Estratto dell'articolo di www.lastampa.it
stupro di gruppo a palermo
Minacce di morte sui social ai sette giovani palermitani arrestati con l’accusa di violenza sessuale di gruppo su una ragazza di 19 anni – violenza poi ripresa in un video – e i genitori hanno deciso di denunciare tutto alla Polizia.
I familiari si sono presentati in commissariato per presentare una querela per le numerose minacce ricevute su Instagram, Facebook e Tik Tok. Ma anche per denunciare la violazione dei profili social dei figli. Indaga la Polizia postale. Intanto i sei giovani ora in carcere avrebbero fatto sapere, per bocca dei propri legali, di essere stati minacciati in carcere.
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E di essere preoccupati per le possibili ritorsioni che potrebbero subire tra le mura del carcere "Antonio Lorusso" di Pagliarelli. Così hanno chiesto di essere allontanati dalla struttura. E infatti verranno trasferiti dal carcere palermitano dopo le minacce ricevute dagli altri detenuti. Il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria comunica «l'immediato allontanamento da questo istituto dei detenuti».
La ragione – come fa sapere il Dap – è che i sei arrestati fra il 3 il 18 agosto non sono bene accetti dagli altri detenuti, anche se stanno in sezioni dove vi sono persone accusate degli stessi reati: la permanenza in isolamento non garantisce comunque chi avrebbe abusato, in gruppo, di una diciannovenne. La loro presenza dunque «è destabilizzante per l'ordine e la sicurezza». E questo perché, pur nelle sezioni protette, dove hanno il divieto d'incontro, c'è la necessità di garantire l'isolamento di ben sei persone. Cosa non facile. Da qui la richiesta di "valutare" l'allontanamento di Elio Arnao, Christian Barone, Gabriele Di Trapani, Angelo Flores, Samuele La Grassa e Christian Maronia.
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I familiari dei sette arrestati per la violenza di gruppo al Foro Italico di Palermo nei confronti di una ragazza di 19 anni, si sono presentati in commissariato a Palermo per denunciare le minacce nei loro confronti sui social e la violazione dei profili dei figli su tutte le più importanti piattaforme.
Al momento si tratta di denunce contro ignoti.
Le famiglie hanno chiesto alla polizia anche di identificare gli autori dei commenti ma anche e soprattutto chi ha realizzato i profili fake dei propri parenti. Nel mirino dei familiari ci sono anche i responsabili della composizione fotografica con tutti i sei indagati che già il giorno degli arresti, venerdì scorso, erano state pubblicate su Facebook e condivise da migliaia di persone. Le indagini passano adesso alla polizia postale che dovrà passare al setaccio tutti i social dove sono presenti migliaia di post e di commenti sulla vicenda.
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