FABRICE LEGGERI
Marco Bresolin per “la Stampa”
In Italia era diventato famoso per il braccio di ferro con le Ong impegnate a salvare in mare i migranti in fuga dalla Libia. Le aveva accusate di favorire il lavoro dei trafficanti, fornendo all'allora ministro dell'Interno, Marco Minniti, le motivazioni per istituire un «codice di condotta» e all'attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio lo spunto per definirle «taxi del Mediterraneo».
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Era il 2017 e cinque anni dopo la storia di Fabrice Leggeri alla guida di Frontex si è conclusa con il suo addio all'agenzia dell'Unione europea, travolto dall'accusa di aver violato i diritti umani nelle operazioni di controllo delle frontiere. Consentendo e addirittura praticando i respingimenti, considerati illegali dal diritto internazionale. «Sembra che il mandato di Frontex, in base al quale ero stato nominato e poi riconfermato nel 2019, sia stato silenziosamente cambiato» ha scritto, piccato, nella lettera di dimissioni. Nella quale specifica di voler usufruire dei 61 giorni di ferie residui.
FABRICE LEGGERI
Il francese era a capo di Frontex dal 2015, l'anno dei flussi record lungo la rotta balcanica, e sotto la sua guida l'agenzia è cresciuta fino a diventare una vera e propria guardia costiera e di frontiera dell'Unione. All'epoca del suo insediamento, Frontex aveva un budget annuale di 142 milioni di euro, cresciuto gradualmente fino a toccare quota 757 milioni di euro quest' anno, con un notevole incremento del personale, che nel 2027 conterà 10 mila agenti. In questi anni, però, risorse e personale sono aumentati di pari passo con le accuse, culminate con un'indagine dell'Olaf, l'ufficio antifrode dell'Ue. Il report finale non è stato ancora reso pubblico, ma le indiscrezioni dicono che nelle 200 pagine vengono riportati centinaia di casi di respingimenti illegali compiuti dagli agenti di Frontex, soprattutto nel Mar Egeo.
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Non solo: la gestione di Leggeri era finita nel mirino anche del mediatore europeo, del Parlamento Ue e di varie inchieste giornalistiche: l'ultima, firmata da un consorzio internazionale, era stata pubblicata proprio giovedì sera. La Commissione europea ha preso nota delle dimissioni e ha assicurato che procederà subito all'individuazione di un sostituto, ma è chiaro che il caso lascia Frontex nel caos e soprattutto rimette in discussione il ruolo dell'agenzia, diventata il braccio armato della «Fortezza Europa».
FABRICE LEGGERI
Quella che fino a pochi mesi fa discuteva se finanziare o meno con i fondi Ue la costruzione delle barriere ai confini con la Bielorussia. Leggeri si era più volte lamentato della difficoltà di impedire l'ingresso irregolare dei migranti rispettando al tempo stesso il principio di non-respingimento, quello che dovrebbe garantire a tutti il diritto di chiedere asilo. Opposte le reazioni al Parlamento Ue, dove esulta il gruppo dei socialisti-democratici («Avrebbe dovuto dimettersi già un anno fa»). Mentre la Lega chiede di non strumentalizzare il caso perché «c'è la necessità assoluta» di un'agenzia come Frontex.
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