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    SI SCRIVE MADURO, SI LEGGE PUTIN – IL PRESIDENTE VENEZUELANO SE NE SBATTE DELLE PROTESTE DEGLI STATI UNITI PER L’ANNESSIONE DELL’ESEQUIBO, REGIONE DELLA GUYANA RICCA DI MATERIE PRIME – SI DICE PRONTO A SCHIERARE L'ESERCITO E ASSEGNA LE LICENZE ESPLORATIVE PER ESTRARRE PETROLIO, GAS E MINERALI – LUCIO CARACCIOLO: “NON CI SONO PROVE DI UN INTERVENTO DIRETTO RUSSO NELL’OPERAZIONE, MA È SICURO CHE AL CREMLINO NON DISPIACCIA AFFATTO. IL FANTASMA DI UN ‘GRANDE VENEZUELA’ INQUIETA SOPRATTUTTO WASHINGTON...” – GLI STATI UNITI SONO PRONTI A INVIARE SOLDATI NELL’ESEQUIBO


     
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    1 – CRESCE LA TENSIONE FRA VENEZUELA E GUYANA PER L'ESEQUIBO

    nicolas maduro referendum per l annessione dell esequibo nicolas maduro referendum per l annessione dell esequibo

    (ANSA) - Il referendum consultivo realizzato domenica sull’Esequibo, regione ricca di risorse energetiche e minerarie attualmente amministrata dalla Guyana ma rivendicata dal Venezuela, ha fornito al presidente Nicolás Maduro nuovi argomenti per ravvivare pericolose tensioni con Georgetown.

     

    Ieri, infatti, il capo dello Stato ha ribadito ancora una volta di non voler riconoscere l'azione della Corte internazionale di giustizia (Icj) dell'Aja che sta esaminando il contenzioso, e ha preso inoltre iniziative che, se materializzate, potrebbero portare le due Nazioni sull'orlo di un conflitto militare.

     

    la regione dell esequibo la regione dell esequibo

    Ha ordinato infatti al Parlamento di approntare una legge che consideri l'Esequibo quale 24/o Stato della Federazione venezuelana, e ha poi chiesto alla compagnie nazionali Pdvsa e Cvg di creare specifiche divisioni per assegnare licenze esplorative in tema di petrolio, gas e minerali nel territorio conteso.

     

    Il leader chavista ha inoltre respinto come "interferenza negli affari interni venezuelani" le dichiarazioni del portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller, secondo cui non è un referendum ma il dialogo lo strumento adeguato per risolvere le differenze esistenti.

     

    Tutto questo ha spinto il presidente della Guyana, Irfaan Ali, a dichiarare che il proposito di trasformare l'Esequibo nel 24/o Stato venezuelano rappresenta una minaccia diretta all'integrità territoriale guyanese. Georgetown ha peraltro reso noto in un comunicato presidenziale che oggi investirà della crisi il Consiglio di Sicurezza dell'Onu e continuerà a coinvolgere nella ricerca di una soluzione la Comunità dei Caraibi (Caricom), l'Osa, il Commonwealth e molti dei partner della Guyana, come Stati Uniti, Brasile, Regno Unito e Francia".

     

    2 – VENEZUELA CRITICA GUYANA PER INVITO A MILITARI USA NELL'ESEQUIBO

    joe biden joe biden

    (ANSA) - Il governo del Venezuela, Nicolás Maduro, ha criticato oggi il permesso che la Guyana intende concedere agli Usa per l'invio di militari del Comando Sud statunitense nell'Esequibo, regione al centro di una secolare disputa territoriale tra i due Paesi.

     

    In un comunicato diramato dal ministero degli Esteri di Caracas si sottolinea che "il Venezuela condanna le recenti dichiarazioni del presidente guyanese Irfaan Ali, il quale ha irresponsabilmente dato il via libera alla presenza del Comando Sud degli Stati Uniti nel territorio della Guyana Esequiba, per il quale Georgetown mantiene un'occupazione di fatto e una controversia territoriale con il Venezuela".

     

    Nel documento Caracas ribadisce la sua posizione, e cioè che la controversia dovrà essere risolta mediante l'Accordo di Ginevra del 1966, unico valido strumento giuridico tra le parti. Inoltre il Venezuela ha colto l'occasione per denunciare davanti alla comunità internazionale e soprattutto davanti alla Comunità degli Stati latinoamericani e dei Caraibi (Celac), "l'atteggiamento sconsiderato" della Guyana che, "agendo sotto il mandato della multinazionale americana Exxon Mobil, apre la possibilità di installare basi militari ad una potenza imperiale, minacciando la Zona di Pace che si è delineata in questa regione".

     

    3 – IL GRANDE VENEZUELA DI MADURO

    Estratto dell’articolo Lucio Caracciolo per “la Repubblica”

     

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    In altri tempi il tentativo del Venezuela di annettersi un corposo pezzo della vicina Guyana, ricchissimo di materie prime fra cui oro, petrolio e gas, sarebbe stato classificato esotismo di interesse locale. Oggi la prospettiva cambia. Siamo nella Guerra Grande, competizione globale di potenza fra Stati Uniti, Cina e Russia. Di questa partita non sono protagonisti solo i primattori della scena geopolitica mondiale, ma anche diversi soggetti del cosiddetto Sud Globale, alla ricerca di un posto al sole. Fra questi, il Venezuela di Maduro.

     

    […]  Non solo un’operazione interna, per mobilitare i venezuelani intorno al presidente su una causa nazionale molto sentita, in vista delle elezioni presidenziali del prossimo anno, che Maduro rischia di perdere a favore di Maria Corina Machado.

     

    MADURO PUTIN MADURO PUTIN

    Né è solamente il tentativo del presidente di riportare sotto sovranità venezuelana un territorio pari a mezza Italia dove Exxon Mobil e partner hanno scoperto formidabili riserve di petrolio, tanto da fare della Guyana una delle economie più in crescita al mondo (+22,5% quest’anno, dopo il +57,8% del 2022).

     

    È anche una chiave di lettura della strategia antiamericana della Russia e della sua difficile compatibilità con quella cinese. Non ci sono prove di un intervento diretto russo nell’operazione Esequiba, ma è sicuro che al Cremlino non dispiaccia affatto.

    Maduro è considerato da Putin uno dei suoi più sicuri alleati.

    Il Venezuela d’ispirazione chavista ha sostenuto da subito l’invasione russa dell’Ucraina e malgrado i recenti segnali di dialogo con Washington resta uno dei campioni dell’antioccidentalismo sudamericano.

     

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    Soprattutto, visto da Mosca è uno dei perni della strategia di aggiramento da Sud dell’Occidente a guida americana. Progetto di lunga lena, maturato dopo che nel 2007 Putin ha rinunciato a ogni illusione di poter essere ammesso da pari “nell’ordine basato sulle regole”, ovvero nel mondo a misura occidentale.

     

    L’idea russa consiste da allora nel proporsi sulla scena di quello che una volta chiamavamo Terzo Mondo — oggi Sud globale — come difensore dei Paesi emergenti contro l’Occidente “neocolonialista e oppressore”. Mentre la Nato si espandeva in Europa verso Est e verso Nord e si diramava verso l’Asia orientale grazie alle intese americane con Giappone e Corea del Sud, la Russia si esibiva in una manovra a tenaglia in direzione Sud.

     

    […]

     

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     Non solo Wagner e forniture di armi. È interessante la miscela ideologica che informa tale operazione, incrocio di due vettori teoricamente incompatibili: riscoperta dell’anticolonialismo di marca sovietico-comunista ed esibizione del tradizionalismo più estremo, basato sul trittico Dio-patria-famiglia. La ricetta sembra funzionare. Anche in America Latina.

     

    Approccio ben differente da quello di Pechino. I cinesi, da buoni mercanti, mettono gli affari in primo piano. Nel caso, la partecipazione al consorzio petrolifero costruito intorno a Exxon, che lavora a pieno regime nei giacimenti dell’Esequiba. Ennesima conferma che la strana coppia sino-russa è tutt’altro che concorde, salvo sulla volontà di manipolarsi reciprocamente per mettere sotto pressione l’America in crisi.

     

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    Il fantasma di un Grande Venezuela, dipinto come primo passo verso la rinascita della Grande Colombia bolivariana, inquieta perciò non solo il vicino Brasile ma soprattutto gli Stati Uniti. Washington ha da sempre considerato la Guyana anglofona un punto d’appoggio privilegiato nel Sudamerica. Alla vigilia del referendum ha inviato una missione speciale a Georgetown per offrire garanzie di supporto in caso di guerra. Ipotesi improbabile. Ma anche la spedizione argentina alle Falkland/Malvinas sembrava irrealistica prima che la giunta militare la scatenasse.

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