Estratto dell'articolo di Maurizio Zottarelli per "Libero quotidiano"
virilita harvey claflin mansfield jr
[...] l'argomento è scabroso, adatto solo a un pubblico adulto. Qui, infatti, si discetta di "virilità". Anzi, si tenta addirittura una, per quanto moderata, difesa della virilità. [...]
La fantasia balzana è sorta a un filosofo della politica americano, Harvey Claflin Mansfield Jr., il quale nel 2006 ha scritto un ponderoso saggio che fin dal titolo sfida il comune sentire odierno: Virilità, appunto. Il saggio, ripubblicato ora da Liberilibri (pag. 420, 20 euro) fin dalle prime battute si pone come obiettivo quello di sfidare il modello di società «sessualmente neutra» che si è imposta negli ultimi decenni e di dimostrare che la virilità, caratteristica precipua dell'odiato maschio prevaricatore, «in tutta la sua irrazionalità merita di essere difesa dalla ragione».
harvey claflin mansfield jr
Quasi una bestemmia, visto che [...] si manifesta [...] a sostegno di una «mascolinità non tossica» e ridotta. Ma l'analisi di Mansfield prende l'avvio da una costatazione, quasi ovvia. Nonostante la guerra senza quartiere ingaggiata dai diversi movimenti femministi, e i tentativi per cancellarli, gli stereotipi sulle differenze tra uomini e donne resistono. Di più.
GLI STEREOTIPI
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Gli studi confermano che certi modelli maschili e femminili, lungi dall'essere stati imposti da una cultura prevaricatrice, sono in realtà precostituiti, fanno parte del bagaglio naturale degli appartenenti ai due sessi. Si tratta, peraltro, di ricerche condotte da donne (quali Eleanor Maccoby e Carol Jacklin, Alice H. Eagly, Deborah Tannen), il più delle volte partite con l'intento di dimostrare l'inconsistenza delle differenze psicologiche tra uomini e donne e scontratesi con la dura realtà che tali diversità continua a proporre.
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[...] si tratta di differenze naturali che [...] indicano [...] un modo diverso di affrontare la realtà. Insomma, anche se la cosa non va giù alle femministe e ai sostenitori della «società sessualmente neutra», uomini e donne insistono a comportarsi come hanno sempre fatto e per quanto un certo mondo scientifico si sforzi di cancellare gli odiati stereotipi, i fatti, più testardi di loro, si ostinano a ripresentarsi secondo le antiche consuetudini.
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E ci si mette pure Darwin a confermare che, per colpa dell'evoluzione, maledetta lei, una certa maggiore aggressività e forza si ritrovano nei maschi della quasi totalità delle specie animali. Altro che sovrastrutture culturali. Ma, per l'appunto, in cosa consiste questa benedetta virilità? Per definirla il filosofo si avvale di testimonianze letterarie, da Omero a Hemingway.
Alla fine, la definizione si può riassumere nel concetto di assertività, cioè nella capacità di far valere le proprie posizioni, all'occorrenza anche con una certa caparbietà [...] unita a una più accentuata aggressività che in natura si manifesta nel controllo del territorio [...]
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[...] Mansfield [...] descrive la lunga parabola che nell'ultimo secolo, dalle protofemministe di inizio Novecento alle battaglie degli anni Settanta, ha fatto sì che si imponesse il modello della «società sessualmente neutra».
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LA RIVOLUZIONE
Una costruzione che [...] pone le sue basi proprio sul darwinismo che ha spogliato l'uomo e la donna della dimensione eterna di creature, riducendoli alla loro parabola biologica [...]
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[...] le femministe [...] in un primo momento, si limitarono a contestare i ruoli sociali stabiliti per i due sessi, poi arrivarono a rivendicare una propria virilità come via per raggiungere il successo. Una rivoluzione, che sulla scorta del materialismo nichilista, cancella ogni ruolo e propone una liberazione sessuale tutta ricalcata su un modello maschile, predatorio, disgiunto da ogni riferimento alla riproduzione e alla maternità.
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Per inseguire la libertà la donna insegue un modello maschile che, paradossalmente finisce per fare il gioco degli uomini i quali se oggi possono godere di una disponibilità sessuale che in passato non avrebbero nemmeno sperato lo devono proprio alle battaglie femministe. [...]
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Non basta. Nel tentativo di rivendicare il proprio nuovo ruolo "mascolino", le battaglie femministe si sono concentrate nello sforzo di ridefinire anche quello degli uomini: perché le donne possano competere con gli uomini bisogna che questi siano meno aggressivi, meno virili, e più "sensibili" (come, appunto, chiedono gli studenti in piazza con la gonna).
Ecco, dunque, comparire sulla scena "l'uomo nuovo", ripulito, aggraziato, sensibile, raffinato, meno rude e muscolare. Se le donne non vogliono più essere femminili, l'uomo non deve più essere maschile.
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MATRIMONIO E PATRIMONIO
Un quadro quello tratteggiato da Mansfield che, in qualche modo, la sapienza degli antichi aveva già fissato nelle parole. "Matrimonio", infatti, deriva dal latino "Matris-munus", "il dono della madre". Come dire che la famiglia si fonda sulla donna e sulle sue caratteristiche di accoglienza e accudimento. Così come il "dono del padre" è il "patrimonio" (patris-munus), come dire che l'ufficio del padre riguardava la sfera sociale ed economica.
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[...] Penalizzare, limitare, sacrificare la virilità fin quasi a cancellarla, ha reso più felici uomini e donne? [...]
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[...] per quanto ci sia sforzati di eliminarla, inoltre, la virilità negli uomini permane e cercare di reprimerla può portare solo a pericolosi eccessi (o carenze), come la cronaca racconta.
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Quindi, che fare visto che indietro non si può più tornare? La soluzione del nostro filosofo è che, forse, si può ancora trovare un'occupazione alla virilità così che uomini e donne, ognuno con la sua ricchezza, possano collaborare. [...]
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Magari si potrebbe evitare di spingere i bambini maschi a giocare come le bambine; gli uomini potrebbero essere chiamati a essere non solo liberi, ma anche virili [...]
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