Estratto dell'articolo di Elena Dusi per “la Repubblica”
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Diete commerciali, farmaci anti-grasso, bilancine da cucina e app che registrano ciò che ingurgitiamo. Se il 59% degli europei è obeso o sovrappeso - lo ha detto ieri l'Organizzazione mondiale della sanità - è naturale che si cerchi di porre un freno all'ago della bilancia.
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A fronte di tante diete, però, il bilancio è deludente: i tre quarti delle persone che decidono di perdere peso non riescono a raggiungere l'obiettivo minimo: un calo del 5%. Un terzo, poi, guadagna chili nonostante gli sforzi.
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La ricerca dell'Università di Cardiff presentata ieri al Congresso europeo sull'obesità a Maastricht è sconfortante, ma non stupisce. Anche quando si riesce inizialmente a perdere il 5-10% dei chili - aveva osservato una ricerca dell'Università della California diversi anni fa - la maggior parte delle persone li riguadagna, e anche con gli interessi.
«Meglio non mettersi a dieta per niente, almeno si evita al corpo il doppio stress di dimagrire e poi reingrassare» aveva concluso amaramente l'autrice, Traci Mann.
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Il rapporto di ieri della sezione Europa dell'Oms però è allarmante. Ormai solo l'America ci batte, con il 74% di persone sopra ai 20 anni obeso o sovrappeso. «Il problema ha raggiunto proporzioni epidemiche», dice l'Oms.
In effetti, ha spiegato Marc Evans, il ricercatore dell'Università di Cardiff che ha coordinato la ricerca sulle diete: «Quasi tutte le persone obese si danno da fare per ridurre il loro peso, usando anche parecchie strategie. La maggior parte di loro, però, fallisce».
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«Il problema non è solo degli obesi, ma anche delle diete», sostiene Laura Di Renzo, direttrice della scuola di specializzazione in Scienze dell'alimentazione all'Università di Roma Tor Vergata e autrice di vari libri (anche di ricette) sulla dieta mediterranea.
«In questo campo - spiega - la scienza sta facendo passi avanti. Ma non sempre le nuove ricerche arrivano ai pazienti in tempi rapidi. Il risultato è che la dieta viene vista come una penitenza».
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