Riccardo Arena per la Stampa
beni archeologici trafugati
Una vera holding di ladri d' arte e tombaroli, un giro d' affari di 20 milioni di euro per rifornire le case d' asta di Monaco di Baviera, con tanto di certificati di provenienza, ovviamente fasulli. Ventimila vasi, anfore, statuette, monete risalenti all' epoca greco-romana, denaro che veniva trasferito attraverso complessi passaggi che interessavano il Regno Unito, la Spagna e la Sicilia. I carabinieri del Comando tutela patrimonio culturale mettono a segno un duro colpo, a Caltanissetta, contro un gruppo che agiva in vari Paesi, esportando il made in Italy a modo suo. Con i militari e con la Procura nissena hanno lavorato Europol e Eurojust, polizia e Superprocura europee. Diciotto le persone arrestate, 5 hanno l' obbligo di firma.
L' indagine è stata denominata evocativamente «Demetra» ed era partita nel 2014: in qualche modo c' entra la mafia, perché i carabinieri cercavano nelle campagne di Riesi, nel centro dell' isola, elementi e prove contro gli uomini di Cosa nostra, piazzando microspie e telecamere, e si erano imbattuti in beni archeologici custoditi in un magazzino. Era bastato poco per comprendere che c' era qualcuno che effettuava scavi mirati e le intercettazioni erano passate a quel punto anche ai militari specializzati nella ricerca delle opere d' arte rubate. Il clan sarebbe stato capeggiato da Francesco Lucerna, di 76 anni, detto «Zu Gino», originario di Riesi. Il contadino del centro della Sicilia era in contatto, secondo chi indaga, con un mercante d' arte londinese, William Thomas Veres, ritenuto ai vertici della holding criminale transnazionale.
CARABINIERI
Le indagini si erano così estese alle campagne della provincia di Agrigento, che confina con quella nissena. Lucerna era un esperto e passava ciò che trovava - se aveva valore - a facoltosi collezionisti in Piemonte, in Spagna e Germania. Tutti consapevoli della provenienza illecita dei beni. I tombaroli e corrieri riesini, agrigentini e gelesi sarebbero stati in contatto con Veres tramite Gaetano Patermo. I reperti archeologici, caricati sui camion e nascosti nei cassoni, attraversavano l' Italia e passavano impunemente le Alpi. Altri corrieri poi li esportavano clandestinamente in Germania. Le false certificazioni di provenienza consentivano di immettere tutto sul mercato legittimo dell' arte, grazie a case d' asta di Monaco. Dodici in tutto le persone finite in carcere, sette ai domiciliari. Tra questi Valter Bertaggia, 70 anni, di Collegno, Giovanni Lucerna, 49 anni, residente a Torino come Maria Debora Lucerna, 55 anni.
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