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Giancarlo Dotto per “Diva e Donna”
“Dimmi chi sono?”. “Sei Guillermo Mariotto, celebre stilista e inesorabile stroncatore al soldo di Milly Carlucci di stelle vere e presunte che ballano o ci provano”. “Grazie, a quest’ora della mattina non so neanche chi sono”. E’ mezzogiorno, più o meno l’alba per Mariotto che mi convoca in una specie di bagordo del carboidrato e dello zucchero, pizza e dolci, a Trastevere dove lui è di casa. Riesumata una barcollante identità, gli serve un caffè forte per recuperare lucidità e postura.
C’è una tempesta di polline in atto, io quasi vado in choc anafilattico, lui niente, gli fa un baffo. Sangue venezuelano, trascorsi californiani, parigini e londinesi, presente romano. Me lo guardo l’uomo che ha vestito tutto lo spettacolo, pagano e religioso, degli ultimi vent’anni, da Valeria Marini a Papa Ratzinger. Sarebbe una credibilissima faccia da boss del narcotraffico. Scopri invece una specie di mistico ipersensibile, dal cuore che gronda come le fontane di Tivoli.
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Sei da undici anni nella giuria di “Ballando con stelle”, il che ti consente di esercitare la tua componente sadica senza uccidere nessuno. Una fortuna.
“Sarei un sadico?”.
In ognuno di noi vive un briciolo del marchese De Sade.
“Sì, però c’è modo e modo. È una questione di stile. I miei toni non infieriscono mai, non puntano a far del male, ma a far ridere. Così mi percepiscono. Mentre…”.
Mentre Selvaggia Lucarelli…
“Ecco, appunto. Lei apre bocca e non dice neanche delle cose così cattive. Sì, spara forte ogni tanto, ma ha questo modo così aggressivo che la gente è prevenuta. Stanno in guardia ancora prima che parli”.
Mica tutti ridono. Enzo Miccio ha reagito male, la scorsa edizione, quando gli hai fatto notare che non era abbastanza maschio. “Il bue che dice cornuto all’asino…”, ha replicato.
“Beh, niente male per uno che si vanta di essere un maestro di sciccheria”.
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Tu, si vede, ti diverti da pazzi a “Ballando”
“Vero. A volte arrivo che sono a pezzi, magari dopo un viaggio intercontinentale, ma mi diverto troppo, non mi annoio e mi rilasso”.
Saresti dunque un cattivo che non punta a ferire.
“Sono troppo sensibile. Colgo quello che gli altri non vedono. Dote coltivata lavorando nell’alta moda. Il millimetro di troppo o di meno. Non mi sfugge niente. E’ soprattutto il cuore che vedo”.
Sei un rabdomante dell’invisibile.
“Mi piace come definizione. Suona bene”.
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(Passa un signore: “Non bere troppo caffè che poi t’innervosisci e tratti male i concorrenti”.)
“E’ un medico di zona. Vedi, io ho queste sintonie profonde col mondo che mi circonda. E’ il grande regalo che mi è stato dato. “Ballando con le stelle” è un dono che mi ha mandato Dio”.
Questa me la devi spiegare.
“Un lunedì mattina mi ritrovo a prendere il tram di mattina. Tutti musi lunghi, incazzati neri. E io mi ritrovo a invocare Dio: “Quanto sarebbe bello se tutti mi sorridessero”.
Dio ti ha ascoltato?
“Non subito. Qualche giorno dopo mi chiama Massimo Romeo Piparo, coautore con Milly Carlucci delle prime edizioni di “Ballando”. Mi fa: “Tu hai un viso, un modo di fare che spacca la schermo”.
Non finisce qui.
“Due mesi dopo mi richiama. Stavo in treno. Non si capiva bene. Si parlava di una prima serata in Rai. Mi chiede un sì di massima. Glielo do. Non avevo capito niente, zero, pensavo a una generica ospitata”.
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Invece?
“Mi convocano per la prima edizione di “Ballando con le stelle”. Penso che vogliono farmi ballare e mi presento con le stampelle”.
Incidente col motorino?
“Una finzione. Ho simulato un infortunio. Era per potergli dire “no, grazie”. Non mi potevo mettere a ballare facendo lo stilista dell’alta moda. Che avrebbero detto, le mie clienti?...”.
Ingegnoso. Non sarebbe bastata una telefonata?
“Milly mi fa: “Ma no, cos’hai capito? Tu devi fare la giuria”. A quel punto butto via le stampelle e dico: “Allora sì, sono tutto vostro…”. Si parlava di quattro puntate”.
Sono passati undici anni.
“E non ne ho persa una. Lo davano per spacciato il programma, ancora prima di cominciare. La gente mi diceva: “Ti metti a fare una cosa che si capisce finirà in merda”.
Cattivi profeti.
“Il programma è partito subito da Dio, l’hanno dovuto subito allungare e io non sono mai sceso dalla carrozza”.
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Dalla carrozza al tram. Che c’entra tutto questo con la storia della gente che ti sorride?
“C’entra che, dopo la prima puntata, salgo sullo stesso tram e tutti mi sorridono. M’avevano ascoltato dal cielo”.
Miccio a parte, la cosa più cattiva che ti è mai scappata di bocca.
“Una cosa orribile. Me la porterò sempre dentro. E non è quel “fica di legno” alla Madè che tutti citano, ma quando dissi di una concorrente: “Non riesco a togliere lo sguardo dal suo sedere basso”. Non lo dico il nome”.
L’hai fatto davanti a milioni di persone. Era la Granbassi, la schermitrice. Mi sembra decisamente più crudele “fica di legno”. Definisce un tratto della personalità, mentre il “sedere basso” è un difetto anatomico.
“Dici così perché non hai presente il sedere. Era proprio a terra. Ballava anche benino, ma non riuscivo mai a darle un voto alto”.
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E lei?
“Zitta e mosca. Alla fine del programma le ho chiesto scusa, ma lei mi ha elogiato per la sincerità. Una signora. Da lì in poi le ho dato solo voti alti”.
Pentito?
“Ci sono dei momenti in cui sbaglio, quando vengo colto da sincerità assoluta. E’ Milly che mi fa sentire come a scuola. Io magari sto cazzeggiando con un altro e lei mi becca”.
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Colto in fallo.
“E io sento subito il bisogno di confessare. Quella volta stavo dicendo della fica di legno alla Lucarelli e Milly: “Mariotto, cosa stai sogghignando lì…”.
Si è arrabbiata quella volta con te la maestra Milly?
“No, anzi, mi ha fatto i complimenti: “Hai dato uno scossone al programma”.
Con l’arrivo di Selvaggia, non sei più tu il cattivo del reame.
“Avendo un’arpia di quella portata, giusto così. Il lavoro sporco qualcuno lo deve fare. Io non ci tenevo, ma dovevo bilanciare gli altri che facevano il politicamente corretto con quei votini insulsi”.
Viva la Selvaggia, dunque.
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“Fino a un certo punto. Se inasprisci i rapporti col mondo a quel livello, l’energia negativa ti ritorna triplicata”.
Con Asia Argento quasi arrivano alle mani.
“Una diatriba tra due donne che hanno condiviso un uomo. Morgan. Anche se poi, a sentire Selvaggia, è stato un capriccetto”.
Selvaggia è andata giù dura con Asia.
“Ha sbagliato quando ha detto che l’unica attrice lì era la Margareth Madè. Lei è fatta così, è del Leone, deve vincere a tutti i costi. Non molla finché non vede l’avversario al tappeto. Tanto ego”.
Donna dominante.
“Non a caso sta con un ragazzo di cinque anni più giovane. Mi ricorda mia madre. Una leonessa anche lei. Io sono Ariete. Credo a tutto, babbeo e innocente. A furia di sentirla ho cominciato a diffidare dell’amore, anche se mi ha addestrato alla lotta”.
Undici edizioni. Il concorrente più sorprendente.
“Raz Degan. Aveva la libertà assoluta di chi conosce l’invisibile. Dicono: questo è matto, invece è solo un uomo libero e divertito”.
In questa edizione?
“Daniel Nilsson. Mi ha riempito il cuore. Un raggio di sole, educatissimo. E non è una maschera, si capisce che è autentico. Elegantissimo in quella pipinara”.
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Con Platinette c’è feeling?
“Ho scoperto che lui è permaloso e basta. Si espone così e poi ha il terrore di essere criticato. Non lo capisco”.
Rita Pavone, la mattatrice.
“Una gran signora. Umile anche se star. Appena finisce la trasmissione, qualsiasi cosa succeda, viene in giuria a salutarci uno a uno. I dettagli che fanno la differenza”.
La tua ballerina (o ballerino) preferita.
“Ekaterina Vaganova. Mi piacciono le sue linee. Perfette. Il contrario di quelle donne nerborute, con i polpacci e i denti in vista. Insopportabili. Come lo smanieramento negli uomini”.
Carolyn Smith non la pensa come te.
“La Smith s’incazza. Ascelle, lustrini e trucco: è il suo mondo. Quanto puzzano. Quella maniera a me fa schifo. In inglese è cheesy, come il formaggio. Rende bene”.
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Hai fatto l’elogio dell’uomo che balla con il tacco.
“Li ho voluti provare anche io, tacchi 14, nel mio ufficio. Mi sentivo invalido. Un dolore atroce. Che un gay metta le scarpe col tacco è banale. E’ l’etero col tacco che mi ha conquistato”.
T’informo che sono cinquanta quest’anno.
“Così dicono, ma non ci credere. Può darsi sia pure successo, non ricordo, di sicuro non l’ho festeggiato”.
Sei innamorato di questi tempi?
(esaurita la pizza con i fiori di zucca arriva una teglia di pizza con parmigiano e aceto balsamico).
“Ho imparato ad amare gli altri. Senza l’amore non siamo niente. Sono felice solo se amo”.
Parlo dell’amore di coppia, tu che diffidi dell’amore.
“Diffido di me. Quando parto, divento Robin Hood. Sono il più grande puttaniere della storia. Una volta. Adesso sono più decente”.
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Sei un libertino.
“Amo il sesso in maniera spudorata”.
Fai distinzione tra uomini e donne?
“Mai fatta. Con gli uomini è più facile. Il cameratismo rende la faccenda meno complicata”.
Cosa ti attrae di un corpo?
“L’armonia delle linee. Sono fissato con le linee”.
L’olfatto?
“Posso avvertire un odore anche a trenta metri. Se funziona, lo capisco dall’alzabandiera. In caso contrario, vado in apnea”.
Una donna pubblica con cui faresti sesso?
“Asia Argento è una che mi farei, c’è un intrigo tra corpo e personalità”.
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Al maschile. L’efebo o il macho?
“Un po’ tutti. Quello che mi arrapa di più è l’uomo l’intelligente. Cancella tutto il resto. Se non c’è quello, vanno bene i muscolati. Ma sono meteore che cadono velocissimamente”.
Vittorio Sgarbi potrebbe essere il tuo tipo.
“Un po’ troppo bianchiccio per i miei gusti”.
Guillermo Mariotto
Non mi hai detto se sei innamorato o no.
“Non rispetto a una persona in particolare. Ho trovato il divino che c’è in me. Non giudico più, accetto gli altri per quello che sono”.
Non male per uno che fa il giurato in tivù. Raccontami la tua Milly.
“Ha una grossa influenza su di me. Mi fa sentire un bambino a scuola. Ci capiamo senza parlare. Quando non vuole che dico una cosa, si siede vicino a me, non inquadrata, e mi ficca le unghie nel braccio”.
Raniero Gattinoni, l’incontro della tua vita?
“Stefano Dominella, prima di lui. Una storia d’amore. Mi sono innamorato del suo sorriso. Gattinoni viene di conseguenza”.
Rimpianti?
“Non avere un figlio. Con tutto quello che sono oggi, saprei educarlo alla grande. Mi fa sentire come un grande fiume generoso che non sfocia nel mare”.
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