Pietro De Leo per Il Tempo
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Lui che fu tra i primi ad esplorarlo, ora ci racconta in tre puntate settimanali come il web cambia la vita e la televisione. E così, Roberto D' Agostino, inventore di Dagospia, stasera sarà in onda per il secondo appuntamento (il primo è stato il 1 giugno) di «Dago in the Sky», alle 20.30 su Sky Arte.
Il web raccontato in tv. Siamo al de profundis della televisione?
«Ma no, io non faccio il de profundis di nulla. Anche perché sarebbe sbagliato. Quando nacque il cinema, davano per morto il teatro. Quando è nata la tv, davano per morto il cinema. Invece non è morto niente, tutto coesiste, poi che un mezzo possa prevalere in un dato periodo storico, questo sì. Nel mio programma, ho semplicemente cercato di interrogarmi su come si possa fare una tv davvero contemporanea, al passo con i tempi, agganciata alla grande rivoluzione di internet. Oggi tu guardi la tv, e nel frattempo ti arrivano i messaggi nel telefonino, navighi sul web dal palmo della mano. Allora io ho preso il display del telefonino, con le sue app, e l'ho portato graficamente nel televisore, in modo tale che io parlo e poi si apre una finestra con un ospite e se ne aprono altre in base a quel che dice. È una cosa molto complessa».
Lei nota il bombardamento di contenuti, messaggi, aggiornamenti cui è sottoposto l' utente. Quali sono i rischi?
«Sicuramente che ci sia una costante rincorsa. Internet è in continua evoluzione, ogni giorno muore e rinasce. Perciò l' utente deve stare lì, tutte le volte, ad aggiornarsi, capire come funziona l'ultima app, ricordarsi le password. È come agguantare il vento, non riesci mai. Quindi è anche una cosa eccitante, avventurosa».
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Nella prima puntata ha approfondito il fenomeno del selfie.
«È una spia della rivoluzione digitale di internet. La foto è sempre esistita, ma oggi la cosa importante è che la puoi postare su Facebook, twitter o Instagram. E' un passaggio fondamentale, perché in quel momento tu trasmetti un'immagine che secondo te ti rappresenta, ma lo fa in maniera diversa rispetto a chi sei veramente.
Perché nel selfie assumi una postura, costruisci l' immagine che poi vedi sullo schermo.
E quanto esce è quanto vuoi comunicare agli altri di te».
piera de tassis presidente della fondazione cinema per roma e roberto pisoni direttore sky arte dago in the sky selfie 2
E poi c' è il compiacimento di fronte ai like, alle «condivisioni». Alla fine l' obiettivo vero è piacere.
«Esatto. Il selfie non è una sciocchezza, una roba per vanitosi. Ma è una cosa molto seria, perché consente di creare un avatar, un "doppio di sé". E proprio in questo sta il grande fascino di internet».
Il prodotto di questa gara a «chi piace di più» è davvero una società più bella?
«Non mi interessa se sia o no più bella. Io constato che ormai la società è così e ne va preso atto. Anche se uno dice: "ok, a me non piace", poi non può starne fuori».
Quanto è «cafonal» l'abitudine al selfie?
«Molto cafonal. Ma lo siamo anche quando ci guardiamo allo specchio e magari ci mettiamo in posa, ci atteggiamo a qualcos'altro che forse non c' è».
Lei in tv faceva l' analisi sociologica dell'edonismo. Vale anche per oggi?
«Io lo facevo negli anni '80 e tutto quello che avevo previsto poi si è verificato. Oggi il noi non esiste più, c'è solo l'io».
Social richiama alla collettività, web significa «rete». Ma trionfa l'individualità. Non è un paradosso?
«Guardi, Facebook significa «libro delle facce», infatti ognuno ci posta le proprie foto, i propri pensieri. I social sono delle piccole comunità, ma di cui ognuno fa parte con la propria immagine».
dago e massimo ferrero
Lei a «Dago in the Sky» parlerà anche del porno. È leva di evoluzione?
«Wall Street dovrebbe dire grazie al porno perché è un volano di sviluppo dell' industria tecnologica. Senza di esso non avremmo avuto il boom del computer, la connessione veloce. Non avremmo l'e-commerce. Il porno, inoltre, ha una grande capacità di adattamento ai tempi: ha buttato via i cinema a luci rosse e le video cassette. I giornali al contrario ancora vanno in stampa e nelle edicole, cosa tipicamente novecentesca».
Domanda canonica. Cosa pensa delle elezioni romane?
«Basta farsi un giro per Roma per capire perché uno vota la Raggi. Il centrodestra a Roma ha fatto carne di porco, la sinistra peggio. E allora chi vuoi votare, tua sorella?»
ANNI '90: CINDY CRAWFORD E DAGO