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    RASSEGNATI STAMPA - SI COMINCIA CON I VOTI SEGRETI SULL’ITALICUM: OGGI, SULLE PREGIUDIZIALI DI INCOSTITUZIONALITÀ, RENZI POTRÀ CONTROLLARE LA FEDELTÀ DELLE PROPRIE TRUPPE - LA MAGGIORANZA CONTA SU BEN 403 VOTI, CONTRO I 316 NECESSARI


     
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    Colin Ward (Special Guest: Pippo il Patriota) per Dagospia

     

    1. AVVISI AI NAVIGATI

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    Dunque ci siamo, si comincia con i voti segreti sull’Italicum. Oggi, sulle pregiudiziali di incostituzionalità, Matteo Renzi potrà controllare la fedeltà delle proprie truppe e farsi due calcoli per decidere la strategia futura. In teoria la maggioranza conta su ben 403 voti, contro i 316 necessari. Le stime della vigilia dicono che al massimo può scendere a 350-340 voti, ma stiamo parlando di uno scenario in cui le minoranze Pd sarebbero straordinariamente compatte nel votare contro il loro segretario. Con questi numeri il premier potrebbe anche evitare di mettere la fiducia sull’intero provvedimento.

     

    Quello del voto di fiducia è un punto delicato perché rappresenterebbe il vero strappo di un Renzi che fin qui ha fatto di tutto per alzare i toni dello scontro, alimentando un clima da ultima spiaggia e facendo capire ai suoi deputati che se non si mettono in riga rischiano le elezioni anticipate e la sostituzione nelle prossime liste.

     

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    Beppe Grillo ha paragonato l’Italicum alla famosa legge Acerbo del fascismo, con la quale (era il 1923) Mussolini ottenne dal Parlamento una legge elettorale maggioritaria con premio di lista al 25%. Il parallelo è un po’ azzardato, ancorché suggestivo, ma pochi ricordano che il Duce la fece passare a colpi di fiducia. E qui il paragone calza a pennello.

     

    Un governo non dovrebbe impicciarsi così tanto di leggi elettorali, materia affidata ai partiti, preferibilmente non solo di maggioranza. Che il premier spaccone stia valutando di ricorrere alla fiducia è uno strappo notevole e, ancora una volta, tocca ammettere che se l’avesse fatto Berlusconi avremmo la gente in piazza, i girotondi e i professori che firmano appelli.  

     

    2. UN UOMO SOLO AL COMANDO

    Che strategia ha in mente Renzi? Per il Corriere “Renzi vuole stringere in settimana: con l’ostruzionismo ci sarà la fiducia. Secondo il leader alla fine il Pd apparirà più compatto di quanto possa sembrare ora. Il premier ai suoi: non si può sottostare alla minoranza di una minoranza” (p. 3).

    GRILLO SCONFITTO DALLA PESTE ROSSA RENZI GRILLO SCONFITTO DALLA PESTE ROSSA RENZI

     

    Per Repubblica, “La tentazione del premier: ‘Senza la fiducia la minoranza scoppia’. Il pronostico di Rosato, capogruppo facente funzioni: ‘Arriveremo sopra quota 400’. Il test del dissidente Boccia tra i suoi elettori in Puglia: prevalgono i sì all’Italicum” (pp. 10-11). La Stampa riporta i calcoli sui numeri: “Il test del voto segreto. Per Palazzo Chigi quota di sicurezza a 350. Oggi le pregiudiziali, poi il premier definirà la strategia” (p. 7). Il Fatto sottolinea la mano pesante di Matteuccio: “Italicum, minaccia totale: ‘Se non passa viene giù tutto’. Il premier alla minoranza: ‘anche il Pd è a rischio’” (p. 2).

     

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    Sul fronte dei “resistenti”, “Bersani pronto a uscire dall’Aula per non dover votare sul governo. Zoggia: invece che del pallottoliere il segretario si preoccupi degli strascichi sul campo” (Corriere, p. 5). Cuperlo si fa intervistare da Repubblica e dice: “Non faremo agguati ma la fiducia è un errore, avvicinerebbe le urne” (p. 12). Il Fatto ricorda che l’Anpi è contraria all’Italicum (p. 4).

     

    3. ULTIME DA FARSA ITALIA

    Renato Brunetta tenta di compattare le truppe azzurre ed esorcizza il rischio di un voto a favore dell’Italicum da parte dei verdiniani: “Anche Denis contro la legge. Se il governo cade non si va a elezioni. Urne anticipate senza Italicum? Mi risulta che Mattarella non ci senta da questo orecchio” (Corriere, p. 6). Su Repubblica il nuovo ribaltone interno: “Fi, il nuovo triumvirato. Rossi, Tajani e Fiori defenestrano Verdini. Le decisioni sulle Regionali sanciscono il passaggio di potere. Lo ‘zampino’ della Pascale in Campania. Per Fitto il logo ‘Oltre’. Una decina di esclusi per troppe quote non versate al partito. Altri ammessi grazie a una ‘sanatoria’” (p. 13).

     

    4. IL NIET DI BAN KI-MOON  E I GIORNALONI CHE FANNO FINTA DI NULLA

    FUNERALI DI NELSON MANDELA BAN KI MOON FUNERALI DI NELSON MANDELA BAN KI MOON

    I giornali danno poco rilievo alla nuova porta in faccia che il nostro premier si è preso sull’immigrazione, questa volta dal segretario dell’Onu, e tentano di titolare su altro.  Il Corriere sceglie: “Renzi porta Ban Ki-moon in mare. ‘Fermiamo il traffico di uomini’. Ma il segretario delle Nazioni Unite: la priorità è il salvataggio delle vite” (Corriere, p. 15).

     

    Capolavoro della Repubblica: “Ban Ki-moon: ‘Con l’Italia contro i trafficanti’. Il segretario generale dell’Onu insieme a Renzi e Mogherini nel Canale di Sicilia: ‘Priorità dev’essere salvare vite umane’. Si lavora a risoluzione” (p. 9).

     

    Per fortuna c’è Libero che titola: “Renzi invoca il soccorso Onu ma arrivano altri schiaffi. Passerella del premier al largo della Sicilia con Ban Ki-moon: ‘Ora non siamo più soli’. Il segretario però lo gela: ‘L’intervento in Libia? Escluso. Pensate a soccorrere più profughi” (p. 4). Impietoso anche il Giornale: “L’Onu smonta il governo: ‘Sbagliato colpire i barconi” (p. 8).

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    5. PASTICCI DERIVATI

    Dopo “Report” di domenica sera il Corriere intervista “Notre dame” dei derivati, alias Maria Cannata, direttore del dipartimento “Debito pubblico” del Tesoro. Cannata ammette che lo sfasamento dei tassi ci costa circa 3 miliardi l’anno e prova a fare il pompiere dicendo che “verranno rivisti tutti i contratti con le banche”. Ma i contratti restano segreti, per volontà del ministro Padoan, “per non favorire la cattiva speculazione” (p. 9). Troppo comodo, signori.

     

    Anche Libero si occupa della questione, ma in tutt’altro modo. “La fregatura dei derivati. Padoan ammette: voragine nei conti pubblici. A fine 2014 il Tesoro perdeva 42,6 miliardi di euro e si prepara a pagarne subito quasi 17. Che faranno crescere il debito” (p. 6). 

     

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    6. NON FA SOSTA LA SUPPOSTA

    Dopo l’allarme lanciato ieri dal Messaggero, le conferme sulla Stampa di oggi: “Parte la staffetta generazionale. Ma per gli statali è una beffa. Via alla discussione. I prepensionati dovranno pagarsi i contributi sul part time” (p. 10).

     

    Il Giornale si dedica alle imposte sulla casa: “Esasperati dall’Imu. E spuntano le guide per evitare di pagare. Gli italiani si sentono sempre più vessati dal salasso delle imposte sul mattone. E su internet si trovano i manuali con i trucchi per scampare al balzello. Separazioni boom: marito e moglie si lasciano e si intestano un alloggio ciascuno” (p. 3).

     

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    7. TOGHE SENZA CUORE

    Episodio agghiacciante a Genova, dove un padre si uccide per le traversie giudiziarie del figlio e il magistrato gli riserva parole di sufficienza assoluta. Corriere: “Genova, si uccide per l’arresto del figlio. ‘Colpa delle toghe’. Dopo un’inchiesta a Monza per traffico di farmaci. ‘Lo dicono tutti’. Un caso la frase del Procuratore” (Corriere, p. 18). Repubblica: “Gli arrestano il figlio e si suicida: ‘Giudici miopi’. Bufera sul procuratore: ‘Ormai dicono tutti così’. Genova, la moglie salvata mentre tentava di togliersi la vita. Il viceministro della Giustizia Costa contro il pm: parole fuori luogo” (p. 23).

     

    8. L’INGEGNERE NON RICORDA

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    Episodio veramente singolare a Milano, dove a un processo Carlo De Benedetti non ricorda una condanna subita. Manco ne avesse prese a decine. Il Corriere ci fa una mezza pagina anche perché c’è di mezzo Marco Tronchetti Provera, denunciato per diffamazione dal proprietario dell’Espresso. “Quei ‘non ricordo’ di De Benedetti. La causa contro Tronchetti per diffamazione e il caso Olivetti. L’Ingegnere sulle tasse: sempre pagate in Italia” (p. 21). De Benedetti non ricordava di aver patteggiato nel 1999 una condanna a tre mesi (poi convertita in multa) per irregolarità nei bilanci Olivetti. Tronchetti aveva fatto ironie proprio sulla correttezza di quei bilanci.

     

    9. GRANDI MANOVRE SUL BISCIONE

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    La Borsa annusa aria di grandi vendite in quel di Arcore. “Mediaset nel mirino di Vivendi, dalla Francia voci di acquisto. In Borsa il titolo balza dell’8%. Il 12 maggio al consiglio di sorveglianza del gruppo transalpino Bollorè presenta le operazioni possibili con 10 miliardi di cassa.  Dalla vendita delle quote di Mediolanum, di Premium e di Digital Plus, Fininvest ha incassato oltre un miliardo” (Repubblica, p. 26). Per nulla infastidito il Giornale di Berlusconi: “Vivendi spinge Mediaset in Borsa. Il patron Bollorè punterebbe a Premium per conquistare il settore della pay tv in Europa. E il mercato ci crede” (p. 25).  

     

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    Il Fatto quotidiano allarga il discorso alla politica: “Caimano in pensione? Dopo il Milan a Mr Bee Vivendi vuole Mediaset. Un giornale francese scrive dell’interesse del gruppo per il Biscione e nessuno smentisce. Il titolo di Cologno vola. Mentre l’ex Cav scompare anche dal simbolo di Forza Italia” (p. 5).

     

    10. FREE MARCHETT REGALE

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    Paginata imperdibile di Libero: “Quarant’anni da re. Il simbolo dell’eleganza. Inaugura il museo, riapre in Montenapo e sfila con i pezzi storici. Armani festeggia la sua cavalcata aziendale e una carriera unica” (p. 19). Unica anche nelle leccate ricevute dalla stampa. 

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