1 - PUGNO DURO SUI MIGRANTI LE NORME ALLO STUDIO
Francesco Grignetti e Ilario Lombardo per “la Stampa”
MELONI MIGRANTI
E ora si ricomincia contro le Ong e sui migranti. Giorgia Meloni lo annuncia con voce squillante: «Si parla di un cambio di rotta del governo. Assolutamente no. Il governo non intende cambiare posizione». Non cambia nulla, quindi. Nessun dietrofront. Nella consueta rubrica con auto-domande, gli #appuntidiGiorgia, la presidente del Consiglio, letto qua e là di retromarcia sui migranti per via delle navi ammesse in porto a Bari e Salerno, assicura che «non sarà così».
piantedosi salvini meloni
Tolta la maschera che a qualcuno era apparsa più dialogante, Meloni torna ad assumere un volto più duro, più simile a quello di Matteo Salvini, oggi vicepremier e autore ai tempi del Viminale, durante il governo grilloleghista, dei decreti sicurezza. E così torneranno divieti, multe, sequestri, confische.
Per Meloni «il coinvolgimento dell'Europa è fondamentale», ma se una soluzione non si troverà, il nostro Paese, avverte la leader di Fratelli d'Italia, è pronta a fare da sola, con norme «a livello nazionale» che saranno «pronte già dalla prossima settimana». L'idea è di arrivare a gennaio - quando la stagione dedicata alla manovra di Bilancio sarà alle spalle - con un pacchetto di iniziative che daranno il via a una nuova campagna contro le Ong.
GIORGIA MELONI E IL NERO DI WHATSAPP - MEME
Su questo tema, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi da ieri ha la massima copertura politica. Perché, nel suo video sui social, Meloni difende la posizione di sempre.
Secondo la premier qualcosa è già cambiato in Europa.
Dopo l'irrigidimento sulle navi delle Ong e le liti con i francesi - sostiene così la premier - «si fanno riunioni ed escono fuori documenti in cui si dice che la rotta del Mediterraneo centrale è una priorità». In realtà non è la prima volta. E Meloni dimentica di aggiungere che in un recentissimo vertice a Bruxelles dei Paesi del Nord Europa, a cui ha partecipato anche la Francia, l'Italia è stata molto criticata per la gestione dei migranti.
piantedosi salvini meloni tajani
Lei si attende sempre di più dall'Europa. «Abbiamo sempre rivendicato la necessità che l'Europa si occupasse di più del fronte mediterraneo, di una missione europea per bloccare le partenze. Su questo stiamo lavorando».
E qualcosa a Bruxelles sta succedendo. «Due giorni di grande lavoro. L'Italia è impegnata in una nuova strategia politica. Al centro c'è un Piano europeo per l'Africa, grandi investimenti per favorire la crescita e contenere i fenomeni migratori», scrive il ministro degli Esteri Antonio Tajani.
EMMANUEL MACRON E GIORGIA MELONI
Ma forse è troppo poco. Così tra qualche giorno il governo tirerà fuori la sua proposta. E sarà un ritorno ai divieti per le navi umanitarie di entrare nelle nostre acque territoriali, e poi multe, sequestri, confische. Ci sarebbe anche il vademecum Minniti che non fu mai trasformato in legge. Un armamentario giuridico che al Viminale rimpiangono.
Anche se, a ben vedere, la quota di migranti che sbarca in Italia con le navi delle associazioni è ormai ridotta a una parte minima. Ma le Ong, si sa, restano la bestia nera della destra.
«La nostra posizione - dice ancora Meloni - resta assolutamente la stessa: in Italia non si entra illegalmente. Noi vogliamo combattere il traffico di esseri umani, gli ingressi illegali e le morti in mare». Dato però che non si può «combattere» contro quelli che arrivano da soli a Lampedusa o in Sicilia, l'unica è prendersela con le navi umanitarie che al largo della Libia caricano i migranti dai gommoni. Le norme anti-Ong erano in cantiere, ma sembravano essere state accantonate per non inasprire oltremodo i rapporti in Europa.
emmanuel macron giorgia meloni by edoardo baraldi
E invece, no. Anche perché l'ultima riunione tra ministri dell'Interno dell'8 dicembre scorso, al nostro governo è sembrata deludente. Dice il leghista Nicola Molteni, sottosegretario all'Interno: «Se l'Europa non acquisisce consapevolezza che il tema va affrontato insieme, il governo italiano dovrà valutare anche nuovi provvedimenti di carattere normativo.
Questi numeri degli sbarchi non ce li possiamo permettere, il sistema di accoglienza è al collasso». In verità i numeri stanno aumentando dappertutto. Nei primi undici mesi, secondo Frontex sono stati più di 308 mila gli ingressi irregolari nella Ue, in crescita del 68%: la rotta dei Balcani occidentali è la più attiva, con 139mila ingressi registrati; segue il Mediterraneo centrale con 94 mila, quasi tutti sbarchi in Italia. Asia e Africa sono in movimento, ma il problema, per il governo italiano, restano le Ong.
EMMANUEL MACRON GIORGIA MELONI
2 - LE DENUNCE DI FRONTEX E OIM: "PIÙ DI 300 MILA INGRESSI IRREGOLARI NELL'UE LA LIBIA NON È UN PORTO SICURO PER I PROFUGHI"
Donato Fasano per “la Stampa”
«La Libia è un porto non sicuro, dove i migranti sono vittime di abusi e detenzione arbitraria». A denunciarlo è Flavio Di Giacomo, portavoce dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni, nel giorno in cui Human Rights Watch pubblica un rapporto che mette sotto accusa Frontex per "complicità" negli abusi commessi sui migranti intercettati riportati in Libia. «Una volta intercettati in mare e riportati indietro - sottolinea Di Giacomo - molti migranti scompaiono o non sono più raggiungibili dalle organizzazioni umanitarie. È urgente agire per fermare i ritorni in Libia».
SERGIO MATTARELLA URSULA VON DER LEYEN GIORGIA MELONI
A lanciare un allarme sui migranti, ma per la crescita esponenziali dei flussi, è invece Frontex, attraverso il suo ultimo bollettino. Da gennaio a novembre sono stati registrati 308 mila ingressi irregolari nell'Ue, con un aumento del 68% rispetto all'anno scorso.
Frontex, l'agenzia che si occupa del controllo delle frontiere esterne dell'Unione europea, spiega nel suo rapporto che «la pressione migratoria è la più alta dal 2016 e la rotta dei Balcani occidentali rimane la più attiva». L'agenzia rileva poi che «l'elevato numero di attraversamenti illegali sulla rotta dei Balcani occidentali può essere attribuito a ripetuti tentativi da parte di migranti già presenti nella regione e all'abuso dell'accesso senza visto alla regione. Più in dettaglio, nel Mediterraneo centrale sono stati registrati 93 mila ingressi, con un aumento in un anno del 49%.