Francesco Spini per “La Stampa”
pietro labriola
Si fa presto a dire rete unica. Ora che il memorandum per creare una sola grande infrastruttura dedicata alla fibra ottica destinata a diffondere Internet superveloce è stato firmato da Tim, Cdp, Open Fiber e dai due fondi coinvolti, ossia Kkr e Macquarie, comincia il bello: andranno definiti, in serie, il perimetro, le valutazioni, la governance, i dipendenti.
Andrà chiarito se in prospettiva potrà godere di un sistema tariffario incentivante sul modello Rab, come accade per Terna e Snam nell'elettricità e nel gas. La Borsa intravede spiragli che questa sia la volta buona. Il titolo Tim mette a segno un rialzo del 3,14% a 28,92 centesimi. Secondo gli addetti ai lavori l'azione, quando tutto sarà compiuto, potrà ambire a superare l'euro di valutazione. Oggi, un miraggio.
dario scannapieco
In ogni caso la firma «è il primo passo di un piano coraggioso per Tim», scrive ai dipendenti Pietro Labriola, amministratore delegato dell'ex monopolista che oggi parlerà anche alla commissione Trasporti della Camera in attesa di presentare la nuova strategia del gruppo il 7 luglio. «Dalla separazione dell'infrastruttura di rete fissa - spiega il manager - traiamo le risorse per investire nei servizi e nello sviluppo dei rapporti con i clienti e del mobile, competendo più agevolmente nel mercato dei servizi digitali».
mario rossetti
Anche sul lato di quella che potrà diventare l'azienda compratrice degli asset di Tim, ossia Open Fiber, il suo ad Mario Rossetti, in una lettera ai dipendenti, afferma come sia «a tutti evidente che si tratterebbe di un'operazione di grande rilevanza per il settore delle tlc e per l'economia del Paese, in cui Open Fiber entrerebbe da protagonista, forte della posizione guadagnata in questi anni di lavoro intenso e di costante crescita».
Tuttavia «l'eventualità» della rete unica «non può e non deve rallentare la nostra azione quotidiana e costante nella realizzazione» del piano industriale. E la priorità «è quindi quella di restare fortemente focalizzati sul raggiungimento degli obiettivi ed in modo particolare sull'accelerazione nelle aree bianche», le più rurali e disagiate.
henry kravis
Le prossime settimane vedranno un lavorio intenso tra le società coinvolte e i relativi advisor: da Mediobanca, Vitale&Co e Goldman Sachs per Tim, fino a Credit Suisse per Cdp e Hsbc per Macquarie.
Sul fronte del perimetro andrà anzitutto stabilito a chi andrà ad esempio il backbone di Tim, la dorsale che solo transitoriamente il memorandum lascia in capo a Telecom (che la ritiene strategica per competere ad armi pari con gli altri operatori) e che Cdp - destinata ad avere il controllo, certamente di governance, non è chiaro se anche economico - vorrebbe invece inserita tra gli asset che, come alcuni data center e apparati cyber legati alla sicurezza nazionale, finiranno nel calderone della rete unica.
open fiber 1
Altro tema caldo sarà il valore dell'infrastruttura: si guarda a una media di 19-20 miliardi, l'esborso di Cdp dipenderà anche dal debito che sarà girato. La Tim che rimarrà sarà liberata del suo fardello finanziario oltre che dei vincoli regolamentari. Il ministro dell'Innovazione tecnologica, Vittorio Colao, inizialmente scettico, ora appare convinto: «C'è bisogno di una infrastruttura potente e forte nel Paese», dice. Si deve chiudere entro il 31 ottobre: «Adesso abbiamo davanti 5 mesi importanti». I sindacati sono però sul piede di guerra: uno sciopero a Tim è previsto per il 21 di giugno.
open fiber 3 Macquarie Macquarie DARIO SCANNAPIECO open fiber 5 pietro labriola sul tetto della sede milanese di tim a via negri