1. SORU: “UNITÀ, TROVERÒ UNA SOLUZIONE MA MORALMENTE NON HO COLPE”
Tommaso Ciriaco per “La Repubblica”
Renato Soru
Il cellulare di Renato Soru squilla come se ci fosse l’eco. «Sì, in questo momento sono a Bruxelles. Mi richiama domani? ». Non è il caso, incombe una brutta storia fatta di editori in fuga, ostinati scaricabarile, giornalisti con case e stipendi pignorati. E Soru cosa c’entra? In una vita precedente - era il 2008 - l’eurodeputato del Pd acquista l’Unità.
Per lui l’avventura si conclude prima del previsto. Il quotidiano fondato da Antonio Gramsci, invece, entra in crisi, fino a cessare le pubblicazioni nell’agosto del 2014, quando l’azionista di maggioranza è l’imprenditore Matteo Fago. Con la liquidazione, l’ufficiale giudiziario bussa alla porta di tre direttori e di una pattuglia di cronisti (ormai disoccupati): in assenza di editori, devono risarcire di tasca propria i danni per alcune cause perse. C’è in ballo anche la libertà d’informazione e la vicenda imbarazza un po’ tutti. Il Pd, sicuramente. E gli azionisti, vecchi e nuovi (perché nel frattempo l’Unità, con nuovi capitali e nuovi imprenditori, si appresta a tornare).
Renato Soru
Onorevole Soru, nel raccontare l’incredibile disavventura dei giornalisti dell’Unità in molti richiamano anche il suo nome. Non sente imbarazzo per questa vicenda?
«Come è noto, io non mi occupo più del giornale da diversi anni. Dal 2011. Anzi, in realtà praticamente dal 2010. All’inizio provai a trovare una soluzione per l’Unità, acquistandola. Fino a un certo punto riuscii anche a trovarla, ma non ci sono riuscito fino in fondo. Poi sono venuti altri dopo di me».
SORU
Fino alla liquidazione. Almeno moralmente non si sente chiamato in causa? Soprattutto considerando la duplice, scomoda veste di ex editore dell’Unità ed eurodeputato. Del Pd, per di più, che è l’area di riferimento del quotidiano.
«Non mi sento responsabile né legalmente, né moralmente di quanto accaduto dopo. Ciò detto, sono solidale con i giornalisti e le persone interessate in questa vicenda e credo che debba esserci una soluzione. Anche di tipo legislativo».
E basta? A Concita De Gregorio, che lei volle alla direzione del quotidiano, hanno pignorato l’abitazione, i beni e i redditi. Simili circostanze gravano anche su altri due direttori come Claudio Sardo e Luca Landò.
«Senta, ora sono sulla porta della commissione, a Bruxelles. Se mi richiama domani, sono disposto a un ragionamento più ampio su questa storia. In ogni caso, come le ho detto, sono solidale con le persone interessate da questa vicenda. E auspico una soluzione, anche legislativa ».
Soru e i coniugi VeltronI
Un eventuale intervento legislativo può evitare che casi del genere si verifichino in futuro. E per quanto riguarda invece il passato, questo passato?
«Le ho detto che sono solidale con i giornalisti e che auspico una soluzione a questa vicenda. Anche per il passato, quindi!».
renato soru 0005 lap
È soltanto solidale, oppure a questa soluzione intende contribuire in prima persona magari anche economicamente - in quanto ex editore?
«Perché vuole farmi dire cose che non ho detto, scusi?».
È solo una domanda, onorevole.
«Non le ho detto soltanto che una soluzione deve essere trovata, ma che parteciperò in prima persona per trovarla. Cosa devo dire di più? Credo di essere stato chiaro».
2. SORU: MI SPIACE PER DE GREGORIO
Fabrizio Roncone per il “Corriere della Sera”
Concita De Gregorio
La notizia è dell’altro ieri: gli ex direttori e gli ex giornalisti del quotidiano l’Unità, dopo il fallimento della società editrice, sono rimasti da soli a pagare le cause civili e le querele (a Concita De Gregorio, che ha diretto il giornale dal 2008 al 2011, l’ufficiale giudiziario ha pignorato beni per oltre 400 mila euro).
Conferenza stampa a Montecitorio. Accuse precise. Contro il Pd, il partito di riferimento, e contro Renato Soru, l’editore del rilancio mancato.
«Ci hanno abbandonati».
CONCITA DE GREGORIO
«Soru è sparito nel nulla».
Soru avrà qualcosa da replicare?
( Parlamentare europeo del Partito democratico, ex presidente della Regione Sardegna, inventore di Tiscali, 57 anni, da Sanluri: testimoni raccontano di averlo visto leggere il bilancio di un’azienda in cinque minuti, un uomo geniale e gelido, la timidezza confusa spesso con la supponenza; unico vezzo conosciuto: portare il colletto della camicia bianca abbottonato ma senza cravatta, in puro stile sardo ).
«È molto gentile a chiamarmi: ma io, sinceramente, ne so quanto lei di questa storia» (risponde al telefono, da Bruxelles ).
Non ci credo.
«Eppure è assolutamente così».
UNITA GIORNALE
Vuol farmi credere che non sapeva di…
«Martedì pomeriggio ero a Londra: e lì sono stato avvertito che, su Twitter, la De Gregorio mi tira dentro questa vicenda. Ma io non so di cosa si stia parlando. Né la De Gregorio né il Pd mi hanno mai informato. Per capirci qualcosa, questa mattina ho parlato con l’avvocato Macciotta, che segue l’intera vicenda e che, tra l’altro, portai io all’Unità».
Quindi nemmeno il suo avvocato di fiducia l’ha mai avvertita di ciò che stava accadendo?
«Credo abbia voluto risparmiarmi l’ennesimo dispiacere».
Soru…
«È così. L’avvocato Macciotta sa bene che ripensando alla mia esperienza di editore del l’Unità , già provo da tempo un enorme miscuglio di sensazioni, tra amarezza e delusione».
L’avverto che questa intervista sta prendendo una piega piuttosto curiosa.
unita
«Guardi, ciò che sta accadendo agli ex direttori e agli ex giornalisti è grave, non ci si può nascondere. Ma, certo, io non ho alcuna responsabilità né legale né morale».
Morale, se posso permettermi, visto com’è finita la storia del quotidiano fondato da An tonio Gramsci, forse un po’ sì.
«Sbaglia. E ora le spiego perché. Vede, io arrivai all ’Unità nel 2008, eravamo in piena campagna elettorale, e non era il caso che i libri contabili di un giornale così, fondato come ricorda lei da Gramsci, finissero in tribunale. Perciò, con i miei risparmi, contribuii subito ad evitare la chiusura del giornale…».
Quanti soldi impegnò nell’operazione di salvataggio?
«Tanti. Soldi miei e della mia famiglia. Il programma era chiaro: mettere il giornale dentro un mercato nuovo, affrontare le frontiere del digitale, del web. Purtroppo, e stia attento, non accuso nessuno, purtroppo il giornale reagì con poca elasticità, rimase molto rigido, poco incline ai cambiamenti… i costi continuarono ad essere alti e i ricavi bassi, troppo bassi, e quanto poi alle copie di carta: invece di conquistarne qualcuna, ne perdemmo parecchie.
LA CONTESTATA LOCANDINA DELLA FESTA DELL UNITA DI ROMA jpeg
Non è andata bene. Non siamo riusciti a stare dentro un mercato sempre più difficile. Così, lentamente, io sono uscito. Subentrano altri azionisti e io vengo diluito. Le mie azioni scendono intorno al 5%. Allo stato attuale, con la società in liquidazione, ho perso praticamente tutto ciò che avevo investito e, se proprio vogliamo dirla brutalmente, io mi considero parte lesa. Ho cercato di contribuire a salvare l’Unità e ci ho rimesso l’intero investimento, davvero fino all’ultimo euro».
Sulla tempistica della sua uscita dalla guida della società editrice, ci sono notizie contrastanti: in ogni caso, adesso c’è questo grosso guaio dell’ufficiale giudiziario che bussa alle porte dei miei colleghi.
«La prego formalmente di riportare queste frasi: sono totalmente solidale e da qualche ora sto pensando a come rendermi utile. Ma, giuro, non so come. Come posso intervenire? Me lo dica lei…».
Unita
Sono certo che gli ex giornalisti dell’ Unità saprebbero come consigliarla.
«Senta: penso che tutte le parti interessate, e mi ci metto anch’io, debbano fare uno sforzo e trovare una soluzione. Però, ecco, una cosa: è assurdo, è ingiusto venirsela a prendere solo con me. Io sono anni che non mi occupo più del giornale».