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    SIAMO COME ALLE GRIDA SPAGNOLE DEL MANZONI: NIENTE DI DIVERSO. I GOVERNATORI DELLA MILANO DEL SEICENTO AVEVANO ASSUNTO GLI STESSI PROVVEDIMENTI DI OGGI. MA ALLORA NON C’ERANO LA SCIENZA MEDICA E LA PROTEZIONE CIVILE. CINQUECENTO ANNI DOPO… - STARE A CASA È UNA DOVEROSA SCELTA ASSUNTA DA UNA POLITICA POLIZIESCA IN VISTA DEL MINOR DANNO PER TUTTI, MA…”


     
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    bazan alvaro bazan alvaro

    Vedere il capo della Protezione civile che con un certo rigorismo calvinistico-sadico annuncia che staremo in quarantena anche il primo maggio, o sentire (chi li ascolta, veramente, ancora?) l’assembramento dei virologi in televisione (proiettati alla ribalta dall’epidemia) che discettano, porta a un’amara riflessione. Fossi in loro sarei più cauto, non mostrerei tanta orgogliosa presenza perché – e mettiamoci anche il mondo della comunicazione – due tra i primi grandi sconfitti del Coronavirus sono proprio loro: la protezione civile e la scienza medico-virologica.

     

    “State a casa”, “Stare a casa” è una doverosa scelta assunta da una politica poliziesca in vista del minor danno per tutti, ma viene assunta perché né la medicina né la Protezione civile hanno saputo offrire una benché minima risposta alternativa. Di virus - abbiamo visto - parlò Bill Gates cinque anni fa. Di Coronavirus (i coronavirus, in generale, si studiano da sempre) si sa dall’esplosione in Cina…

     

    peste peste

    Gómez Suárez de Figueroa y Córdoba, conosciuto come il Gran Duca di Feria, governava Milano nel 1631. Viene citato dal Manzoni nel Capitolo I de “I promessi sposi” come autore della grida del 6 ottobre 1627 con la quali si bandivano da Milano i "bravi", l'ultima che precedette l'inizio del romanzo. Prima di lui, dal 20 settembre 1630 all’aprile 1631 governatore spagnolo di Milano fu Don Alvaro II de Bazán, marchese di Santa Cruz: sono quei nobili spagnoli che vediamo con pizzetto e gorgiera nei quadri alla Van Dyck o alla Velazquez. Ebbene, se andiamo a leggere le loro grida assunte dal Capitano di Città Ambrogio Spinola e altri sotto i loro governatorati – al netto della caccia all’untore - sono uguali all’oggi: “vietati assembramenti”, vietato lasciare le abitazioni, “si fa divieto..” ecc ecc.

     

    Nei lazzaretti, anziché i ventilatori (ne abbiamo pochi) si usavano i ventagli e le lenzuola a profusione per separare i malati e far aria. Anziché le mascherine (ne avevamo poche) i fazzoletti. Le capre per assicurarsi il latte. Sugli stanziamenti erano meno complicati: miniere d’oro e nuove conquiste, possibili (noi il Mes). Per ragguagliarsi su queste cose basta leggere Alessandro Tadino, Raguaglio dell'origine et giornali successi della gran peste contagiosa, venefica, & malefica seguita nella Città di Milano (1648) o il canonico il Ripamonti che nel 1640 stampò la cronaca Iosephi Ripamontii canonici Scalensis chronistae vrbis Mediolani De peste quae fuit anno 1630. Qui si parla di esternare “il desiderio di restare a casa”, “ma che ciascuno stia in casa e si guardi” (ovvero riguardi); anche allora c’erano case dove venivano “distribuiti alimenti”: tutto il resto è Giangiacomo Mora e Colonna Infame (questo ce lo stiamo risparmiando, per ora). 

     

    Ebbene, visto che gli italiani sono stati a casa, come mostrano i dati sul Covid-19 del Community Mobility Report di Google (-94% di individui nei negozi e nei locali, -90% nei parchi e -85% negli alimentari o nelle farmacie) tanta baldanza di Protettori civili e virologi è inappropriata.  

     

    manzoni manzoni

    Se la politica è ferma alle grida del Seicento è anche per responsabilità loro, che non hanno saputo offrire nulla di diverso. Tantissima buona volontà, una caterva di sacrifici sino alla morte da parte di medici e infermieri… ma le tanto celebrate “magnifiche sorti e progressive” della scienza e dell’organizzazione tecnologica e sociale dove sono? Le capacità “previsionali” delle scienze? La ricerca sarà anche poco finanziata, ma 500 anni non sono pochi – e si evitino trovato stile tra donne allo Spallanzani hanno scoperto… come fatto dal ministro Speranza.

     

    Se la Protezione civile non è pronta a mappare, seguire, tamponare, lo accettiamo – ma Borrelli eviti quel sadico bollettino. Se i virologi non hanno messo a punto l’antidoto, ne hanno idea di come curare i malati se non attaccandoli all’ossigeno, dobbiamo prenderne atto, ma evitino le comparsate televisive. Gli unici autorizzati a parlare sarebbero gli ingegneri: nel ‘600 si usavano i ventagli adesso, almeno, i respiratori. Ma al netto dell’ingegneria il resto è uguale.

     

    Salvo le chiese chiuse mentre allora i preti e San Carlo andavano tra gli appestati. Molti apparati, Protezione civile, centro mondiale della sanità, centro parziale, grandi aziende ecc. ecc… vivono da decenni di slogan, di fuffa spacciata per cosa vera. E scarsi avanzamenti.

    Conte di Feria Conte di Feria

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