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    L'ACIDO IN FACCIA - STEFANO SAVI, SFREGIATO DALLA COPPIA BOETTCHER-LEVATO, IN TRIBUNALE: ''VOGLIO CHE TUTTI SI RENDANO CONTO DI QUELLO CHE MI HANNO FATTO. FORSE LA MIA FACCIA PROVOCHERÀ EMOZIONE, MA VOGLIO LA VERITÀ'' - BOETTCHER IN GABBIA (''È PERICOLOSO''), LO FISSA IMPASSIBILE


     
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    Da www.corriere.it - Milano

     

    stefano savi sfigurato dalla coppia dell acido boettcher e levato 3 stefano savi sfigurato dalla coppia dell acido boettcher e levato 3

    «Voglio guardare in faccia i miei aggressori e voglio la verità»: come aveva promesso, mercoledì mattina si è presentato in tribunale a Milano Stefano Savi, 25 anni, studente di economia all’Università Bicocca, aggredito nella notte tra il primo e il 2 novembre dell’anno scorso mentre rientrava in casa dopo una serata con gli amici, alla periferia di Milano.

     

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    Savi è parte civile nel processo milanese per associazione per delinquere a carico di Alexander Boettcher, amante di Martina Levato (lei e il complice Andrea Magnani hanno chiesto il rito abbreviato: il loro processo inizierà venerdì prossimo, e Savi intende essere presente). Il giovane, con il volto sfigurato dall’aggressione subita il 2 novembre 2014, ha dovuto subire 15 operazioni chirurgiche e dovrà affrontarne altre: l’occhio e l’orecchio destro sono ancora in condizioni critiche. In aula è arrivato indossando una felpa nera col cappuccio e un cappellino da baseball.

     

    «NON SONO IO CHE MI DEVO VERGOGNARE»

    stefano savi al processo coppia dell acido boettcher e levato stefano savi al processo coppia dell acido boettcher e levato

    Dopo essere entrato da un ingresso secondario, Savi si è seduto all’interno dell’aula con il padre e i suoi legali, gli avvocati Andrea Orabona e Benedetta Maggioni. Il pm Marcello Musso ha invitato i fotografi e le telecamere a non riprenderlo, perché «l’identità delle persone offese va tutelata, identità che è stata cancellata» dall’acido. Lui però aveva dichiarato di non avere problemi a farsi vedere: «Voglio che tutti si rendano conto di quello che mi hanno fatto. Non sono certo io che mi devo vergognare - aveva detto Stefano al Corriere -. Forse scoprendomi la faccia, facendomi guardare, provocherò qualche emozione, in aula. Non spero in una confessione, ma esigo la verità».

     

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    Secondo le indagini, Martina e Alexander, assieme al presunto complice Andrea Magnani, avrebbero aggredito Savi mentre tornava da una serata in discoteca per uno scambio di persona, perché il vero obiettivo sarebbe stato il fotografo Giuliano Carparelli. «Ha voluto esserci - ha spiegato l’avvocato Orabona - perché intende affrontare il processo e ottenere giustizia».

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    ALEX RESTA IN GABBIA: «È PERICOLOSO»

    Poco dopo è arrivato in aula anche Alexander Boettcher, con addosso una felpa da boxe, ed è stato accompagnato nella gabbia degli imputati. Tra lui e Stefano Savi, inizialmente, nessuno sguardo.

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    Il difensore di Boettcher ha chiesto di farlo uscire dalla gabbia degli imputati, ma il pm Musso si è opposto: «Esprime un forte grado di aggressività e può essere pericoloso per la presenza in aula della persona offesa», ha fatto notare ai giudici dell’XI Sezione Penale. Il Collegio ha respinto la richiesta dei difensori spiegando che Boettcher non poteva uscire visto «l’affollamento e le dimensioni dell’aula». Per tutto il tempo in aula Savi è rimasto a volto scoperto, ma appena è uscito dal tribunale, di corsa, dall’ingresso posteriore su via San Barnaba, si è calato di nuovo il cappuccio della felpa sul viso.

    alexander boettcher guarda stefano savi sfigurato dall acido alexander boettcher guarda stefano savi sfigurato dall acido

     

    LO SGUARDO

    Uscendo dall’aula, dove era stato convocato come testimone, Savi è passato davanti alla gabbia e ha guardato negli occhi Boettcher, che è rimasto impassibile. È poi iniziata l’audizione del dirigente dell’ufficio prevenzione della questura Maria José Falcicchia. «Non ha fatto commenti, si è seduto e ha risposto alle domande, poi ha dovuto lasciare l’aula, proprio perché teste. È molto sereno e confida nella magistratura e nelle decisioni che verranno prese, senza alcun tipo di rancore», ha spiegato il suo legale, Andrea Orabona.

     

    LO STUDENTE AGGREDITO DA MARTINA

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    In aula si è presentato anche lo studente della Cattolica Antonio Margarito, che ha denunciato di aver subito un tentativo di evirazione da parte di Martina. La Levato poi lo accusò di violenza sessuale, ma il giudice non le ha creduto: lunedì il gip Giuseppe Gennari, accogliendo la richiesta del pm Marcello Musso, ha archiviato il fascicolo nei confronti del giovane nato dalla denuncia della Levato. Margarito si è costituito parte civile.

     

    LO SCAMBIO DI PERSONA

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    Il dirigente della questura di Milano Maria José Falcicchia, sentita come teste nel dibattimento, ha ribadito che Stefano Savi «è stato vittima di un errore di persona, solo perché somigliava fortemente a Giuliano Carparelli», il fotografo che in seguito fu anche lui aggredito con l’acido da Martina Levato ma si difese con l’ombrello aperto. La dirigente della questura, che ha ricostruito tutto lo sviluppo delle indagini sui blitz con l’acido, ha spiegato che Savi non aveva alcun rapporto né con Boettcher, né con Martina Levato, «ma ha avuto soltanto la sfortuna di frequentare gli stessi locali per studenti che frequentava anche Carparelli».

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    Secondo Falcicchia, Martina, Alexander ed il presunto complice Andrea Magnani avevano costituito «una vera e propria associazione, con tanto di organizzazione, basi logistiche e mezzi economici». Come emerso dalle indagini i tre non si sarebbero fermati, ma avevano individuato anche una «catena di vittime predestinate». Il movente ed il filo conduttore delle aggressioni, ha chiarito la dirigente, «erano le relazioni occasionali che Martina Levato aveva avuto con alcuni ragazzi da colpire».

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    L’ORGANIZZAZIONE DELLA BANDA

    Secondo quanto ricostruito dagli investigatori, «Boettcher il regista che stava sulla scena pronto a intervenire quando situazione lo richiedeva. Levato l’esecutrice materiale, almeno per quanto riguarda il getto di acido a Pietro Barbini e Giuliano Carparelli (Savi ha testimoniato di essere stato aggredito da un uomo, ndr). Boettcher dà gli ordini, per esempio quali abiti indossare per travisarsi; stabilisce quali auto usare; insegue Barbini con un coltello; interviene con lo spray al peperoncino per bloccare Carparelli, recupera il suo telefono con la foto della targa dell’auto usata da Levato per fuggire. Insomma, ha un ruolo apicale.

     

    Mentre Magnani ha un ruolo esecutivo di manovalanza, era completamente succube di Boettcher. Viene incaricato, avendo una vita ordinaria da bancario sposato, di comprare con carta postpay il 23 settembre 2014 acido solforico concentrato».

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