loro sì come il proverbiale marito "cocu", gli ultimi a sapere. «Mica ci vengono a informare di tutte le piccole indagini in corso», si è difeso James Clapper, che, come direttore centrale della National Intelligence, dovrebbe in teoria, molto in teoria, sapere tutto di tutti. Eppure sembra davvero poco credibile che un'inchiesta dell'Fbi sul direttore della Cia, non su un deputato ladruncolo o un mafiosetto qualsiasi, per violazione del suo computer potesse essere considerata come una cosetta di routine.

    L'INCHIESTA PARLAMENTARE
    Molto probabilmente, la "Obama people" ne era stata informata, o doveva avere sentito le voci. Tanta fretta e desiderio di pubblicizzare la vicenda, l'Fbi non doveva avere, visto che spetta a esso fare l'analisi completa della vita dei grandi "commessi" di Stato e gli era sfuggita un'enormità come una lunga e appassionata relazione extraconiugale con una signora che pubblicamente, rumorosamente volava da una tv all'altra lasciando bricioline di allusioni, sul «rapporto speciale e molto stretto che avevo con il generale ».

    Monica LewinskyMonica Lewinsky

    Non ne seppe nulla il Congresso, non venne in mente a nessuno di chiedere, di domandarsi se tutte quelle voci su "P4" fossero vere. «Avrebbero potuto dirci qualcosa», piagnucola ora Dianne Feinstein, senatrice democratica della California che promette la solita terapia per i malati morti, l'inchiesta parlamentare.

    «Appena lo abbiamo saputo», fa sapere sempre Clapper, lo zar ignaro della intelligence, «siamo intervenuti». Per mirabile coincidenza, lo hanno saputo 36 ore dopo la chiusura dell'ultimo seggio elettorale, quando ormai i frustrati assalti e le fantasie bollenti del generale ex Ranger non avrebbero più potuto fare danni politici.

    «Ma lo sapevamo tutti a Washington - confessa il solito anonimo alla stampa - e quando la notizia è uscita, tutti abbiamo detto che prima o poi sarebbe venuta fuori». Tutti avevano visto tutto, dopo. Avevano osservato l'atletica Paula, maggiore della Riserva, di fatto convivere per un anno con il generalissimo in Afghanistan, per farsi fotografare anche con tuta mimetica ed elmetto di kevlar sul campo di battaglia, fra la polvere e i bambini pashtun, sullo sfondo di elicotteri pronti all'assalto.

    Ma sempre impeccabilmente truccata, fondotinta, ombretto, rimmel, rossetto nelle pose, a differenza delle soldatesse vere con il volto rigato da polvere, lacrime, stanchezza. Entrava e usciva da tutte le riunioni, anche le più riservate, senza che nessuno osasse obbiettare perché lei aveva accesso permanente, era la biografa del Cesare americano ‘nnammurato. Poi, uscita la agiografia di lui, la biografia "All In", tutto dentro, il taglio e la caduta dal cielo del sessantenne generale, lasciato solo con la sua scrivania vuota.

     

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