Michelangelo - Sgarbi
Nicole Cavazzuti per ilgiornaleoff.ilgiornale.it
Dopo Caravaggio, adesso Vittorio Sgarbi ripercorre sul palco vita e opere di Michelangelo Buonarroti in un mix di musica, parole e immagini. Convinto che l’arte vada raccontata. In scena stasera ad Avezzano (AQ), “Michelangelo” girerà l’Italia e arriverà a Milano al Teatro Manzoni dal 4 all’8 ottobre.
Ne Il Giornale OFF dello scorso sabato Mimmo Paladino ha detto che il suo primo lavoro è “quello di salterellare sul palcoscenico”.
Chiariamolo: per me l’arte va divulgata, meglio se in modo spettacolare. Mimmo Paladino mi attacca sulla base delle mie esperienze in televisione senza aver mai visto un mio spettacolo. Ma se in tv mando a quel Paese qualcuno è una questione di polemica quotidiana, non di arte.
Secondo lei i musei pubblici dovrebbero dedicarsi di più alla promozione dell’arte contemporanea?
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No, perché mentre l’arte antica è archivio della memoria, e in quanto tale lo Stato ha il dovere di preservarla, l’arte contemporanea è un’attività produttiva legata al mercato dei collezionisti. Di conseguenza deve vivere di finanziamenti privati. E gli esempi virtuosi non mancano: dal Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci aperto a Prato nel 1988 ai musei Guggenheim.
Tra gli artisti italiani contemporanei chi apprezza di più?
L’architetto e designer Luigi Serafini, l’illustratore e pittore Wainer Vaccari e il pittore Lino Frongia.
sgarbi
Una curiosità: ha sempre pensato di occuparsi d’arte?
No, fino a 18 anni mi sono occupato di letteratura. È stato all’università che mi sono avvicinato a questo mondo grazie all’incontro con Francesco Arcangeli, un grandissimo storico dell’arte. Per lui, arte e vita erano la stessa cosa, ovvero turbamento. In questo senso, l’arte non può essere solo rappresentazione iconografica o fotografica di qualcosa, ma è manifestazione dell’autentico.
A proposito del passato, ci racconta un aneddoto di quando era ancora un critico OFF?
Ve ne racconto due! Intanto, pochi sanno che da studente facevo spesso a pugni. La ragione? Sempre la stessa. Venivo accusato di rubare la donna altrui…
Il secondo è inerente a un ricordo emozionante. A 18 anni, a Ferrara, ho conosciuto Eugenio Montale. Non dimenticherò mai quell’incontro: oltre a essere un grande poeta, era un uomo ironico che amava parlare con i giovani.
PASOLINI
Parlando di incontri memorabili, lei ha conosciuto anche PierVittorioSgarbi Paolo Pasolini…
Sì, del resto nella mia vita ho conosciuto quasi tutti i grandi artisti e intellettuali: da Andy Warhol a Peggy Guggenheim. L’incontro con Pasolini risale al 1972. A livello umano, mi ha colpito per la sua energia.
Tra tutti, chi l’ha segnata di più?
Giovanni Testori, che conobbi quando avevo 25 anni. Venne a Castelfranco Veneto a un convegno su Giorgione, dove io proposi di sottrarre alle sue opere il fregio di casa Pellizzari. Era una tesi impopolare, ma Testori mi diede ragione.
Per concludere, Vittorio Sgarbi ha un’ambizione ancora da realizzare?
No. Sono appagato sia come critico, sia come collezionista. Negli anni ho accumulato oltre 4 mila opere d’arte dal XIII secolo a oggi. Di queste, duecento stanno girando l’Italia con una mostra itinerante che sarà ospitata fino al prossimo 27 agosto al Salone degli Incanti di Trieste.
andy warhol allo studio 54 nel 1981