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    “SI RITROVANO A BERE BIRRA CON POSITIVI E SI INFETTANO” – IL RACCONTO DEI COVID-PARTY DI ANDREA PIZZINI, FOTOGRAFO FREELANCE CHE DA MESI DOCUMENTA QUELLO CHE SUCCEDE NELLA TERAPIA INTESIVA DI BOLZANO: “SI ORGANIZZANO A CASA DI QUALCUNO O IN QUALCHE BAR CHE NON CHIEDE IL GREEN PASS E PASSANO ORE INSIEME SAPENDO CHE SI CONTAGERANNO. DUE SETTIMANE DOPO TE LI RITROVI NELLE CORSIE DEGLI OSPEDALI. POCHI AMMETTONO DI AVER SBAGLIATO, ALTRI…”


     
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    Tommaso Moretto per www.corriere.it

    Andrea Pizzini Andrea Pizzini

     

    Si ritrovano a bere birra a casa di qualcuno con un ospite positivo al Covid. E lo fanno per contagiarsi, sicuri di guarire alla svelta per ottenere poi il green pass che ridà loro la possibilità di frequentare i luoghi pubblici in libertà. Li chiamano «Covid party» o «Corona party» e sono un fenomeno che ormai va avanti da oltre tre mesi, cioè da quando è entrato in vigore l’obbligo della carta verde per sedersi al chiuso nei bar o nei ristoranti.

    Andrea Pizzini e la terapia intensiva di bolzano Andrea Pizzini e la terapia intensiva di bolzano

     

    «Nelle valli ci sono anche locali, bar, dove si entra liberamente e non è mai stato chiesta la carta verde. Si trovano anche lì dentro, non solo nelle case private. Il green pass li ha messi alle strette, alcuni quindi hanno deciso di prendere questa strada». Lo racconta Andrea Pizzini, fotografo freelance quarantenne di Merano, che da mesi documenta quello che succede nella terapia intensiva di Bolzano e alcune volte anche a Merano pubblicando video nei suoi profili social. «Stanno semplicemente insieme un paio d’ore a bere birra sapendo che non rispettando le distanze ci si contagia. O scelgono quei luoghi che diventano spazi di “contagio programmato”». Ma poi, quando una persona viene contagiata, non sempre si ammala in modo leggero o “paucisintomatico”.

     

    COVID PARTY COVID PARTY

    E spesso finisce in ospedale, come aveva già denunciato Patrick Franzoni, vice coordinatore dell’unità Covid della Provincia. «È stato un grave errore», gli ha confessato durante un’intervista un paziente ex no vax di Renon in un’intervista pubblicata. «Un’altro mi ha detto “mi sono sbagliato”. Ho pubblicato anche quella ma la sua famiglia mi voleva denunciare — racconta Pizzini —. Mi hanno detto di togliere il video. Avevo il permesso scritto di pubblicarlo ma ho parlato con il paziente e mi ha pregato di toglierlo per non entrare in guerra con la famiglia».

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    Il fenomeno nelle valli

    In Italia il fenomeno dei Covid party è noto soprattutto nell’Alto Adige di Reinhold Messner, lo scalatore di 77 anni conosciuto nel mondo. Lui che si è sottoposto alla terza dose in pubblico per dare l’esempio dice che le zone dove il movimento no vax ha attecchito di più sono le sue, le valli alpine dove abitano quasi esclusivamente persone di madrelingua tedesca. Lo scalatore ha recentemente parlato degli Schuetzen, li descrive come coloro che si sentono i custodi dell’identità sudtirolese, ricorda che hanno invitato alla ribellione sanitaria e che hanno attaccato il presidente della Provincia, Arno Kompatscher il quale invita i suoi concittadini a vaccinarsi. «Testimonianze dirette di persone che l’hanno fatto non ne ho ma è molto chiaro quello che sta succedendo», dice Pizzini sui Covid party.

     

    Le interviste con i pazienti Covid

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    Ma lui frequenta le terapie intensive da mesi, regolarmente. Ed è lì che si rende conto della potenza del fenomeno. «Quanto senti di un Corona party in qualche zona dopo due o tre settimane tu vedi in corsia in pazienti di quella zona — dice — a volte sono gli stessi che sono andati al party, più spesso i genitori o gli anziani che vivono con loro. Alla fine sono quelli che pagano il prezzo più alto». Comunque, al di là dei partecipanti, Pizzini ha conosciuto tanti pazienti Covid che erano o sono tutt’ora no vax convinti e racconta cosa gli hanno detto.

     

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    «Almeno una trentina, alcuni ossigenati, altri in terapia intensiva. Una piccola parte dice che ha sbagliato ma non lo racconta in camera perché si vergognano o perché tutto il loro ambiente, famiglia, amici, è No-vax. Sono sempre delle valli — dice Pizzini —. Ammettere in camera che si sono sbagliati per loro significa mettersi contro tutto il loro mondo e non lo fanno». In alcuni casi le motivazioni sono inquietanti. «Uno di loro — racconta sempre Pizzini — mi ha detto che conosce uno dei capi no vax. È stato sorpreso dalla malattia ed è finito in terapia intensiva. Ma non se la sente di andare contro di loro perché sono persone molto forti caratterialmente e lui ha paura».

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    Le voci dall’ospedale

    Ma c’è soprattutto chi non cambia idea. «Uno mi ha detto che in realtà aveva la polmonite ma i medici gli dicono che è Covid solo per fargli cambiare idea e fare propaganda». In alcuni casi, dice Pizzini, i pazienti a Bolzano lottano con gli infermieri e i dottori. «Dicono “fatemi uscire dal letto, non intubatemi, mettetemi il letto in posizione feng shui (taoismo cinese) perché se io muoio è colpa vostra perché non avevo la posizione corretta”».

     

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    Altri chiedono di mangiare cibo biodinamico aggiungendo che il cibo dell’ospedale è veleno e che, mangiandolo, ovviamente starebbero male. Parlare con i partecipanti ai Corona-party, dice Pizzini, è impossibile. «È proprio una mentalità da valle, è una questione di orgoglio di essere testardi», la stessa cosa di cui parla Messner. Ed oltre all’orgoglio c’è, probabilmente, anche la consapevolezza che le procure sono pronte ad avviare indagini per epidemia colposa in caso vengano identificati i partecipanti a queste feste.

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