Giusi Fasano per il “Corriere della Sera” - Estratti
yacht bayesian
Lui lo sa. Potrebbe finire tutto sulle sue spalle il peso di quel che è successo davanti a Porticello. James Cutfield, classe 1973, è il capitano neozelandese del Bayesian, il veliero affondato nella notte fra domenica e lunedì. Era lui a dare gli ordini, lui a stabilire se e dove fermarsi per la notte, lui a valutare se e quali pericoli presentava la situazione meteomarina. Quindi è lui il primo e il più importante dei pezzi sulla scacchiera delle indagini per capire perché il superyacht è colato a picco.
Ieri gli inquirenti, magistrati compresi, l’hanno sentito per due ore come persona informata sui fatti: il testimone più prezioso. Una fonte qualificata ci spiega che lui, come tutti gli altri superstiti fin qui sentiti dalla sola Guardia costiera, «non ha detto niente che ci abbia fatto saltare sulla sedia». La versione di base sarebbe quella della prima ora, peraltro non confermata ufficialmente. E cioè «la tempesta è arrivata all’improvviso, non l’abbiamo vista arrivare».
Le indagini
JAMES CUTFIELD, COMANDANTE DELLO YACHT BAYESIAN
Partendo da qui e dal resoconto del capitano sulle operazioni messe a punto da lui e dal suo equipaggio, chi indaga dovrà capire se e quali responsabilità possano essergli eventualmente contestate. L’inchiesta, aperta per naufragio colposo, per adesso è contro ignoti ma se si arriverà a iscrivere qualcuno nel registro degli indagati, il capitano Cutfield non può che essere in cima alla lista.
Una delle possibilità (al momento una mera ipotesi di indagine non contestata né a lui né ad altri) riguarda la valutazione della situazione meteomarina, e quindi del rischio. In sostanza: è stato considerato tutto come si sarebbe dovuto? Finora nessuno dei 15 sopravvissuti, capitano compreso, è stato sentito con l’assistenza di un legale, quindi non risultano persone indagate. Va detto però che la Procura di Termini Imerese, guidata dal procuratore Ambrogio Cartosio, è da sempre molto abbottonata, quindi inutile chiedere conferme sulle dichiarazioni del testimone, su eventuali contestazioni formali, sul suo stato d’animo e sulla sua esperienza in mare.
affondamento dello yacht bayesian
Il fratello
Ma le notizie a volte fanno giri strani, e così si fa prima a saperne di più dalla Nuova Zelanda, dove vive la famiglia di Cutfield, originario di North Shore (Auckland). Suo fratello Mark, per esempio. La testata neozelandese «Nz Herald» riporta alcune sue dichiarazioni: un «marinaio esperto», lo definisce Mark. Che racconta delle regate di James in gioventù, e degli otto anni al comando di barche extra lusso.
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NAUFRAGIO BAYESIAN
Da open.online
I primi avvisi di garanzia per il naufragio del Bayesian a Palermo sono attesi a breve. Perché ci sono da eseguire le autopsie sui corpi recuperati. La procura di Termini Imerese guidata da Ambrogio Cartosio valuterà in primo luogo la posizione del comandante James Cutfield. Mentre si fa strada l’ipotesi dell’errore umano come causa o concausa dell’affondamento.
LA TRAGEDIA DELLO YACHT BAYESIAN A PALERMO
E Giovanni Costantino, ad di Italian Sea Group che controlla Perini Navi (la società che ha costruito il Bayesian nel 2008) dice che quella dell’albero maestro spezzato è una bufala che danneggia l’azienda. E punta il dito sugli errori dell’equipaggio. Mentre lo scafo non ha falle, secondo i video del naufragio del 19 agosto alle 4 del mattino. Invece la chiglia mobile o retrattile (o deriva mobile) risulta sollevata.
La deriva mobile
I dati del costruttore dicono che la deriva mobile (il sistema che porta all’abbassamento della chiglia fino a 10 metri di profondità) in posizione sollevata è di 4,05 metri e in posizione discesa è di 9,83 metri. Tenerla abbassata porta a maggiore stabilità, tenerla sollevata crea problemi di stabilità alla barca. Dai primi rilievi la deriva era sollevata per la navigazione sottocosta. E questo può aver contribuito a rendere la barca meno stabile insieme alla forza del vento. C’è anche l’ipotesi che sia rimasto aperto il portellone di poppa, dove sono alloggiati tender e moto d’acqua.
il veliero bayesian poco prima di colare a picco davanti a porticello, palermo
Consentendo così l’allagamento dello scafo. Gli oblò e i boccaporti erano spalancati: sicuramente il Bayesian disponeva di un sistema automatico di chiusura che non ha funzionato o non è stato attivato. Costantino, che parla oggi in un’intervista al Corriere della Sera, dice che l’evento di Palermo avrebbe rappresentato rischio zero con le manovre corrette.
L’errore umano
E spiega: «Sono intervenute delle situazioni che hanno compromesso la stabilità della nave. Nei video si vede che la nave era all’ancora. A un certo punto l’ancora perde la presa e lei si sposta trascinata dal vento che la spinge prendendola in pancia. La spinge per 4 minuti che noi definiamo “di scarrocciamento”, la ruota e la pone nella posizione in cui è affondata. In questi 4 minuti — e mi assumo la responsabilità di quel che dico — la nave ha già preso acqua.
Perché lo dico? Perché dalle immagini video che tutti avete pubblicato si vede l’albero in verticale prima tutto acceso e poi spento, tranne la lampadina in testa che prende energia da una batteria». Secondo Costantino «bisognava blindare scafo e coperta chiudendo porte e portelli. Poi accendere i motori e tirare su l’ancora o sganciarla automaticamente, mettere la prua al vento e mandare giù la chiglia».
Il portellone di poppa e quello di sinistra
il veliero bayesian poco prima di colare a picco davanti a porticello, palermo
Costantino spiega anche che il portellone di poppa era aperto. Ma da solo non avrebbe potuto causare l’affondamento «perché è alto e dietro c’è una porta. Le indagini ci diranno se era aperta. Ma è ben più importante sapere se era aperto il portellone di sinistra, a cui si ormeggia il tender e da cui salgono e scendono gli ospiti, che è molto più pericoloso. E attenzione: averlo trovato chiuso, sul fondale, non vuol dire che lo fosse. Perché se la Bayesian, come pensiamo, è affondata in verticale la pressione dell’acqua può averlo chiuso: tutto verificabile». L’idea di Italian Sea Group, spiega La Stampa, è che lo scafo ha imbarcato acqua a poppa, così è stato piegato ancora di più dalle raffiche di vento. Poi ha continuato ad imbarcare acqua finché non è andato a fondo.
La chiglia alzata e l’albero maestro
l ultima foto scattata dallo yacht bayesian
Il navigatore di Cagliari Andrea Mura con Repubblica è ancora più chiaro: «La notte del tornado il Bayesian aveva la deriva alzata e magari anche il tambuccio, l’ingresso per scendere nelle cabine, aperto per rinfrescare l’interno. È possibile anche che gli oblò si siano spaccati quando il fianco della nave si è piegato e che il portellone di poppa che ospita il gommone di servizio non fosse chiuso. L’acqua così entra a centinaia di litri al secondo».
E si fa una domanda: «Perché in una notte di maltempo, con ospiti a bordo che non sono marinai, ma gente in vacanza, non resti in porto? Perché passi la notte in rada sapendo che, bene che vada, non chiuderai occhio per controllare ancora e meteo? Forse i marinai del Bayesian hanno peccato di eccesso di sicurezza. Magari pensavano che una barca così bella reggesse tutto».
YACHT BAYESIAN mike lynch 2 giovanni costantino L AFFONDAMENTO DELLO YACHT BAYESIAN A PALERMO