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    SIAMO LEGATI MANI E PIEDI A UN DITTATORE: COSA POTRÀ MAI ANDARE STORTO? – BIDEN HA RINGRAZIATO ERDOGAN PER GLI “SFORZI” FATTI DALLA TURCHIA PER ACCETTARE L’INGRESSO DI SVEZIA E FINLANDIA NELLA NATO. SFORZI DE CHE? IL SULTANO HA VINTO SU TUTTA LA LINEA, E HA POSTO CONDIZIONI VERGOGNOSE A STOCCOLMA E HELSINKI: PRIMO TRA TUTTI, L’ABBANDONO DEL SOSTEGNO AL POPOLO CURDO, CHE CI HA PARATO LE CHIAPPE CONTRO L’ISIS E ORA VIENE ALLEGRAMENTE ABBANDONATO. POI C’È LA QUESTIONE DELLE ARMI…


     
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    recep tayyip erdogan joe biden boris johnson recep tayyip erdogan joe biden boris johnson

    1. BIDEN A ERDOGAN, GRAZIE PER GLI SFORZI SU SVEZIA-FINLANDIA

    (ANSA) - Joe Biden ha ringraziato Recep Tayyp Erdogan, in un bilaterale a margine del vertice Nato a Madrid, per gli sforzi della Turchia nella risoluzione dell'ingresso di Svezia e Finlandia nella Nato.

     

    2. LE CONDIZIONI VERGOGNOSE CHE LA NATO HA ACCETTATO PER AVERE L’OK DELLA TURCHIA A SVEZIA E FINLANDIA

    Rita Rapisardi per https://espresso.repubblica.it/

     

    MEMORANDUM TURCHIA-SVEZIA-FINLANDIA MEMORANDUM TURCHIA-SVEZIA-FINLANDIA

    I tre ministri degli Affari Esteri hanno firmato - prima quello turco, poi quello finlandese, infine quello svedese - il memorandum trilaterale, con data 28 giugno, che mette fine al veto della Turchia all’ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia, a sfondo della guerra in Ucraina. L’accordo in dieci punti più che un’intesa tra pari, è un appoggio incondizionato alle richieste del presidente turco Recep Tayyip Erdogan.

     

    I valori comuni, a cui si fa riferimento più volte nel testo, sono in realtà le condizioni che Erdogan - unico tra i membri Nato ad essersi opposto all’entrata nell’Alleanza Atlantica - ha imposto come necessarie per proseguire la trattativa: l’abbandono del sostegno, in ogni sua forma, del popolo curdo e la fine dell’embargo sulle armi. Quest’ultimo imposto nel 2019 da Svezia e Finlandia in risposta all’offensiva proprio contro i curdi in Siria del Nord.

     

    joe biden jens stoltenberg joe biden jens stoltenberg

    Finlandia e Svezia dovranno quindi appoggiare la Turchia nella sua battaglia contro il terrorismo “in tutte le forme che costituiscono minaccia diretta alla sicurezza nazionale”. Una formula che compare nel documento, ma che non è nuova in Turchia, usata per giustificare la persecuzione di chiunque non vada a genio a Erdogan e che negli anni è stata utilizzata per incarcerare attivisti, avvocati, giornalisti e chiunque si ritenesse un pericolo per la stabilità del paese.

     

    erdogan felice mentre bombarda i curdi erdogan felice mentre bombarda i curdi

    Da oggi i nemici della Turchia saranno i nemici di Svezia e Finlandia: in testa ci sono le Ypg, l’unità di protezione Popolare (e le Ypj, anche se le non si nomina, sono le unità femminili) e il suo ramo politico PYD, il Partito dell'Unione Democratica. I curdi sono da sempre considerati una minaccia dalla Turchia, per la loro presenza anche nella Mezzaluna, il cosiddetto Kurdistan turco: impensieriscono il presidente che teme un giorno la formazione di un nuovo stato che comprenda anche i territori turchi.

     

    carri armati turchi carri armati turchi

    Si tratta di coloro che hanno combattuto l’Isis - che a Raqqa aveva stabilito la capitale del Califfato - e che sono riusciti a costituire negli anni un esperimento di democrazia confederale unico nel suo genere. Con un prezzo di vite altissimo, i curdi hanno fermato l’autostrada del terrore verso l'Europa, attraverso la Turchia, di cui i terroristi si sono serviti per entrare nel continente indisturbati e che, in direzione opposta ha permesso a migliaia di foreign fighters di unirsi alle fila dell’Is. Infine nell’universo curdo rientra anche il PKK, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan, ritenuto organizzazione terroristica non solo in Turchia, ma anche dagli Stati Uniti e Unione Europea, oggi un partito più ideologico che di guerriglieri.

     

    combattenti curde combattenti curde

    Sul fronte interno turco c’è invece Feto, il movimento islamico con a capo Fethullah Gulen, accusato da Ankara di essere la regia dietro al tentativo di colpo di Stato nel 2016, da cui sono partite le purghe che hanno cambiato il volto del paese: Erdogan ha cambiato l’apparato istituzionale, ma anche accademico turco, estromettendo chiunque fosse ritenuto vicino a Gulen, e posizionando suoi fedelissimi. Molti degli esiliati hanno trovato rifugio proprio nei due paesi baltici che ora stanno voltando loro le spalle, così come i perseguitati dall’Isis e i profughi della guerra in Siria.

     

    il fronte est della nato il fronte est della nato

    In concreto la Turchia ora chiede l’estradizione di chiunque ritenga un terrorista. Svezia e Finlandia, definite da Ergodan “pensioni per curdi”, ospitano migliaia di rifugiati curdi, in gran parte iraniani e iracheni arrivati ormai quarant’anni fa (in Finlandia 30mila e in Svezia 250mila). Il ministro della Giustizia turco Bekir Bozdag ha già detto che saranno nuovamente inviate le richieste di estradizione per trentatré membri del partito curdo armato Pkk e per altri affiliati alla rete Feto presenti nei due paesi, presentate nelle settimane scorse.

     

    Nel Parlamento svedese siedono sei deputati curdi, una di questi, Amineh Kakabaveh ha dichiarato: «Questo è un tradimento del governo svedese, dei Paesi della Nato e di Stoltenberg che ingannano un intero gruppo che ha liberato sé stesso e il mondo intero da Daesh. Soprattutto quando si tratta della lotta delle donne, che la Svezia afferma di sostenere». La deputata ha lavorato per un accordo con il governo a sostegno delle Ypg e del PYD, ora andato in fumo: «Si abbandona quanto conquistato, a causa di un dittatore e ci si allea con un altro dittatore», dice riferendosi a Erdogan e Putin. Ora Kakabaveh vuole chiedere la sfiducia al governo di Magdalena Andersson.

    l'offensiva turca contro i curdi in siria 4 l'offensiva turca contro i curdi in siria 4

     

    I fronti militari di Erdogan

    Erdogan non è un leader democratico, da quando è a capo della Turchia si è macchiato di un’infinità di crimini, dentro e fuori dal suo paese. Crimini che continuano ancora oggi: proprio negli ultimi mesi infatti il presidente ha iniziato una dura offensiva nei territori del Kurdistan iracheno dove vivono anche gli yazidi, già sterminati dall’Isis, con un’azione militare violentissima. Anche qui con il tempo si è instaurata una forma di esperimento che imita il confederalismo democratico del Rojava.

     

    VERTICE NATO MADRID - ERDOGAN TOGLIE LIL VETO A SVEZIA E FINLANDIA VERTICE NATO MADRID - ERDOGAN TOGLIE LIL VETO A SVEZIA E FINLANDIA

    Ma Erdogan non vuole certo fermarsi all’Iraq: ora punta quelli del Kurdistan siriano e ai territori del Rojava. L’obiettivo è quello di annullare qualsiasi minaccia e ripristinare la sicurezza lungo il confine con la Siria, cancellando la fragile democrazia confederale che, annientata la minaccia dell’Isis è stata abbandonata prima dagli Stati Uniti (che li avevano supportati militarmente) e poi dall’Europa, anzi a dover gestire le migliaia di prigionieri dello Stato Islamico e i foreign fighters europei.

     

    In queste ore intanto trentaquattro partiti e gruppi politici nel nord e nell'est della Siria hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sulle minacce dello Stato turco contro la regione: «La Turchia ha commesso orribili crimini di guerra contro civili innocenti. Continua a svolgere attività di pulizia etnica, sfollamenti forzati e cambiamento demografico nei confronti dei residenti autoctoni. Lo stato turco continua a perseguire una politica di genocidio». Tutto questo non fa che vanificare i risultati e l’avanzamento di organizzazioni terroristiche anche in Europa.

     

    MEMORANDUM TURCHIA-SVEZIA-FINLANDIA MEMORANDUM TURCHIA-SVEZIA-FINLANDIA

    Il presidente nel suo intreccio di alleanze si dimostra ancora una volta capace di giocare più partite contemporaneamente, tenendo tutti in scacco: non bisogna dimenticare l’accordo sui migranti con l’Unione Europea da sei miliardi di euro firmato nel 2016, grazie al quale circa sette milioni di profughi sono trattenuti in territorio turco.

     

    Il popolo curdo, sacrificato all’altare degli interessi di Europa e Stati Uniti, non compare però nelle dichiarazioni di queste ore: «Con l'ingresso di Stoccolma ed Helsinki nell'Alleanza saremo tutti più sicuri», ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha seguito tutta la trattativa. Dello stesso slancio è il presidente Usa Joe Biden. «Oggi lanciamo un messaggio: la Nato è forte e unita».

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