1 - NINO DI MATTEO "LETALE DIRE CHE LO STATO HA VINTO SE NON SI SVELANO LE COPERTURE"
Estratto dell'articolo di Federico Monga per “La Stampa”
antonino di matteo
«Oggi è una giornata importante per la lotta alla mafia ma sarebbe letale pensare che lo Stato abbia sconfitto Cosa Nostra». Il magistrato Nino Di Matteo, noto per l'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia, ha combattuto per una vita la criminalità organizzata siciliana è certo: «È un madornale errore pensare che con l'arresto del boss Matteo Messina Denaro, la mafia sia finita». Anzi, «la mafia ha ancora la forza per tornare ad attaccare il cuore del nostro Paese». […]
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La politica e il governo sono euforici. Ma si può parlare di una vittoria dopo una latitanza durata 30 anni?
«Lo Stato avrà davvero vinto quando avrà approfondito e fatto chiarezza sul come e sul perché sia stata possibile una latitanza così lunga nonostante l'impegno di migliaia di agenti delle forze dell'ordine e di decine di magistrati. Avevamo identikit molto fedeli, Messina Denaro ha vissuto a Palermo, è stato arrestato in una delle cliniche più frequentate della città».
Ha fatto un selfie con il suo medico curante. Che risposta si dà?
«È assai probabile che la sua latitanza non sia dovuta solo all'abilità del fuggiasco ma anche alle protezioni di cui ha goduto. Proprio ieri in una sentenza della Corte di Assise di Palermo, a proposito della trattativa Stato-mafia che ha condannato i boss e assolto gli apparati dello Stato, è scritto che per un certo periodo gli alti funzionari del Vecchio Ros avevano coperto Provenzano per interesse nazionale in modo che potesse consolidare la leadership moderata rispetto all'ala stragista. Insomma ci sono sempre state coperture istituzionali. E fino a quando non si chiariranno le coperture e le complicità, allora come ora, non potremo di avere vinto». […]
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Un altro pentito, Salvatore Baiardo, pochi mesi fa ha detto in tv che Messina Denaro era malato e che avrebbe potuto farsi arrestare magari, ha lasciato intendere, se in cambio si discutesse davvero dell'abolizione dell'ergastolo ostativo.
«Avevo già notato allora la precisione del suo racconto.
Ora si deve fare il possibile per capire come abbia potuto prevedere tutto questo. E soprattutto come e attraverso chi aveva saputo delle condizioni di salute di Messina Denaro». […]
arresto matteo messina denaro
È il custode di tanti segreti. Anche dell'agenda rossa di Borsellino e dell'archivio di Riina?
«Non sono congetture, ma considerazioni fatte in un certo periodo dai boss e riferite dal pentito Nino Giuffrè, che è stato al vertice di Cosa Nostra. Giuffrè ha sostenuto che Messina Denaro avrebbe utilizzato l'agenda rossa e l'archivio di Riina come arma di pressione e ricatto all'interno e all'esterno di Cosa Nostra».
Si può pentire?
nino di matteo processo sulla trattativa stato mafia
«Non lo so. Auspico che, se decidesse di parlare, lo faccia pienamente. Ma anche lo Stato deve fare la sua parte senza avere paura di fare domande e di ascoltare risposte come avvenuto in passato. Messina Denaro non deve aggiungere qualche tassello sulla stragi ma farci capire chi ha voluto gettare nel panico un Paese, con finalità terroristiche». […]
Chi comanda ora Cosa Nostra ? «Messina Denaro era il vero successore di Riina. Adesso non penso che sia facile capire cosa succederà. L'arresto darà uno scossone che creerà un assestamento attorno a nuovo equilibri, non solo nella mafia siciliana».
2 – TROPPI COMPLICI NEI SALOTTI BUONI
Estratto dell'articolo di Gian Carlo Caselli per “La Stampa”
MATTEO MESSINA DENARO DOPO L ARRESTO
[…] Per quanto mi riguarda direttamente, l'arresto di Messina Denaro, diventato uno dei boss più potenti (forse il più potente) di tutta la mafia siciliana, mi riporta alle stragi del 1993, insieme ad una delle storie più dolorose del mio periodo di lavoro alla procura di Palermo. Mi riferisco al sequestro (23 novembre 1993) del ragazzino tredicenne Giuseppe Di Matteo, che, dopo una prigionia di 779 giorni, fatta di maltrattanti e torture, venne strangolato e sciolto nell'acido dai mafiosi. […]
Fra l'arresto di Riina e quello di Messina Denaro vi sono state altre catture "eccellenti": Brusca, Bagarella, Aglieri, Ganci, i fratelli Graviano, Provenzano... per ricordarne solo alcuni, si può dire che Cosa nostra è stata sconfitta? Che abbia subito molti durissimi colpi è fuori discussione. Ma non si deve dimenticare (mai!) che essa è anche e soprattutto un'organizzazione criminale strutturata, non una "semplice" emergenza. Va affrontata e colpita appunto come organizzazione, oltre che nelle singole componenti individuali.
GIAN CARLO CASELLI
Va colpito inoltre il lato oscuro del pianeta mafia, le "relazioni esterne", quell'intreccio di coperture, complicità e collusioni che sono la spina dorsale del potere mafioso. E qui è d'obbligo rivolgersi alla politica (tutta, senza distinzioni di casacca) per chiederle di essere meno assente: la mafia deve stare ai primi posti dell'agenda della politica che invece troppo spesso non lo fa. […]
La nuova mafia agisce su livelli più sofisticati rispetto al passato, ma le piste da seguire (come intuì per primo Falcone) sono sempre più legate al denaro, ai suoi possibili percorsi e impieghi, ai collegamenti internazionali, agli investimenti, alle centrali off shore, all'espansione del mercato delle criptovalute e delle monete elettroniche, alle nuove tecnologie nel settore finanziario, alla blockchain, alla high frequency trading, all'import-export, ai fondi di investimento internazionali.
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Si conferma il passaggio delle mafie dalla strada alle stanze ovattate dei consigli di amministrazione e delle grandi centrali finanziarie, dove si possono decidere i destini di un intero comparto economico: stabilendo acquisti, vendite di aziende, il prezzo di intere produzioni, lo spostamento di flussi di capitali da una zona all'altra, riuscendo persino a segnare i tempi e i percorsi di sviluppo o di declino di interi Paesi.
GIANCARLO CASELLI
Ecco perché si richiede alla politica una speciale e costante attenzione. Anche sul piano della cooperazione internazionale. Per il fatto che, a dispetto dell'internazionalizzazione e globalizzazione del crimine organizzato, persiste un carattere ancora prevalentemente nazionale delle normative penali a base dell'azione di contrasto. E ciò non agevola, anzi inceppa l'efficacia degli interventi. […]
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