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    MA SI PUO’ PUBBLICARE UNA CONVERSAZIONE PRIVATA COME HA FATTO FEDEZ? RISPONDE IL GIURISTA E MEMBRO DEL GARANTE DELLA PRIVACY GUIDO SCORZA - "REGISTRARE ALL'INSAPUTA DELL'INTERLOCUTORE NON INFRANGE LA LEGGE, SE È A SCOPO PERSONALE. ESSERE INFLUENCER NON DÀ IN AUTOMATICO DIRITTO A VIOLARE LA PRIVACY. SE POI LA TELEFONATA E’ STATA MANIPOLATA, CAMBIA TUTTO - IL RISCHIO ORA E’ CHE..."


     
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    Giuseppe Marino per "il Giornale"

     

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    Che fortuna avere una telecamera accesa che ti inquadra perfettamente e registra durante una telefonata delicata. L' osservazione è ironica, ma apre una finestra seria su un altro aspetto critico della disputa Fedez-Rai. È legittimo registrare una chiamata e diffonderla?

     

    Nell' era dei social, la risposta al quesito mette in gioco diritto alla privacy e libertà di espressione. E può spalancare la porta a un far west senza riservatezza. «Il rischio -dice al Giornale Guido Scorza, giurista e componente del collegio del Garante della Privacy- è che migliaia di piccoli Fedez registrino e diffondano qualunque chiamata, visto che ora è diventato tecnicamente semplice fare entrambe le cose».

     

    La risposta, in realtà, è sfaccettata. Codice penale e codice della privacy tutelano la riservatezza delle conversazioni, ma di per sé registrare all' insaputa dell' interlocutore non infrange la legge, se è a scopo personale. E la legge è molto chiara anche sul fatto che una registrazione può essere usata per far valere i propri diritti in tribunale.

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    «Il giudizio non può essere semplificato -chiarisce Scorza, che sottolinea di parlare a titolo personale e non a nome del Garante- chiaro che se il video fosse rimasto sullo smartphone di Fedez la questione non si porrebbe. Tutto il contesto suggerisce che la registrazione non fosse a scopo personale. È una situazione professionale e l' interlocutrice, in quanto dirigente Rai, assume un ruolo pubblico, quindi un' aspettativa di privacy attenuata».

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    Fedez non può invocare il diritto di cronaca come i giornalisti. Ma il codice della privacy prevede esplicite deroghe alla riservatezza per tutelare «la libertà d' espressione e di informazione» e le «manifestazioni del pensiero». «Il codice -spiega Scorza- ammette deroghe alla privacy in riferimento all' attività che si sta compiendo, non a chi la compie». Come dire: non serve essere giornalisti per aver diritto a informare, se non si rivelano dati personali ma questioni di rilievo pubblico.

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    «Al telefono c' era un artista che stava per salire su un palco -aggiunge il giurista- e l' interlocutrice sapeva di parlare con un influencer avvezzo a rendere pubblica la propria vita privata. Ma è vero che è un caso che non si presta a giudizi in bianco e nero, anche perché il codice tutela il bilanciamento tra diritto alla riservatezza e libertà di manifestazione del pensiero». Il giurista sottolinea i rischi di un giudizio non ben circostanziato. «Ciò che spaventa -ragiona Scorza- è l' impatto su potenziali comportamenti di massa.

     

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    Dev' essere chiaro che ci si riferisce a una situazione molto specifica e che essere influencer non dà in automatico diritto a violare la privacy». C' è poi l' aspetto della possibile manipolazione della telefonata: «La registrazione pare pianificata -conclude l' esperto- ma se è stata manipolata, anche solo omettendo qualche parte, in modo non fedele al vero senso della conversazione, allora cambia tutto».

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