DAGOREPORT - L’ASSOLUZIONE NEL PROCESSO “OPEN ARMS” HA TOLTO A SALVINI LA POSSIBILITA’ DI FARE IL…
1 - LA SCOPERTA PUÒ STRAVOLGERE LA GEOPOLITICA MONDIALE E GLI USA SI GARANTIREBBERO L'EGEMONIA PLANETARIA
Estratto dell’articolo di Gian Micalessin per “il Giornale”
È il Santo Graal della tecnologia. Ma al pari di quella leggenda anche la fusione nucleare può illudere o scatenare rivalità senza fine. Se quest' oggi il Dipartimento dell'Energia degli Stati Uniti smentirà le indiscrezioni di Washington Post e Financial Times ridimensionando i passi avanti compiuti nei laboratori federali di Lawrence Livermore in California l'umanità dovrà rimandare un sogno.
Se invece l'America fosse vicina a penetrarne i segreti da domani si scatenerebbero le lotte per sottrarle l'arcano e condividerne gli infiniti vantaggi. Realizzare la fusione nucleare significa non solo ricostruire il sole in laboratorio, ma anche garantirsi l'egemonia mondiale. I suoi segreti tecnologici rappresentano il passaggio obbligato per risolvere due dei più pressanti incubi planetari. Il primo è quello di un'irreversibile crisi energetica. Su quel fronte deuterio e trizio, gli isotopi dell'idrogeno carburante base della fusione nucleare, garantiscono riserve praticamente illimitate.
Una pallina di un centimetro di deuterio e trizio basterebbe da sola a produrre l'energia sviluppata da un barile di petrolio. E un chilogrammo di combustibile impiegato per innescare la fusione nucleare ci regalerebbe l'equivalente dell'energia fornita da 10 tonnellate di combustibile fossile. Ma il secondo grande orizzonte aperto dalla fusione nucleare è la cancellazione del riscaldamento globale prodotto dai combustibili fossili e dall'effetto serra.
Conquistare il Santo Graal del nucleare significa produrre energia finalmente pulita evitando sia l'inquinamento industriale, sia la produzione di scorie radioattive. Dunque i soli in miniatura realizzati nei nuovi laboratori nucleari ci salverebbero anche dall'obbligata decrescita industriale pretesa da quegli accordi di Parigi che impongono un dimezzamento delle emissioni entro il 2030 per contenere di un grado e mezzo il riscaldamento globale. Scoprire come ottenere più energia di quella impiegata per attivare la fusione nucleare equivale, insomma, ad innescare un'autentica rivoluzione planetaria.
Una rivoluzione paragonabile a quella che alla fine del 18mo secolo permise a Londra, complice la macchina a vapore, di far decollare l'industria, moltiplicare la velocità dei trasporti e trasformare i commerci regalando all'Impero di Sua Maestà un'incontrastata potenza industriale, militare e finanziaria. In questa prospettiva la fusione nucleare consentirebbe agli Stati Uniti di chiudere la partita con Cina e Russia conquistando una definitiva ed assoluta supremazia planetaria.
Con il sole artificiale nelle mani di Washington le altre nazioni non avrebbero altra scelta che guardare all'America per il proprio futuro. La competizione con la Russia e gli altri produttori di carbone, gas e petrolio perderebbe senso. E quella per l'uranio indispensabile ad alimentare i reattori nucleari si trasformerebbe in una battaglia di retroguardia.
Nello stesso tempo gli sforzi della Cina per garantirsi i componenti essenziali di batterie sempre più performanti, e le tecnologie indispensabile a produrle, si rivelerebbero un monopolio anacronistico. Ma anche il controllo delle cosiddette «terre rare» indispensabile per le più avanzate tecnologie belliche risulterebbe superfluo.
Sconfiggere chi possiede il segreto dell'energia pulita equivarrebbe, infatti, ad un suicidio planetario. Ma anche l'incubo di Casa Bianca e Pentagono preoccupati dalla prospettiva di una Russia messa in ginocchio dal conflitto in Ucraina e trasformata in un vassallo energetico di Pechino si rivelerebbe alla fine poco preoccupante. E così il gigante Usa dato per ridimensionato e piegato dagli scontri politici interni del dopo Trump si ritroverebbe a custodire i segreti di un nuovo ordine mondiale. Dettandone, ancora una volta, destini e regole.
2 - RIVOLUZIONE NUCLEARE
Estratto dell’articolo di Alberto Simoni per “la Stampa”
[…] Sarebbe la prima volta che i ricercatori riescono a produrre più energia in una reazione di fusione - come quella che alimenta il Sole - di quanta ne consumino nel processo. E' un passo decisivo nella produzione di energia senza ricorrere al carbonio.
[…] Secondo quanto hanno riferito alcune fonti al Washington Post, invece nel laboratorio californiano, alcune apparecchiature del macchinario per l'esperimento sarebbero state danneggiate proprio a causa dell'eccesso di energia prodotta dalla reazione chimica.
Ci vorrà un decennio, probabilmente decenni, prima che la tecnologia per produrre energia dalla fusione nucleare possa avere un impiego commerciale. Tuttavia, quanto fatto dagli scienziati in California è un punto a favore della strategia americana - e perseguita in modo deciso dall'Amministrazione Biden - di moltiplicare gli investimenti, tramite incentivi, sgravi fiscali e prestiti a fondo perduto, nel campo dell'energia verde e delle nuove tecnologie.
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