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    SI E’ RINGALLUZZITA MARINE LE PEN – DOPO IL SUCCESSO SENZA PRECEDENTI ALLE ELEZIONI LEGISLATIVE (MAI COSI’ TANTI SEGGI), LA LEADER DI “RASSEMBLEMENT NATIONAL” E’ TENTATA DI CORRERE ALLE PRESIDENZIALI DEL 2027 – IL PASSO IN AVANTI DI MARINE? SALTARE LE BARRIERE IDEOLOGICHE: “UNIREMO I PATRIOTI DI DESTRA E DI SINISTRA” – AGLI APPELLI DI MACRON DI VOTARE IL SUO SCHIERAMENTO CONTRO LE “FORZE ANTI-DEMOCRATICHE”, GLI ELETTORI HANNO RISPOSTO IN MAGGIORANZA CON L’ASTENSIONE E POI UN VOTO ORMAI DISINIBITO VERSO LE PEN E MELENCHON…


     
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    Stefano Montefiori per il “Corriere della Sera”

     

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    Sul palco di Henin-Beaumont, da anni roccaforte lepenista nel Pas de Calais, Marine Le Pen sfoggia uno dei suoi due sorrisi smaglianti: non quello forzato delle tante sconfitte nella corsa all'Eliseo, ma quello autentico di una vittoria senza precedenti.

    «Entriamo all'Assemblea, che grazie a noi sarà un po' più nazionale, con il gruppo di gran lunga più numeroso della nostra storia», dice la leader del Rassemblement national.

    «Uniremo i patrioti di destra e di sinistra». Una novantina di seggi, un'avanzata enorme rispetto al 2017, quando i deputati furono 8 e il partito non riuscì a formare un gruppo parlamentare.

    Emmanuel Macron Marine Le Pen Emmanuel Macron Marine Le Pen

     

    «È una cosa mai vista», dice Steeve Briois, il sindaco lepenista di Henin-Beaumont, «soprattutto se consideriamo che il sistema elettorale è fatto apposta per penalizzarci».

    Il miglior risultato del Rassemblement national finora era stato quello del lontano 1986, quando il presidente socialista François Mitterrand - per indebolire la destra gollista - introdusse il proporzionale che permise a ben 35 deputati lepenisti di entrare in Parlamento.

     

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    Dopo quell'exploit, la storia elettorale del Front, poi Rassemblement national, è stato un susseguirsi di risultati spesso buoni alle presidenziali, e di inesorabili sconfitte nelle altre consultazioni, dalle legislative alle regionali. Stavolta è andata diversamente, e questo cambia tutto per la formazione di estrema destra. Da partito centrale nel dibattito mediatico ma marginale nelle istituzioni, con un pugno di deputati e appena qualche sindaco in piccole città di provincia, il RN entra in forze in Parlamento e conquista quel radicamento territoriale che finora gli era sempre sfuggito.

     

    marine le pen dopo la sconfitta marine le pen dopo la sconfitta

    E se la Nupes è la prima forza dell'opposizione, il suo leader Jean-Luc Mélenchon non sarà presente all'Assemblea nazionale perché ha preferito non candidarsi. Marine Le Pen invece, riconfermata nella circoscrizione di Henin-Beaumont, resta in parlamento a guidare la carica dei novanta. Un'affermazione insperata, che rimette in discussione anche la strategia per le prossime presidenziali del 2027: a questo punto, non è più così sicuro che Marine Le Pen rinunci alla quarta candidatura.

     

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    Il Rassemblement national ha trovato un alleato insperato nel presidente Macron, che ha avuto talmente paura dell'avanzata della Nupes di Mélenchon da rompere con la tradizione dello «sbarramento repubblicano», in base al quale si vota a favore di qualsiasi avversario si trovi davanti all'estrema destra. I macronisti anzi hanno stabilito una specie di equivalenza tra l'estrema destra di Le Pen e l'estrema sinistra di Mélenchon, chiedendo il voto per sé come unica scelta ragionevole e legittima contro le forze anti-democratiche. La risposta degli elettori è stata l'astensione, in maggioranza, e poi un voto ormai disinibito verso le due opposizioni a Macron.

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    Marine Le Pen, come spesso le accade, è apparsa relativamente poco presente, quasi distratta, senza paragone con l'attivismo e la determinazione di Mélenchon e dei suoi.

    Eppure il Rassemblement national continua ad avanzare, senza fatica, come se milioni di elettori fossero già così convinti della loro adesione al lepenismo da non avere neppure bisogno di una campagna elettorale.

     

    Marine Le Pen ha chiamato «coalizione burkini» la Nupes di Mélenchon, accusato di essere troppo indulgente con gli islamisti, e ha cavalcato il disastro della finale di Champions allo Stade de France, dove «il caos scatenato dalle bande di delinquenti ha dimostrato che il governo che non è più in grado di controllare nulla». È bastato poco, stavolta, per occupare una fetta mai così grande dell'Assemblea nazionale.

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