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    SIAE QUEL CHE SIAE - DA MORRICONE A LIGA, DA CELENTANO A JOVANOTTI, GLI AUTORI CONTRO L'ARRIVO DELLE SOCIETA' STRANIERE NEL DIRITTO D'AUTORE - L’INGLESE “SOUNDREEF” SI E' GIA' PRESA FEDEZ E D’ALESSIO - IL PRESIDENTE SIAE: “RIVEDREMO PRESTO CHI SE NE E’ ANDATO”


     
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    ENNIO MORRICONE ENNIO MORRICONE

    Andrea Laffranchi per il “Corriere della Sera”

     

    La lettera dei mille. Per la precisione i firmatari sarebbero 925, ma le adesioni arrivano alla spicciolata. Il mondo dello spettacolo e della cultura si mobilita a difesa del diritto d' autore e della Siae.

     

    In una lettera aperta, i «mille» si definiscono «un presidio per la nostra identità culturale nel mondo digitale e globale» e rivendicano il ruolo della Siae a fronte di operatori come l' inglese SoundReef che vorrebbe entrare nel mercato italiano (e ha stretto accordi con Fedez e Gigi D' Alessio) perché «non si può svendere la creatività in nome di una liberalizzazione selvaggia o affidandola ad investitori che puntano a fare profitti sulla intermediazione del nostro lavoro».

     

    Musica in prima linea, è il comparto più forte, con firme che scavalcano le generazioni e i generi: Celentano e Tiziano Ferro, Emis Killa e Ligabue, Jovanotti e Morricone, Ramazzotti e Bocelli, Elisa e De Gregori e tanti altri. Dal mondo del cinema si schierano Benigni, Verdone, Virzì, Cristina Comencini... Andrea Camilleri e Niccolò Ammaniti rappresentano gli scrittori.

     

    FEDEZ FEDEZ

    «La Siae è la casa comune di tutti gli autori e gli editori», commenta il presidente Filippo Sugar. «Il diritto d' autore è uno strumento di sviluppo, innovazione e libertà. E anche ricchezza. E questo aiuta a mantenere l' identità culturale dell' Italia in un mondo sempre più globale».

     

    Siae ha un' esclusiva ad operare in Italia garantita per legge, ma ci sono società straniere che sulla base di un' interpretazione di una normativa europea, la direttiva Barnier del 2014, chiedono una liberalizzazione del mercato. E qualcuno, Fedez e D' Alessio ad esempio, si è affidato a loro.

     

    JOVANOTTI JOVANOTTI

    «Siae rispetta già da qualche anno tutto quanto richiesto dalla Barnier sia in termini di gestione che di trasparenza», dice Sugar. E l' esclusiva ad operare in Italia, che il governo non sembra intenzionato a mettere in discussione, è prevista dalla stessa norma. «Chi parla di liberalizzazione confonde la verità. Noi non siamo una società con scopo di lucro, siamo controllati dagli autori e quindi operiamo nel loro interesse esclusivo non come imprenditori terzi che dalla raccolta dei diritti devono ricavare il loro profitto». Siae non va alla guerra.

     

    «Non siamo preoccupati né angosciati. Gli autori possono scegliere dove iscriversi, anche noi abbiamo un migliaio di stranieri associati, ma credo che rivedremo presto chi se ne è andato», spiega. A prescindere della legge, che al momento non consentirebbe a SoundReef o altri di operare in Italia (e quindi la campagna acquisti sarebbe una sorta di compenso a fronte dei diritti persi perché nessuno ti rappresenta), Sugar punta sull' offerta Siae: «Alla fine conta la capacità di fare il proprio lavoro.

     

    GIGI D'ALESSIO GIGI D'ALESSIO

    Un nuovo operatore avrebbe davanti a sé due strade: firmare un accordo con noi e riconoscerci delle commissioni per i nostri rilevamenti, ma quindi un autore pagherebbe due volte le commissioni, oppure avere una struttura come la nostra in grado di monitorare 30 mila eventi live l' anno e in grado di negoziare contratti con i grandi broadcaster come Mediaset, Sky e Rai e con i singoli bar e locali di provincia.

     

    In un mondo che deve affrontare player digitali che agiscono globalmente come Google o Spotify, piuttosto che parcellizzarsi è meglio stare uniti e al limite consorziarsi con altri Paesi, come stiamo facendo coi colleghi francesi e spagnoli».

     

    SUGAR PRESIDENTE SUGAR PRESIDENTE

    Chi se è andato ha parlato di inefficienza e poca trasparenza della Siae. «Fino a qualche anno fa la presenza di membri di nomina politica negli organi di gestione rendeva la società ingovernabile. Dal 2013, dopo il commissariamento, siamo arrivati all' autogoverno». Il rinnovamento dell' azienda, secondo il presidente, è anche nei numeri:

     

    «L' anno scorso i nostri incassi sono cresciuti del 16 per cento, grazie ad esempio alla rinegoziazione dei contratti con Sky e Mediaset e alla semplificazione delle tariffe che rende più semplice ai partner pagare. Sono cresciuti anche controlli e sanzioni. Per la prima volta un socio è stato radiato perché dichiarava il falso: diceva di eseguire musiche sue, invece ne faceva altre. In parallelo sono scesi i costi per gli associati. Il processo di digitalizzazione e l' ingresso di giovani dirigenti che arrivano dal privato ci ha reso più efficienti».

    JOVANOTTI FEDEZ MORRICONE JOVANOTTI FEDEZ MORRICONE

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