1 - LE DIMISSIONI DEL VESCOVO DI CARPI DOPO LE ACCUSE (ARCHIVIATE) E I VELENI
Daniela Corneo per il “Corriere della sera”
MONSIGNOR CAVINA
Non trova pace Carpi, il comune di circa 70 mila anime nel Modenese. Anime inquiete, ultimamente. Tensioni, veleni tra opposte fazioni politiche, dossier con accuse incrociate tra gli assessori della giunta uscente a pochi giorni dal voto: tutto finito nell' inchiesta «Mangiafuoco» dei carabinieri, coordinata dalla Procura di Modena, su un presunto giro di malaffare locale, divenuta poi oggetto di un' ampia inchiesta, questa volta giornalistica, dell' Espresso nell' aprile scorso.
Ieri l' ultimo atto di una saga in cui gli inquirenti avevano intravisto intrecci non proprio plausibili tra potere temporale e spirituale: le dimissioni del vescovo di Carpi.
MONSIGNOR CAVINA E GREGORIO PALTRINIERI
Monsignor Francesco Cavina, 64 anni, un passato in Segreteria di Stato e alla guida della diocesi di Carpi dal 2011, era finito tra gli indagati dell' inchiesta «Mangiafuoco» con l' accusa di voto di scambio e per una presunta alleanza tra lui e l' ex vicesindaco Simone Morelli, poi cacciato dal Pd perché pronto a fare il salto sul Carroccio a colpi di dossier contro il riconfermato sindaco Alberto Bellelli.
La Procura nel frattempo ha chiesto l' archiviazione per monsignor Cavina. Ma lui, figura già molto chiacchierata a Carpi, additato dai suoi detrattori per la vita poco «francescana», spesso fuori città in viaggio, qualcuno dice con carenze anche nella gestione economica in una zona dove sono confluiti molti finanziamenti dopo il sisma del 2012, ha deciso, pare di comune accordo con gli ambienti vaticani, di lasciare il suo incarico come guida pastorale di una realtà, politicamente da sempre schierata a sinistra, in cui la Chiesa non ha mai avuto particolare forza.
PAPA BERGOGLIO E MONSIGNOR CAVINA
Al suo posto, probabilmente anche in un' ottica di razionalizzazione delle diocesi più piccole voluta da Bergoglio, il Vaticano ha nominato amministratore apostolico di Carpi monsignor Erio Castellucci, arcivescovo di Modena-Nonantola.
In una lettera a sacerdoti, religiosi e fedeli di Carpi, monsignor Cavina ha spiegato i motivi della rinuncia. E ha formulato precise accuse. «I sette anni di ministero in mezzo a voi - ha scritto - sono stati segnati da continui tentativi di delegittimazione, nonché, negli ultimi tempi, da intercettazioni telefoniche a seguito di denunce di presunti reati alla Procura. Ottenuta la completa archiviazione della mia posizione, la gogna mediatica non si è interrotta». Quello che il prelato proprio non riesce a digerire è che, «in pieno segreto istruttorio, si è arrivati anche a pubblicare il contenuto di telefonate legate al mio ministero sacerdotale ed episcopale».
MONSIGNOR CAVINA
L'inchiesta «Mangiafuoco» aveva scosso il Comune emiliano poco prima delle ultime amministrative, che hanno visto la conferma al ballottaggio del sindaco dem Alberto Bellelli. Già il fatto che la rossa Carpi andasse al ballottaggio con il centrodestra dopo 74 anni di predominio della sinistra aveva scosso la comunità.
In due filoni d' indagine, poi, i carabinieri avevano sostenuto che il vicesindaco della precedente giunta Bellelli, Morelli, avesse tentato di diffamare il primo cittadino con un dossieraggio infondato. Da qui l' ipotesi di contatti tra il vescovo e Morelli per ottenere il voto dei cattolici in cambio di favori. Filone d' indagine poi archiviato. Ora l' addio di Cavina: «Spero che i riflettori si spengano e sia restituita alla diocesi tranquillità».
MONSIGNOR CAVINA E PAPA BERGOGLIO
2 - FRANCESCO CAVINA DIMESSO, IL RETROSCENA. "LETTERE ANONIME IN VATICANO"
Viviana Bruschi per https://www.ilrestodelcarlino.it
Don Ermanno Caccia da una parte, e don Antonio Dotti dall’altra. Sono gli ‘antagonisti’ dell’ ultima vicenda che ha gettato nella bufera la diocesi di Carpi e che ha condotto alle dimissioni di don Caccia, parroco della frazione di Mortizzuolo di Mirandola, dal ruolo di direttore del settimanale Notizie. Questo, naturalmente, prima delle dimissioni choc di monsignor Francesco Cavina.
DON ERMANNO CACCIA
«Il Popolo ha scelto uno fidato», aveva scritto don Caccia in un suo editoriale pro Lega, indicando in Matteo Salvini il politico ideale. Le tante proteste che ne erano seguite l’avevano portato alla decisione di lasciare il settimanale della diocesi e il suo ruolo nell’ufficio stampa.
Un fatto, quest’ultimo, balzato sulle cronache nazionali, tanto che don Ermanno è già stato contattato da alcuni quotidiani che lo vorrebbero come giornalista. Di lui, da sempre considerato un ‘prete scomodo’, anche quando era nella diocesi di Bergamo, fortemente voluto dall’amico monsignor Cavina per raddrizzare la parrocchia frazionale, molti ne apprezzano la sincerità e la trasparenza, ma nella sua Mortizzuolo non manca chi gli muove guerra da mesi.
MONSIGNOR CAVINA E PAPA BERGOGLIO
Ieri il parroco sul suo blog ha manifestato tutto il suo dolore per le dimissioni del fratello, amico Francesco. Del perché dell’addio, don Caccia commenta: «Forse ha in parte inciso la vicenda, ma soprattutto le intercettazioni e l’indagine. Tuttavia, la questione parte da lontano. La ‘cricca’ dei benpensanti ha sempre criticato ogni gesto, decisione e parola del Vescovo. Sapevamo delle lettere anonime di discredito inviate in Vaticano al Papa.
Anche per quanto riguarda la vicenda del mio editoriale, la ‘cricca’ ha cavalcato il polverone per addossare la colpa politica al Vescovo Cavina. Mi spiace tantissimo che se ne vada, ma forse – conclude don Ermanno – è stato mal consigliato in questi ultimi mesi. Poteva restare, la maggior parte è con lui, anche se non sono mancati preti che remano contro. La diocesi è spaccata, e speriamo di finirla con queste polemiche gettano fango sulla Chiesa».
MONSIGNOR CAVINA
Don Antonio Dotti si dice profondamente dispiaciuto. «Sono in campeggio con i ragazzi e nessuno mi aveva informato. La vicenda di Notizie a mio parere non ha influito sulla decisione di monsignor Cavina, piuttosto la gogna mediatica subita, quella sì e tanto. Ci aspettiamo che qualcuno gli chieda scusa, un gesto dovuto. E’ un gran peccato che se ne vada, poteva restare e continuare a fare il tanto bene che aveva fatto finora. Preghiamo per lui. Noi sacerdoti lavoriamo tutti per lo stesso ‘Padrone’».